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23 feb 2014

Arte

QUANDO IL RICORDO BRUCIA L’ARTE

In una calda mattinata di Febbraio ci dirigiamo presso il laboratorio di Matteo Bultrini, giovane artista di Pratola Peligna. Nasce a Roma nel 1979 e, nonostante la maggior parte della sua vita fino ad oggi si sia svolta a Pratola Peligna, gli è stato molto semplice, in gioventù, masticare le grandi forme di arte italiana grazie soprattutto ai suoi genitori che, avendo parentele nella capitale, lo hanno educato nell’osservare opere d’arte portandolo in numerosi e prestigiosi musei. Da qui nasce la sua curiosità per la forma di comunicazione artistica, curiosità che va oltre le iconografie classiche alle quali si abitua l’occhio del bambino.
Il primo approccio personale all’arte lo fa utilizzando delle stampe di grandi opere dei più grandi maestri della pittura (come Van Gogh e Renoir) dove, per creare un contatto diretto con l’opera di un “altro”, gioca con dei ritagli di famiglia e li applica sulle opere stesse cercando di dargli le giuste prospettive e la giusta profondità, un primo allenamento per le mani, ma soprattutto per la mente.
Il passaggio al pennello invece è dovuto alla continua voglia di conoscere, infatti, scoprendo nuovi artisti (Pollock, Burri, ecc.) che propongono un’arte diversa (un’arte emozionale) dal solito figurativo accademico e paesaggistico, Bultrini comincia a formare il suo pensiero ed il suo percorso artistico inizialmente emulando la nuova arte pittorica scoperta per poi capire che, quello che viene rappresentato sulla tela (con la semplice emulazione) continua a non essere suo, continua a rappresentare l’emozione del pittore originale… decide di crescere ancora. Questa crescita è figlia di innumerevoli discorsi con il suo Maestro, Ezio Zavarella (uno degli artisti e dei Maestri d’arte più importanti della Valle Peligna e non solo), che fa notare a Bultrini gli errori e le cose che dovrebbero evitarsi cercando di far propria un’arte pittorica particolare, quelle attenzioni nei dettagli, insomma, quei discorsi che solo un buon Maestro sa fare!
Bultrini ha trovato la sua strada, la sua prima storia!
Dal 2008 intraprende un viaggio introspettivo ed emozionale con il suo ciclo “Le stanze della memoria”. Le sue composizioni sono descritte da lui, in termini molto riassuntivi, “Tecnica mista e combustione su MDF”, ma in realtà il procedimento è del tutto più complesso e ben cadenzato da step a step. Si parte con il supporto, scegliendo come piano di lavoro dei pannelli di MDF, materiale ignifugo adatto alla combustione. Per la composizione sul supporto grande spazio viene dato alla carta, colorata e decolorata dall’artista, che ben si presta a giochi di trasparenza e punti luce intervenendo con il colore solo negli ultimi periodi. Come ultima fase avviene la combustione, qualcosa che l’artista non può controllare, una sorta di rinascita dell’opera, quell’emozione avvertita nel creare e che si trasforma quando l’opera rinasce, quando le fiamme gli ridanno una nuova vita: l’artista crea e ricorda, il finale lo detta il fuoco.
Ma oltre a questi particolari dettagli tecnici “Le stanze della memoria” è un vero e proprio sguardo alle emozioni dei ricordi che molto spesso riaffiorano e a ricordi che non vogliono più presentarsi, ricordi dimenticati rappresentati in tutte le opere di questo ciclo da un’enigmatica striscia nera che può essere sia piccola, quando il ricordo prevale sulla falla, sia enorme, quando invece quell’antro buio della memoria tenta di prendere il sopravvento su un ricordo.
Questo affascinante ciclo è stato per Bultrini un’ottimo biglietto da visita che gli ha fatto aprire importanti porte come ad esempio quella della Guerrero Gallery di Barcellona dove tuttora sono esposte delle sue opere affianco a quelle di importanti pittori spagnoli, e questo è un grande onore perché, di solito, le gallerie di quel territorio tendono ad esporre solo opere di pittori catalani.
Ovviamente questa trasferta è avvenuta dopo altre importanti mostre che lo hanno messo in luce: da citare la personale allestita al MuMi (Museo Michetti di Francavilla, uno dei più importanti musei nazionali) dove ha presentato un’opera di ben 2,10 metri per 18 metri (6 pannelli 2,10x3 m) ed il polittico presentato a Palazzo Odescalchi a Roma formato da 20 opere 50x50 cm.
Aspettando l’ultimazione dei suoi nuovi cicli “Paesaggi liquidi” e “Tramonti liquidi” ci auguriamo che Bultrini continui ad emozionarsi ed emozionare con le sue opere d’arte.

Qui di seguito tutte le sue mostre:
Dal Futurismo al Contemporaneo” – Dioscuri al Quirinale – Roma (aprile 2009);
“Matteo Bultrini” mostra personale – Masters Art Galleries – Barcellona – Spagna (maggio 2010);
“Orizzonti Dell’arte Contemporanea” Fondazione Venanzo Crocetti – Roma (aprile 2011);
“Venti per Venti Mostra Internazionale del Piccolo Formato” – Officina Creativa Lineadarte – Napoli (giugno 2011);
“Stanze della Memoria”, a cura di Pierpaolo Bellucci, Pescara – Mediamuseum (settembre 2011);
“Lesioni Speculari”, a cura di Pierpaolo Bellucci, Francavilla al Mare – Museo Michetti (aprile 2012);
Matteo Bultrini “Mostra Personale” – Atelier AM Studio Palazzo Odescalchi – Roma (aprile 2013).

Valentina Giancola e Luca BaraBBa Colaiacovo
Fotografie di Lisa Zavarella

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