name='description'/> Parle Serie Blog: giugno 2013

23 giu 2013

Attualità


Itis: i pannelli fotovoltaici sono mai entrati in funzione?

“Produrre energia a costi accettabili con fonti rinnovabili è la vera sfida del futuro” così un festoso Del Corvo, presidente della provincia, commentava l’inaugurazione dell’impianto fotovoltaico all’itis “Leonardo da Vinci”, il 3 maggio 2012. Con lui Antonella di Nino, vicepresidente provinciale, il sindaco De Crescentiis,

Attualità

Uniti per lo sviluppo: consorzio vignaioli

E’ nato nella sede della Comunità montana peligna, agli inizi di giugno, il Consorzio Vignaiolo Terre dei Peligni con l’impegno di essere da incentivo per lo sviluppo del settore vinicolo locale.

Politica

SETTE PRETENDENTI SPOSI PER…UNA CITTA’: SULMONA

Il marito su cui è caduta la scelta

Dal 10 Giugno scorso, Peppino Ranalli, candidato del centrosinistra, è il nuovo sindaco di Sulmona. Si è imposto al ballottaggio sullo sfindante del Pdl, Luigi La Civita, giunto al secondo turno per la improvvisa morte, durante la campagna elettorale, dell’ingegner Fulvio Di Benedetto.
Ranalli si era imposto nelle primarie per la scelta del candidato sindaco a Gennaio, anche se la figura che da anni riesce a condizionare le mosse del PD locale, Bruno Di Masci, per un periodo aveva messo in dubbio la legittimità della sua candidatura, con il pretesto che il partito che lo rappresentava non esistesse più, facendosi beffe del parere di migliaia di elettori. Comunque alla fine il problema è rientrato ed anche il PD ha appoggiato il neo sindaco. Al momento della scelta degli assessori sono comunque scoppiate nuove polemiche nel Partito Democratico sulmonese. Infatti, Antonio Iannamorelli, dopo essersi candidato alle primarie, aveva propugnato la formazione di una sua lista in appoggio a Ranalli, anche se lui non era direttamente candidato. La presentazione da parte dei Democratici di una rosa di nomi, che non vedeva presente Iannamorelli, ha provocato le sue dimissioni dal partito. Alla fine però, la composizione della giunta è stata fatta. Il sindaco ha tenuto a precisare che quella che ha presentato è solo la sua squadra e non fa riferimenti ai partiti (nel senso che non ci sono state spartizioni di poltrone) ed è così composta: Luciano Marinucci, nella rosa dei nomi PD, allo sport, all’edilizia sportiva, all’associativismo e alle politiche giovanili; Anna Grazia Valdo, candidata nella lista PD, all’ambiente, ai trasporti, ai servizi pubblici, alle innovazioni tecnologiche e informatizzazione, alle politiche comunitarie ed ai servizi demografici e statistici; Enza Giannantonio, non candidata esponente di SEL, con le deleghe alle pari opportunità, al lavoro, all’istruzione e al contenzioso; Antonio Iudiciani, candidato in una lista in appoggio al sindaco appena eletto, ha ricevuto le deleghe al bilancio e al patrimonio; infine Stefano Goti, non candidato, si occuperà di lavori pubblici ed attività produttive.
Ranalli ha dichiarato di essere contrario al metanodotto e alla centrale di decompressione, ha poi manifestato l’intenzione di attivare una convenzione con la ASL per i lavori che necessita l’ospedale e di voler avviare una collaborazione con i comuni limitrofi. Ma il primo provvedimento che vuole adottare è quello teso alla modifica del regolamento del consiglio comunale che non permette l’assegnazione di deleghe ai consiglieri, infatti la volontà del sindaco è quella di affidare incarichi ad ognuno dei 16 consiglieri, anche a quelli di opposizione. Questi, il sindaco e gli assessori cominceranno a lavorare ufficialmente il 28 Giugno, con la convocazione del primo Consiglio Comunale.
Gli altri
Ranalli si è imposto in una competizione elettorale, caratterizzata da una scarsa affluenza alle urne, nonostante o forse perché i contendenti erano sette, ognuno con la propria ricetta per la città. Ho chiesto ad ognuno degli altri candidati, la loro impressione sul proprio risultato. Dichiarazioni che vi riporto di seguito.
In rappresentanza della lista Sulmona Unita per Fulvio Di Benedetto sindaco, avevo chiesto un parere alle due principali anime della coalizione, il gruppo di Sulmona Democratica e Andrea Gerosolimo. Purtroppo solo i primi ha dichiarato quanto segue: <<Sulmona democratica è nata perseguendo lo spirito di passione per la buona politica, quella che va oltre gli ottusi schemi di contrapposizione politica che ingessa e paralizza la città, e che di conseguenza coinvolge tutto il territorio peligno rallentandone lo sviluppo su più fronti . Abbiamo perseguito il confronto politico senza pregiudizi alcuni, con il risultato che altre liste hanno creduto a questo messaggio, da cui è nato il progetto di "Sulmona Unita". Nella persona di Fulvio Di Benedetto, avevamo trovato il garante di tale progetto, un candidato sindaco che sarebbe stato il sindaco di tutti, non di un partito, o di una corrente, ma di tutti.
Il 15 maggio, Fulvio è tragicamente morto, durante un confronto tra gli altri candidati sindaci. Avremmo voluto fermarci, rimandare le elezioni di poche settimane, ma un vuoto normativo e la mancanza di solidarietà di tre candidati sindaci, Ranalli, Susi e La Civita, ci hanno imposto di andare avanti. Lo abbiamo fatto per dovere morale nei confronti di Fulvio, e più di 3800 persone hanno dato fiducia alla nostra coalizione: Sulmona ha risposto con orgoglio ed affetto ad una meravigliosa persona che non è più tra noi. Mimmo Di Benedetto, di Sulmona Democratica, è stato il candidato consigliere più votato della coalizione, e anche questo per la nostra lista è stato un risultato soddisfacente, pur essendo per noi queste elezioni farsate, con candidati consiglieri che hanno dovuto correre in una situazione obiettivamente impari rispetto ed elettori che non hanno avuto la stessa possibilità di scelta democratica di tutti gli altri. Sulmona avrà un sindaco, su cui graverà la responsabilità di aver fatto "spallucce" ad un' intera coalizione e a più del 21% degli elettori. Chiederemo ricorso agli organi preposti, per portare giustizia democratica in questa paradossale tornata elettorale, con la coalizione di Sulmona unita, e con chi ci vorrà stare.’’
Luigi la Civita, giunto al ballottaggio appoggiato dal Pdl: ‘’ Il centro destra riparte da questo patrimonio di voti, facendo tesoro degli errori commessi e stando più vicini ai reali problemi della città. Un nuovo ciclo, una nuova classe dirigente, giovane e dinamica. Lavoreremo anche dai banchi della minoranza, in primis: sull'affidamento in house del servizio rsu al Cogesa, affidamento in gestione ai privati dei poli della cultura, questione centro storico a 360 gradi (esempio sgravi Imu e tarsu alle attività produttive). Saremo sempre costruttivi nell'interesse della città e del comprensorio tutto.>>
Enea Di Ianni, l’altro candidato di centrodestra: << E' stato un momento-verità per due ragioni:
La prima è che abbiamo trovato il coraggio di presentarci senza padroni o santi protettori.
La seconda è che abbiamo creato un gruppo che ora, trasformandosi in movimento socio-culturale-politico, proseguirà il percorso avviato con l'impegno di portare a COMPIMENTO il progetto posto in essere in campagna elettorale. Il fatto, poi, di aver conseguito il 5° posto tra le liste civiche (ce n'erano in lizza 13!) e di aver superato in voti di lista il raggruppamento del PDL ufficiale, non può che farci ritenere soddisfatti del lavoro svolto e dell'assenso ricevuto. Rimaniamo una compagine del Centrodestra che si avvia a operare scelte senza forme di sudditanza e soprattutto finalizzate al benessere di Sulmona e della sua gente, con l'ambizione di poterlo fare senza cedere a ricatti o compromessi di sorta. Ascoltando la gente, sempre.>>
Per Palmiero Susi (Sulmonabruzzo), riporto quanto ha dichiarato su AbExpress: <<E’ stata una campagna elettorale strozzata da eventi gravi e caratterizzata da tattiche politiche (troppi candidati consiglieri) che ne hanno imbastardito il valore e l’importanza. Non riteniamo, quello raggiunto, un grande traguardo anzi ci sembra di assistere ad un film già visto, ad un futuro che non può che essere specchio del passato. Sono queste le ragioni perché noi di “Sulmona viva” e di “per la mia Sulmona” non abbiamo dato indicazione di voto. Il nostro Progetto Politico-amministrativo non è interrotto. Saremo presenti, fedeli al nostro programma, con costante e forte vigilanza nel seguire quella che sarà l’azione del prossimo governo cittadino>>.
Gianluca De Paolis, candidato del M5S: <<Con 500 voti nasce a Sulmona il M5S. A qualcuno possono sembrare pochi ma pensando che sono voti spontanei e che probabilmente non torneranno più ai partiti, questi 500 voti sono per noi un punto di partenza per costruire nella Valle Peligna un movimento solido e pronto per affrontare i prossimi appuntamenti elettorali.
Già in altri comuni come Popoli, Pratola Peligna, Pacentro e Raiano si stanno formando gruppi del M5S. Ormai il solco è stato tracciato e siamo convinti che presto molti comuni avranno il piacere di ospitare i consiglieri del M5S.>>
Infine la novità di queste elezioni, Alessandro Lucci, candidato del movimento cittadino Sulmona Bene in Comune: << Ciao sono Alessandro Lucci di SBiC, Sulmona Bene in Comune... Un inizio così vi sembra troppo informale? Eppure una delle etimologie più riconosciute di “ciao”, che fa derivare questo termine da una parola veneziana “schavo” cioè “sono il tuo schiavo”, dà il senso a questa frase e a tutta la nostra campagna elettorale ed al valore principale che volavamo dare al nostro futuro sindaco: una figura istituzionale che riuscisse a dare una diretta chiave di comunicazione tra le istituzioni e i cittadini.
Naturalmente il saluto e l'informalità non bastano per amministrare una città ma danno un chiaro segno di rinnovamento e di approccio ai problemi ed aprono alla partecipazione tra chi è stato delegato e chi, dopo la delega, vuole comunque essere parte attiva della vita e della progettazione del proprio luogo.
SBiC intendeva ed intende amministrare Sulmona come un bene comune, cioè accessibile a tutti, e l'avrebbe fatto e lo farà attraverso la democrazia partecipata con strumenti nuovi o già testati su altri comuni virtuosi.
La partecipazione, quella vera, non è mettere al voto questa piuttosto che quell'altra idea ma presentarsi alle persone scevri del proprio preconcetto e decidere attraverso l'ascolto e non solo quali saranno le priorità che gli stessi cittadini chiedono e progettandole insieme.
Mi rendo conto che poter chiedere ad un elettorato la fiducia su queste basi non è semplice. E' come dire: “votarmi è come votarsi”. Ed anche per la figura del sindaco non è stato semplice trovare anche solo il motto per distinguersi e far capire, che la visione su un’amministrazione SBiC si allontanava da destra-centro-sinistra per arrivare ad una collettività che si auto-regolamenta anche lontano dalle elezioni. Il motto che abbiamo scelto “25000 sindaci” però ha funzionato ed abbiamo ricevuto 1550 voti con una sola lista e con molti voti disgiunti tra tutte le forze in campo. Possiamo perciò cominciare a ritenerci davvero trasversali? Nella settimana precedente al ballottaggio tutte le altre liste si sono rivolte a noi come un possibile partner, aspiravano all'eredità dei voti o alla nuova visione di cui siamo portatori?
Per questioni di punteggio entreremo in amministrazione solo se vincerà il rappresentante del centro sinistra 
(come poi in effetti è andata) altrimenti continueremo a lavorare dal basso al rinnovamento del tessuto sociale della nostra città, del nostro territorio come facciamo da anni. >>


Piergiuseppe Liberatore

Politica


UN PRESIDENTE DI TUTTI, CON POCHI SOLDI DI TUTTI

Con un tweet, il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, il 31 Maggio annunciava che il Consiglio dei Ministri aveva appena approvato il ddl per l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti e il passaggio all’incentivazione fiscale nei confronti dei contributi privati dei cittadini. Negli stessi giorni si riaccendeva il dibattito su uno dei cavalli di battaglia del Pdl: l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Analizziamo allora, un po’, i due temi. Innanzitutto va detto che il finanziamento vero e proprio fu abolito con il referendum del 1993 (ci sarebbe da discutere sul fatto che, per una questione così complicata, venga chiamato ad esprimersi il popolo. Ma tagliamo la testa al toro, dicendo che il popolo è sovrano.) ma che è poi continuato ad esistere sotto forma di rimborsi elettorali. Il risultato? Una decisione presa forse nella maniera sbagliata, un banale trucchetto per non renderla effettiva, problema mai più affrontato, perché si credeva di fare tutti contenti e fessi, politicanti (ma anche definirli così è troppo per loro) che si sono abbuffati e la rabbia dei poveri cristi che pagano le tasse. In quasi la totalità dei paesi europei, l’intervento pubblico per le casse dei partiti è la prassi, perché vissuto come garanzia per la democrazia.
Dov’è la differenza con quanto accade nel Bel Paese? Che all’estero, le regole, i tetti e i paletti sono ferrei, le spese contenute ed accettate dall’opinione pubblica. Il disegno di legge dei nostri ministri, prevede che i soldi per le spese dei partiti provengano solo dai privati dal 2016, tramite donazioni del 2 ‰ sulla dichiarazione dei redditi o tramite donazioni volontarie con agevolazioni fiscali. Nel frattempo le risorse pubbliche saranno ridotte al 60% il primo anno, al 50% il secondo anno e al 40% il terzo anno. Il dubbio che mi viene è questo: con la generale disaffezione e la diffidenza verso la politica, chi si sognerebbe di dare i soldi ai partiti? Una risposta me la sono data subito, infatti ho pensato che li donerebbero solo coloro i quali hanno interesse a farlo. Avere degli interessi, quindi vantare dei crediti nei confronti di chi dovrebbe agire per il bene comune, non è proprio bello, per usare un eufemismo. Per farla breve, legalizzare le “mazzette”, può andare bene negli USA, dove il liberismo è una religione, ma non da noi dove i fatti ci mettono davanti troppo spesso, alle truffe di mascalzoni, che pensano solo alle loro tasche. Allora perché non prendere semplicemente la parte del ddl che prevede la graduale riduzione dei rimborsi elettorali, prolungarlo per alcuni anni, fino ad arrivare, che ne so, al 10% delle spese attuali, rendendole ragionevoli ed evitare che si avvii un giro di donazioni e piaceri? Perché non imporre delle regole ai partiti, affinché i soldi non rimangano nelle sfere alte, siano distribuite sul territorio, dove è sempre più difficile fare politica, evitando così che siano nelle mani di pochi dirigenti, che potrebbero cadere in tentazione? Perché non imporre per legge, le uniche cose per cui poter spendere i finanziamenti o rimborsi che siano? Alla luce del ragionamento, a me, queste sembrano proposte un po’ più logiche dei semplici “taglio e rimpiazzo” proposti. Passando all’altra questione, premetto subito, che bisognerebbe avere un sacro rispetto verso quello che realizzarono, dopo la guerra ed il nazifascismo, i padri costituenti. Per questo, proposte che prevedono consistenti modifiche della Costituzione, personalmente, mi sono quasi sempre indigeste. Non so a voi. Fino ad ora, però, il dibattito sull’elezione diretta del Presidente della Repubblica, oltre ad essa stessa, non ha prodotto proposte concrete. L’idea sulla forma istituzionale che dovrebbe assumere lo Stato ancora si delinea.
La proposta trova, nella presunta scarsità di poteri da parte del capo del governo e nel fatto che, con l’interpretazione da parte di Napolitano del suo ruolo, di fatto, secondo alcuni, l’Italia sarebbe diventata una repubblica semipresidenziale, la sua ‘’legittimazione’’. Inoltre si è detto che, cambiare l’assetto dello stato è necessario per trovare una legge elettorale decente, che assicuri stabilità nei governi. In realtà, è facile dimostrare il contrario. Negli ultimi anni, a cominciare da quelli del berlusconismo ruggente (governi Berlusconi II e III), il ruolo del parlamento è stato sostanzialmente svuotato, con la pratica dei voti di fiducia, con cui il governo ha concentrato su se stesso il potere esecutivo (che gli compete) e quello legislativo (che toccherebbe alle Camere). Poi andando a leggere la Costituzione, si può notare che Napolitano non ha prevaricato le sue reali competenze; infatti, una volta verificata la presenza di una maggioranza in parlamento, nessuno al di fuori del PDR può nominare il capo del governo: ‘’ Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.’’ (Art. 92 della Costituzione, secondo comma). Infine, il porcellum fa schifo di suo, la sua oscenità non ha bisogno di spiegazioni. Adesso pensare di rimettere la scelta del Capo dello Stato e garante dell’unità nazionale, in mano al popolo, in un Paese dove le tendenze ai populismi ed alla personalizzazione dei partiti sono palesi e storicamente accertate, dove la polarizzazione della lotta politica, con conseguente vittoria dell’avversario quasi mai accettata, è fortissima e dove le regole sono spesso fatte solo per essere eluse, mi sembra folle. O quantomeno è quasi sicuro che eletto in questo modo, il PDR non sarebbe il Presidente di tutti gli Italiani. Facendo il raffronto con i paesi dove vige il presidenzialismo o il presidenzialismo a metà, spesso si verifica che il presidente è espressione di una parte politica, mentre la maggioranza in parlamento di un’altra, invece è pensabile che, con un’adeguata legge elettorale, nelle repubbliche parlamentari, una solida maggioranza esprima un solido governo, rendendo la sua azione più forte e con meno intoppi.
Infine non dimentichiamo che Pertini o Ciampi non sono stati eletti direttamente dal popolo, ma dal popolo sono stati amati. Vi lascio con una provocazione: se alla fine del ciclo di riforme, ci ritrovassimo un Presidente della Repubblica, con tanti poteri, eletto da una parte del popolo e vincolato a ricchissimi imprenditori, finanzieri o banchieri, che gli hanno finanziato la campagne elettorale? Forse, la mia è tendenza a drammatizzare, più che a provocare, ma se si parla della nostra amata patria, non si può mai dire.

Dal centro per la salvaguardia della ragione, il vostro affezionatissimo.


Piergiuseppe Liberatore

"Esteri"

Sulmona ha un nuovo sindaco

Le elezioni politiche appena svoltesi a Sulmona segnano un passaggio cruciale per il futuro del Capoluogo peligno e per l'intera Valle. La pesante crisi economica, la disoccupazione elevata e lo spopolamento hanno segnato fortemente la vita dei cittadini.
La politica, principale responsabile della situazione, è apparsa molto attenta ai problemi della città e alla mancanza di prospettive di sviluppo, se tale attenzione sia stata sincera o costruita per le elezioni sarà solo il tempo a dirlo. Il problema del lavoro è stato in assoluto il tema che più ha tenuto banco, gli aspiranti sindaci hanno esposto le loro ricette, tutte ruotavano con maggiore o minore intensità intorno ai temi del turismo, dell'agricoltura e dell'industria. La campagna elettorale che vedeva schierati sette candidati sindaci e trecentoquindici aspiranti consiglieri, è stata però segnata dal tragico evento della scomparsa del candidato sindaco Fulvio Di Benedetto colto da un malore durante un confronto pubblico con gli altri candidati. La scomparsa di Di Benedetto ha gettato la città in una situazione surreale, le liste della coalizione Sulmona Unita hanno chiesto di rimandare le elezioni di tre settimane ma il loro appello è stato accolto solo dal Movimento 5 Stelle, da Sulmona Bene in Comune e dalle liste di Enea Di Ianni. La frammentazione politica dunque non si è ricomposta nemmeno davanti ad un evento così tragico, l'appello per il rinvio è stato oggetto anche di un'interrogazione parlamentare alla quale ha risposto il Vice premier e Ministro degli interni Alfano il quale ha detto che la legge non prevede un caso come quello di Sulmona e che nell'unico precedente si è comunque andati a votare.
Così la situazione si apparentemente normalizzata e si è tornati alla campagna elettorale, nella quale l’evento di maggior rilievo è stato il comizio conclusivo del favorito Giuseppe Ranalli, candidato sindaco del Pd, di Sel e di altre quattro liste civiche, che ha visto la presenza sul palco di molti amministratori abruzzesi come il Sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, la Senatrice Stefania Pezzopane, il Sottosegretario Giovanni Legnini e l'aspirante Governatore della regione Abruzzo Luciano D'Alfonso. L'affluenza al primo turno è stata del 67,71%, 10 punti percentuali più bassa delle precedenti elezioni comunali. A risultare il più votato è stato come previsto Giuseppe Ranalli con il 32,77%, secondo è arrivato Fulvio Di Benedetto con il 21,81% che in quanto deceduto non ha potuto partecipare per legge al ballottaggio e ha lasciato il posto al terzo, Luigi La Civita, candidato con il Pdl in discontinuità con l'amministrazione uscente, che ha raccolto il 13,45% dei consensi. Quarto è arrivato l'altro candidato del centrodestra, Enea Di Ianni che ha preso il 10,92% delle preferenze ed era appoggiato da Fratelli D'Italia e da una lista civica, in entrambe le liste comparivano membri dell'ex amministrazione Federico.
Quinto con il 10,38% è risultato Alessandro Lucci candidato del movimento Sulmona Bene in Comune.

Savino Monterisi

Giovani fuori sede

                Elezioni Universitarie – Intervista ad Andrea Fiorini

Lo scorso 21 e 22 Maggio si sono svolte le elezioni per il rinnovo del CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) composto da 28 rappresentanti provenienti da diverse realtà universitarie italiane. Le istituzioni universitarie sono raggruppate, su base regionale, in quattro distretti territoriali: I Distretto-Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche; II Distretto-Piemonte, Lombardia, Liguria; III Distretto-Lazio, Toscana, Abruzzo, Umbria; IV Distretto-Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise. Per ognuno dei distretti territoriali, sono stati eletti 7 rappresentanti. Tra le principali novità rispetto alle ultime elezioni del 2010: scompaiono dalle schede elettorali le liste “Unicentro” (formate dai giovani dell’Udc) confluite nei giovani Pdl (Studenti per le libert@’) e “Blocco Studentesco” (movimento di estrema destra i cui militanti si autodefiniscono “fascisti del terzo millennio”). 
Approda per la prima volta nel Nord-Ovest l’associazione apartitica nata e cresciuta nel Mezzogiorno “Confederazione degli Studenti” e si candida per la prima volta (e in tutte le Circoscrizioni) “Link ” lista di sinistra. L’Udu-Run-liste indipendenti è l’unica lista presente in tutti i collegi con la stessa denominazione e lo stesso simbolo, il “sole” dell’Udu, espressione del sindacato di sinistra dal 1994. Student Office, Obiettivo Studenti e Lista Aperta sono le liste vicine e Comunione e Liberazione (CL). Con oltre 40.000 preferenze in tutta Italia, l’Udu vince in tre collegi su quattro eleggendo 9 dei suoi candidati. CL mantiene il primato solo nel collegio del Nord-Ovest, dove si avvale del largo consenso ottenuto nella roccaforte Milano e si aggiudica cinque seggi. 
Tre, invece, i seggi conquistati da Azione Universitaria che ottiene risultati soddisfacenti a Catania, Venezia e in Campania. Bene Link che esordisce con quattro consiglieri eletti al CNSU, frutto di un vasto consenso nel Nord-Est, Sapienza, Pisa e Puglia. Studenti per le Libertà tre seggi e Unilab due, un consigliere per Confederazione degli Studenti e la Run.
RIPARTIZIONE SEGGI: 9 Udu, 3 AU, 5 clds, 4 Link, 3 Spl, 2 Unilab, 1 confederazione, 1 Run. Centro: 2 udu -2 link -2 au -1 clds -1 spl. Sud : 2 udu -2 spl -1 confederazione -1 run -1 AU. Nord est: 3 udu -2 clds  -1 azione -1 link. Nord Ovest: 2 CLDS -2 udu -2 unilab -1 Link.
GLI ELETTI: -CENTRO: Risultano eletti per l'Udu Andrea Fiorini (L'Aquila) e Pierdanilo Melandro (Roma); due seggi anche per Link con Fabio Cacciapuoiti (Pisa) e Luca Santolamazza (Roma), Giuseppe Francesco Romeo (spl) (Lumsa) e 1 per Azione Universitaria : Diana Fabrizi (Roma Tre) e Mattone (Roma 3) in quota Clds. -SUD: Salvo Di Chiara e Antonio Santoro (Udu), Fontana e Ciardulli (Studenti per le libertà), Iacono (Run), Francesco Testa (Confederazione degli studenti) e Minerva (Azione Universitaria Bari. -NORD-EST : Amico e Bucchi per Clds  Freda per AU, Chiocchetta per Link.  Per Udu, dopo una lotta per il terzo seggio risultano eletti Ester Peruffo,  Elena Lorenzi e Tommaso Alabardi. -NORD-OVEST: Per una manciata di voti Link ottiene un seggio strappandolo a Clds  Viene eletta Erica Garrone (Unito) al posto di Matteo Bertini (Politecnico).  CLDS ne elegge solo due: Lorenzo Roesel (Statale) e Francesco Castelli (Cattolica).  I due seggi di Udu-Run sono ad appannaggio di Massimiliano Morato (Brescia) e David Rossi (Polimi). UniLab elegge Vincenzo Giannico (Politecnico) e Angelo Antinoro (Bocconi), quest'ultimo sarà il primo bocconiano della storia ad essere eletto al CNSU. Nelle file dei dottorandi risulta eletto Giuseppe Montalbano (Adi) mentre tra gli specializzandi ad aver riscosso maggior consenso Giovanni Cerullo (Giovani Medici).
Strepitoso è il risultato dell’Udu l’Aquila che per la quarta volta consecutiva elegge un proprio candidato al CNSU ottenendo quasi 1.800 preferenze all’università dell’ Aquila e circa 2.300 in tutto il collegio. Schiacciante è il divario con le altre liste, l’Udu infatti raccoglie 2.391 voti di lista su 3.267 voti validi con il 73%. Lontanissime Lista Aperta (CL) con circa 500 voti, Azione Universitaria con 272 voti e Link 83 voti. La settimana scorsa ho incontrato il mio amico Andrea Fiorini eletto al CNSU con 2128 voti e ci siamo divertiti a fare un’intervista per questo giornale.

Ciao Andrea, prima domanda ,semplice, da dove vieni e cosa studi.
«Salve ragazzi, vengo da Arpino in provincia di Frosinone e sono alla Magistrale di Economia».

Spiegaci che cos’è il CNSU.
«Il CNSU è il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari ed è un organo consultivo e di rappresentanza nazionale degli studenti. È composto da 28 studenti eletti tra gli universitari iscritti a tutti i corsi di laurea nei quattro collegi in cui è divisa l’Italia, oltre che da un rappresentante dei dottorandi e uno degli specializzandi. La durata del mandato è di 3 anni. Possono votare per il CNSU tutti gli studenti iscritti regolarmente ovvero in regola con il pagamento delle tasse. Il CNSU può formulare proposte, rivolgere quesiti ed essere sentito dal Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, su materie di interesse generale per l’università o su eventi di rilevanza nazionale riguardanti la didattica, il finanziamento pubblico e la condizione studentesca».

Come ti sei avvicinato all’UDU?
«Come ben sai, subito dopo il sisma, l’Udu è stata sempre in diretto contatto con gli studenti e personalmente mi ha aiutato molto. Nel 2010 sono stato per la prima volta consigliere di facoltà (C.D.F.), nel 2011 sono entrato nell’esecutivo e dal Febbraio 2013 sono Coordinatore. Per la quarta volta l’Udu riesce ad eleggere un suo candidato al CNSU questo è un dato significativo sulle capacità di tutti i suoi componenti».

Grazie mille Andrea e buon lavoro.
«Grazie e voi e complimenti per il vostro giornale, con la pagina dedicata ai Fuori Sede create un contesto universitario anche per chi non frequenta e per chi fa il pendolare. Continuate così».
Ringrazio Roberto Naccarella giornalista di Uninews24 per avermi fornito materiale utile per l’articolo.

Fabio Presutti           

Interviste


“IN RICORDO DI PAPA’ EMILIANO”

Dopo il grande contributo di Emiliano D’Andreamatteo nell’associazione Idea Progetto - Devoti Maria SS della Libera, da qualche mese è la figlia Mariagiovanna a ricoprire il ruolo di Presidente. Nonostante la giovane età, ha voluto proseguire il percorso di suo padre volto alla valorizzazione del panorama socio-culturale del nostro paese.

Quando e come è nata “IDEA PROGETTO - DEVOTI MARIA SS DELLA LIBERA”?
Nel 2005, subito dopo la festa della Madonna della Libera, il comitato uscente ha deciso di fondare questo gruppo di volontari per portare avanti le loro idee. Ecco il perché di questo nome.

Quali sono state le attività dell’associazione?
Le attività sono state molte e lo scopo è stato e continua ad essere quello benefico. Ricordiamo la giornata della solidarietà, la befana, babbo natale in piazza, le sacche della solidarietà, la marcia della pace sul monte San Cosimo, la raccolta tappi per l’acquisto dei defibrillatori e la grande manifestazione, “LE UVE DEI PELIGNI”.

Come hai vissuto questo tuo “ruolo” da Presidente dell’associazione, dopo il contributo di papà Emiliano?
Mio padre credo sia stato uno dei fili conduttori di questo gruppo, ci ha sempre creduto ed io voglio assolutamente continuare questo suo percorso. Tutto è iniziato qualche mese fa, quando il vecchio presidente ha deciso di dimettersi e mi è stata fatta questa proposta. All’inizio ero un po’ titubante ma poi ho deciso di accettare per portare avanti le idee di mio padre e degli altri volontari. Questo paese merita davvero tanto e voglio mettermi a disposizione di tutte quelle persone che intendono collaborare con noi con la speranza che mi diate fiducia. Prometto che non vi deluderò, per mio padre, e per tutti voi.

 I tuoi progetti futuri?
Sicuramente di proseguire il lavoro fatto in precedenza, di far crescere ancora di più la nostra manifestazione “Le Uve dei Peligni” e di collaborare con l’associazione Spazio Giovane. Sono sicura che insieme potremo fare davvero tanto per questo paese. Una prima esperienza insieme è stata con le Uova di Pasqua dell’associazione AIL. In quell’occasione, grazie alla collaborazione di molti pratolani, il ricavato è stato devoluto in beneficienza e le uova sono state portate alla Casa Famiglia di Raiano. Mio padre ne sarebbe stato orgoglioso.

Cosa ci dici a proposito delle “UVE DEI PELIGNI”?
“LE UVE DEI PELIGNI” credo sia la più grande manifestazione della nostra associazione, ormai conosciuta anche a livello regionale.

E’ iniziato tutto come una prova per rilanciare uno dei prodotti tipici del nostro paese, il VINO, considerato da sempre fonte economica e di sviluppo del nostro territorio. I vini vengono accompagnati da prodotti tipici locali, il tutto può essere assaggiato all’interno delle vecchie cantine che per l’occasione vengono rimesse “a nuovo” esaltando i colori e gli odori delle vecchie attrezzature. E’ una manifestazione che coinvolge migliaia di persone, nel 2012 coloro che hanno preso parte all’iniziativa sono stati circa 2000.             Il progetto intende coinvolgere innanzitutto le cantine pratolane, e poi anche quelle dei paesi limitrofi. Invito davvero tutti i lettori a partecipare nei giorni 8-9-10 Agosto per passare una magnifica serata tra stelle cadenti e buon vino.

Lorenza Petrella

Miscellanea

Giusto o sbagliato non può essere reato

Continua la dura persecuzione da parte delle forze dell’ordine verso i giovanissimi nostrani,  al fine di rinvenire sostanze stupefacenti, pensando così di fermare il crimine.
Pantaloni e mutande giù, guanti di lattice e perquisizioni genitali. Trattamenti degni di un criminale, che potrebbero essere inferti un giorno a un vostro figlio, o al figlio di un vostro amico, colpevole di che? Colpevole di farsi le canne e magari di alzarsi anche qualche soldo in più per il fine settimana, procurando erba agli amici. Tutto questo traffico clandestino non sarebbe necessario se, come sappiamo, la cannabis fosse regolarizzata dallo stato che ora la persegue in maniera fallimentare ed imbarazzante. Pseudo paladini della giustizia, fomentati fascisti, reprimono i più giovani, non vedendo, forse perchè non vogliono vedere, i criminali veri, che in realtà dirigono il teatrino. I giovani andrebbero tutelati e tenuti lontano da certi ambienti, sono vittime di uno stato che non dà altra scelta che quella di rivolgersi alla mala. E’ colpa vostra, della vostra superficialità nel trattare l’argomento, nonché dell’ignoranza in materia, se dei ragazzi adesso si sentono criminali.
La famosa guerra alle droghe iniziata più di cinquant’anni fa da gente spero ormai deceduta, deve finire, è finita o quasi negli states, mentre ovunque nel resto d’Europa si stanno facendo passi significativi verso la direzione giusta, quella della libertà personale. Purtroppo nei paesi sottosviluppati culturalmente come il nostro, parlare di legalizzazione suona ancora come un tabù per i politici in cerca di voti e per le signore occupate con la messa delle sei.
Il 6 giugno scorso fa sotto lo slogan “ Giusto o sbagliato non può essere reato” si è tenuta a Roma una manifestazione dal titolo “Tranquilli il sei giugno la pianTIAMO”, a sostegno di una proposta di legge per garantire ai malati e a chi ne ha bisogno, un più facile ed economico  approvvigionamento di materia, tramite la nascita di Cannabis social club (come esistono già in spagna). Questo poiché il prezzo per la cannabis terapeutica in Italia, si aggira intorno ai 150 euro al grammo ed inoltre i tempi di attesa sono lunghissimi. Naturalmente si è manifestato anche per una depenalizzazione del reato, ma di questo non ne ha parlato nessuno, lasciando i piccoli paesi come il nostro nelle tenebre del perbenismo.
In passato ho già affrontato questa tematica, ma la guerra continua e le vittime non mancano. La situazione è diventata degradante ed opprimente per molti, moltissimi giovani, più di quelli che si possono immaginare, che si trovano a vivere in un costante stato di latitanza, braccati dagli sbirri e da genitori all’antica ancora fermi alla mentalità arrivista borghese.Tutto questo deve finire.

Miscellanea

IL PROGETTO H.A.A.R.P.

Nel corso dei secoli, i mutamenti climatici hanno rappresentato un grande problema per l'uomo. I fenomeni atmosferici, talvolta catastrofici, sembrano verificarsi in maniera apparentemente casuale ma in realtà sono guidati dalla ferrea logica della natura, dove tutto era in perfetto equilibrio bio-ambientale. Tuttavia, dalla rivoluzione industriale ad oggi, con il progredire delle tecnologie e la produzione massiccia di rifiuti, qualche ferita è stata inferta e la Terra non è più quella degli albori. Ma mentre si parla solo di surriscaldamento globale, il rischio maggiore è forse quello, ignorato dai mass-media, dato dal mutamento climatico a scopi militari. Negli anni Ottanta Bernard J. Eastlund, registrò negli USA il brevetto n° 4.686.605 (Metodo ed attrezzatura per modificare una regione dell’atmosfera, magnetosfera e ionosfera terrestre), a cui ne fece seguire undici. In uno di questi era descritta la proprietà riflessiva della ionosfera per utilizzi di raggi energetici, esplosioni nucleari graduali senza radiazioni, sistemi di rilevamento e distruzione di missili nucleari e sistemi radar aerei. I brevetti di Eastlund vennero sequestrati segretamente, per poi passare alla E-Systems, un fornitore di tecnologie avanzate dei servizi segreti di molte potenze mondiali. Nessuno sa dove sono questi progetti, ma nel 1992 prese vita un progetto del Dipartimento della Difesa Statunitense, coordinato dalla Marina e dall’Aviazione, denominato HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program). 
La base di HAARP è a Gakona dove sono installati 180 antenne d’alluminio alte 23 metri; queste trasmettono onde indirizzate verso determinate zone della ionosfera e della Terra, fino a 350 Km di distanza, ogni antenna è costituita da due trasmettitori, uno per le basse (2.8-7 Mhz) e l'altro per le alte frequenze(7-10 Mhz). Molte ricerche svolte utilizzando HAARP sono pubbliche, le poche ricerche a scopi militari sono segrete e riguardano comunicazioni radio a distanza e comunicazioni con i sottomarini, per le quali l'uso di onde radio riflesse dalla ionosfera sembra mostrare notevoli potenzialità. 
La ricerca base di HAARP studia i fenomeni naturali derivanti dall'interazione delle radiazioni solari e delle onde radio con la ionosfera. Secondo le scoperte di Eastlund, dirigere la potenza di HAARP verso uno specifico punto della ionosfera la scalderebbe al punto da innalzarla fisicamente, così da creare un rigonfiamento riflettente, definito da lui “effetto lente”, in grado di convogliare i raggi sulla terra con effetti devastanti: la potenza di tali onde potrebbe provocare modificazioni molecolari dell’atmosfera, causando, a seconda delle diverse frequenze: cambiamenti climatici, la possibile disgregazione di processi mentali umani, e probabilmente anche effetti sui movimenti tettonici di magnitudine imprecisata(TERREMOTI). 
Per disgregazione di processi mentali umani si intende l'alterazione del campo elettromagnetico del cervello con onde a frequenze fisse, tutti i processi biologici sono una funzione di interazioni con campi elettromagnetici; gli studiosi hanno scoperto che la maggior parte dei fenomeni elettromagnetici naturali avvengono fra una banda compresa tra un millesimo e 100000 hertz e che ogni frequenza ha un effetto diverso,questi possono essere effetti percepiti fisicamente, come sensazioni di sollievo o rabbia, ma anche effetti veramente dannosi come il cancro che può formarsi con l'esposizione prolungata alla frequenza di 3.5 hertz; così si potrebbe diminuire il numero della popolazione mondiale ed anche fare in modo che i governi guadagnino miliardi per la ricerca della cura di queste malattie. La comunità scientifica su quest'argomento è divisa, molti scienziati di fama mondiale come Rosalie Bertell denunciano che “gli scienziati militari degli Stati Uniti stanno lavorando sui sistemi climatici come potenziale arma. Allo stesso modo molti fisici ritengono che non sia possibile variare il clima perchè, servirebbe un energia infinitamente più grande di quella che HAARP produce. 
Il dibattito si spinge anche in ambito politico, il parlamento Russo nel 2002 ha rilasciato il seguente comunicato firmato da 188 deputati:“Sotto il programma HAARP, gli Stati Uniti stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza. Il significato di questo salto è comparabile al passaggio dall’arma bianca alle armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari”. Se tutto questo sia possibile o meno io non posso affermarlo,la cosa che più mi fa pensare è però un altra, se questo progetto è ritenuto un potenziale problema globale come mai non se ne parla e noi, QUELLI DEL POPOLO, non sappiamo nulla su quest'argomento?

Giuseppe Natale

Neo.Edizioni


Neo. Edizioni si presenta.
Neo. Edizioni nasce nel 2008 a Castel di Sangro dall’incontro di Francesco Coscioni e Angelo Biasella. Pubblichiamo principalmente esordienti italiani ma anche autori stranieri. Amiamo gli autori capaci di osare incondizionatamente, di trascendere la pacatezza del panorama editoriale italiano, di scardinare ogni regola imposta dominando, però, sempre e comunque lo strumento narrativo. Auspichiamo una letteratura priva di dettami e condizionamenti, di ipocrisie e riverenze, di tradizionalismi e prudenza. In sintesi, ci piace tutto ciò che si discosti di una spanna almeno dalla cautela del panorama editoriale italiano.
www.neoedizioni.it

Scopare bene è come un buon racconto

Diciamo come stanno davvero le cose: oggi, in Italia, i racconti non si leggono. Forse perché il racconto è considerato un genere letterario marginale rispetto al romanzo? O forse perché al lettore esigente non bastano poche pagine per potersi immergere a fondo nella narrazione?  Personalmente, non ho ben capito il perché ma, provando a immedesimarmi nel lettore diffidente, ho intuito che probabilmente sente il bisogno di confrontarsi con una struttura regolare, ben articolata e ricca di tutti quegli elementi che gli permettono, passo dopo passo, di conoscere intimamente i personaggi e le loro vite. Nel racconto, conciso per definizione, qualcosa invece sembra essere “omesso”, velato e le riflessioni sono spesso affidate alla fantasia e allo sforzo del lettore. La chiave è proprio questa. Il lettore medio preferisce orientarsi verso proposte rassicuranti, preconfezionate allo scopo di non deludere le caute aspettative. Se solo si uscisse da quel pigro meccanismo da classifica, da quel torpore da best seller, si potrebbe scoprire che il racconto, a dispetto della sua brevità, è in grado di elargire un’esperienza totale, un’esplosione di sensi, una “botta di vita” rapida, detonante. Il buon racconto non concede spazio all’errore, procede con ritmo serrato e si nutre solo delle parole necessarie, mai una di troppo. Tutto è al posto giusto.

“Scopare bene è come un buon racconto: le cose accadono nel momento esatto in cui devono succedere”.

Così scrive Paolo Zardi, probabilmente uno dei migliori “architetti” di questo mai troppo apprezzato genere letterario. “Antropometria” (NEO. Edizioni, 2010) rappresenta la prova tangibile del suo indiscutibile talento. Leggetelo e ci troverete dentro un autentico condensato di umanità.


Antropometria

Antropometria: misurazione dell’essere umano, del corpo e delle sue componenti; ma anche, come suggerisce Paolo Zardi, misurazione di esistenze, di relazioni, di micro mondi dentro cui ogni suo racconto si muove per coglierne le fratture, i cambiamenti, le trasformazioni inattese. È l’evento inaspettato il fulcro attorno al quale ciascun personaggio tenta di riscrivere i contorni della propria vita e dei propri rapporti: una donna accecata dall’odio quando improvvisamente si scopre affetta da una malattia rarissima, un’improvvisa richiesta d’aiuto che pone due cugini di fronte ad una scelta impensabile, una donna avanti negli anni che scopre un amore imprevisto, un padre che, suo malgrado, capisce cosa significa essere madre. Vite, accenni, spaccati, desideri accomunati tutti da piccoli o definitivi cedimenti. Con uno stile e uno sguardo che qualificano un personalissimo verismo massimalista, Paolo Zardi costruisce storie in cui qualcosa “improvvisamente” salta, si altera, deflagra.16 racconti dove l’autore mette in scena scorci di umanità a cui, con l’intensità della propria penna, ridà spessore e distanze che altrimenti non potremmo vedere, né percorrere, o tantomeno misurare.


francescaborrelli@live.it

Carta e penna

Riproponiamo “Carte e Penna”,pubblicato nel precedente numero;abbiamo ricevuto parecchi commenti positivi ma ciò che vogliamo non sono commenti ma le vostre idee, pensieri e stimolarvi ad uno scambio di opinioni in maniera libera e non vincolata dalla rete,vecchio stile insomma!Perciò forza lettori e lettrici,fateci sapere cosa vi passa nella testa con brevi frasi d’impatto,basta scrivere alla redazione di Parl Serie all’indirizzo….Noi pubblicheremo il tutto in maniera anonima e poi per chi fosse interessato ad una penfriendship sarà la redazione ad occuparsi del tutto…perché scartare una vera lettera è più emozionante di una vuota e senz’anima e-mail!

Scienze

Nel terzo millennio l'energia è diventata indispensabile e ad oggi sono molteplici i tipi di centrale per la produzione di energia. Su quest'argomento, il professore di chimica Domenico Di Berardino ci racconta come, secondo lui, la vallata potrebbe essere più fiorente con la costruzione di una centrale a Biogas.


1)Qual è la sua proposta?

E’ quella di produrre biogas dalle biomasse.

2) Che cos’è una centrale a biomassa?

E’ un impianto di produzione di energia elettrica in cui, come combustibile, viene usata la biomassa.

3) Ci può spiegare in termini tecnici il significato di “Biomassa”.

Per biomassa si intende qualsiasi materia organica, cioè derivata dal processo di fotosintesi clorofilliana, con esclusione dei combustibili fossili e delle plastiche di origine petrolchimica. Questa definizione raggruppa una varietà estremamente eterogenea di materiali come, ad esempio, scarti dell'industria, legname da ardere, residui di lavorazioni agricole e forestali, scarti dell'industria agroalimentare, liquami degli allevamenti, oli vegetali, rifiuti urbani, ma anche specie vegetali coltivate per lo scopo, come il pioppo, il miscanto, ecc.

4) Può spiegarci cosa si intende per biogas?

Con il termine biogas si intende una miscela di vari tipi di gas, per la maggior parte, 50%- 80%, metano, prodotto dalla fermentazione batterica in anaerobiosi dei residui organici provenienti da rifiuti, vegetali in decomposizione, carcasse in putrescenza, liquami zootecnici o fanghi di depurazione, scarti dell'industria agro-alimentare.

5) Come funziona e qual è la finalità di una centrale a biogas?

Una centrale a biogas ha la finalità di produrre biogas a partire dalle biomasse e l'intero processo vede la decomposizione del materiale organico da parte di alcuni tipi di batteri, producendo anidride carbonica, idrogeno molecolare e metano. La produzione di biogas si articola nelle seguenti fasi: 1) Fase aerobica transitoria, che comporta un aumento della mineralizzazione delle sostanze organiche, con produzione di anidride carbonica e acqua. È costituita da una rapida degradazione dei rifiuti che si compie in un periodo variabile da alcune ore a qualche giorno in funzione della profondità degli strati e del loro grado di compattazione. 2) Fase anaerobica: suddivisa in una prima fase acida e in una seconda metanigena che subentra una volta esaurito l’ossigeno presente, è una trasformazione più lenta e incompleta, che produce anidride carbonica e metano.


6) Come viene prodotta energia da queste centrali?

Il biogas prodotto in questo processo può essere utilizzato per la combustione in caldaie da riscaldamento o per produrre energia elettrica e/o calore. Inoltre, poichè il biogas è formato prevalentemente da metano, con un necessario processo di depurazione e separazione di altre componenti, come per esempio, anidride carbonica e zolfo, può essere usato come biometano per auto e veicoli a metano.

7) Quali sono i vantaggi di queste centrali dal punto di vista di uno sviluppo eco-sostenibile?

Trarre energia dalle biomasse consente di eliminare i rifiuti prodotti dalle attività umane, di produrre energia elettrica e ridurre la dipendenza dalle fonti di natura fossile come il petrolio. Liberano nell’ambiente le sole quantità di carbonio che hanno assimilato le piante durante la loro formazione e una quantità di zolfo e di ossidi di azoto nettamente inferiore a quella rilasciata dai combustibili fossili. Il fatto che l’energia dalle biomasse si basi soprattutto sugli scarti di produzione delle attività produttive costituisce un ulteriore vantaggio economico e sociale in quanto il settore riutilizza e smaltisce rifiuti in modo ecologico. Per ridurre l’impatto ambientale è inoltre necessario che le centrali siano di piccole dimensioni e utilizzino biomasse locali, evitando in questo modo il trasporto da luoghi lontani. Nel caso specifico delle centrali a biogas, ulteriori vantaggi sono che la CO2 emessa dalla combustione del biogas è la stessa CO2 fissata dalle piante o assunta dagli animali in maniera indiretta tramite le piante, al contrario di quanto avviene per la CO2 emessa ex novo dalla combustione dei carburanti fossili e un ulteriore vantaggio ecologico nell'utilizzo del biogas, è quello di impedire la diffusione nella troposfera del metano emesso naturalmente durante la decomposizione di carcasse e vegetali, essendo il metano uno dei gas-serra più potenti.

8) Quali sono i costi di queste centrali a biogas e inoltre lo Stato concede finanziamenti?

Per una centrale da 100 KW bastano 100 mila euro di capitale, ma gli impianti da 600 KW sono quelli che godono di incentivi statali maggiormente significativi.

9) Un punto del programma politico del M5S citava “Centrali a biomasse? Si ma solo se la biomassa è DOC e a Km 0”. Cosa intendono con questa affermazione?

Essi per Km 0 intendono che la biomassa deve provenire da un raggio massimo di 20 Km dall’impianto e per DOC che la biomassa sia priva di pesticidi, anticrittogamici, medicinali e molecole tossiche.

10) Lei pensa che il nostro territorio sia pronto per una centrale di questo tipo?

Si ma è necessaria una campagna di sensibilizzazione della popolazione sui principi di base di uno sviluppo socio-economico eco-sostenibile. Il popolo deve maturare l’idea.


A cura di Giovanni D’aurora

Moda

PROVA COSTUME: qualche chilo in più? Qualche problema in meno!
Ci siamo.


Giugno è arrivato e con esso incombe su di noi la tanto temuta “prova costume”, che, come ogni anno, rischia di buttarci in un profondo sconfortoChi di noi è realmente pronta a mostrare il proprio pallido corpo, reduce dai chili accumulati durante l’inverno e dalla cellulite che (sfatiamo questo mito!) affligge più o meno ogni donna? 
Le uniche che potrebbero non avere questo tipo di problema sono le modelle di Victoria’s Secret, messe al mondo esclusivamente al fine di creare scompiglio nell’autostima di noi donne comuni. Ecco, un altro forte incoraggiamento ce lo danno i vari cataloghi di costumi: come possiamo noi essere invogliate a comprare un costume dopo averlo visto indossato da top model taglia 38, truccate in modo impeccabile, abbronzate e sdraiate su una qualche isola caraibica, perfettamente a loro agio? La scena che ho in mente è quella di una donna Media che, bianca come un budino di latte e in molti casi altrettanto tremolante, si posiziona davanti lo specchio e, guardando la propria immagine riflessa, arriva alla conclusione di sentirsi una ciambella fritta stretta da due elastici. Ma è davvero così importante avere un corpo perfetto? Chi ha detto che la donna “curvy” in costume non può fare bella figura? Fortunatamente in questi ultimi anni si sta diffondendo l’idea di una prova costume “anticonformista” anche nel mondo della moda. Molti  celebri marchi di fast fashion, infatti, hanno deciso di andare controcorrente e rincuorare milioni di donne in tutto il mondo, scegliendo modelle curvy per le loro campagne beachwear. Si torna così ad apprezzare le forme più arrotondate, morbide e, diciamolo, anche più femminili di quelle che sono le modelle non convenzionali, che hanno una fisicità decisamente diversa dagli standard. 
Arriva così un messaggio molto chiaro e altrettanto positivo: non è necessario essere una taglia 38/40 per sentirsi belle e femminili anche in spiaggia. La femminilità è qualcosa che va oltre i chili di troppo, gli inestetismi o la pelle non proprio perfetta. Un messaggio che potrebbe aiutare quelle donne tanto “spaventate” dalla prova costume, facendo capire loro che per vedersi belle bisogna sentirsi belle prima di tutto, cercando di essere in pace con se stesse e con il proprio corpo. E allora mandiamo a quel paese tutti gli stereotipi da passerella e da cataloghi e buttiamoci a capofitto in spiaggia!
Foto 2
Per questo 2013 la tendenza maggiore legata al due pezzi, sarà quella retrò con slip altissimi anni '50, bikini che evocano gli anni passati con mutande a vita alta e bordi scesi sui fianchi. Al via i costumi interi, per i quali vale la regola del “meno si vede, più si immagina”, con stampe colorate e allegre o con tinte molto vivaci come il blu elettrico, l’arancione, il rosso e il fucsia. Parente stretto del costume intero è il trikini, molto più sexy, in quanto lascia scoperte molte zone del corpo e più adatto, a parer mio, ad una festa in spiaggia o ad una gita in barca, se non ci si vuole abbronzare a macchie di giaguaro.
Ultimamente è stato coniato un nuovissimo termine da una blogger americana, il fatkini unione delle parole inglese fat ( grasso ) e bikini, per rappresentare i due pezzi per le donne curvy, proprio perché anche le donne con qualche chiletto in più possono essere altrettanto sexy in costume. A questo proposito il brand di moda low cost H&M, a differenza di altre marche che non superano una certa taglia,  punta davvero a vestire tutte le donne, cercando di valorizzare le curve e la bellezza di ogni ragazza, a prescindere dalla taglia. L’azienda ha infatti proposto una collezione che si rivolge ad una clientela che veste le taglie 46-56 e che vede come testimonial una splendida modella 25enne, Jennie Runk che veste una 50 (FOTO 2).
Insomma, basta con questi stereotipi scheletrici dalle forme spaventosamente perfette. Parola d’ordine per questa estate: stare bene  con se stesse!

Giulia M.