name='description'/> Parle Serie Blog: aprile 2013

23 apr 2013

Edizione del 23/04/2013-"Copertina"


Attualità


Multe senza volto


Adesso basta, sono stufo, la viabilità nel nostro centro storico è nel caos ed i nostri vigili continuano a multare i cittadini senza alcuna possibilità di contraddittorio. 
Qualche settimana fa, nello stupore più totale, ho ricevuto una contravvenzione a casa recapitatami dal Comando dei Vigili Urbani di Pratola Peligna. Il fatto simpatico è che non era una sollecitazione di pagamento come quando di solito se ne ricevono per non aver pagato una multa ma era la multa vera e propria maggiorata di spese postali e di pratica. 
Non esporre sul parabrezza l’avviso di accertamento è lecito, sembra, ma non obbligatorio tant’è vero che il nostro è l’unico Comune nella zona dove questo avviene. Chissà quali “nobili” motivazioni ci sono!? E’ un modo lecito ma discriminatorio poiché può permettere al vigile di propinare multe in modo “parziale”. Probabilmente, penso, lo facciano per ovviare alle solite polemiche che nascono quando un vigile multa con il conduttore del veicolo nei paraggi, le solite rimostranze di alcuni cittadini multati al contrario di altri per le stesse violazioni. Tra l'altro la multa propinata in questo modo, “nascondendo la mano”, comporta una maggiorazione dovuta alle spese di notifica e se provate a passare al comando dei vigili per pagare la multa, vi sentirete dire che non è più possibile farlo, quindi un'altra tassa dovuta alle spese postali. In tempi di crisi come questo, a Pratola, una multa di 38€ alla fine ne arriva a costare 50 (38€ + 5€ spese di notifica + 5€ spese amministrative + 2€ spese postali). In un paese come il nostro dove tutti più o meno ci conosciamo quest'atteggiamento sembra fuori dalle logiche civili di comportamento. Immaginate di applicare il codice della strada senza tener conto che in fondo, quello che si fa, è un servizio per i cittadini che vanno “educati” al senso civico casomai e non puniti inconsapevolmente. Quello che rimane scoperto in queste situazioni di “non-comunicazione” sono l’offesa, l’astio ed i nervi che allontanano dal senso di comunità e ci portano sulle strade dell’odio e dell’intransigenza reciproca; tutto questo in una piccola realtà fa solo danno e deteriora i normali e civili rapporti tra cittadini. Spero che il messaggio arrivi a chi di dovere. Questa “storia delle multe senza volto deve finire. E non mi rivolgo solo alla polizia municipale che fa il suo lavoro sulle strade ma soprattutto a chi decide come interpretare i regolamenti. Poi, di riflesso, le contravvenzioni nel centro storico danneggiano anche i commercianti, il corso del nostro paese sta morendo e un po’ di tolleranza sulla viabilità nelle “ore di punta” farebbe bene alle attività commerciali. Cari Vigili non abbiate paura dei vostri concittadini, non mordono mica.  Spero che il buon senso prevalga.

(continua)...

Ulderico Liberatore

Attualità


“ Tenere pulito è più semplice che pulire”

Se l’immondizia è lo specchio dello stato di salute di un Paese, diciamo che come cittadini non lo rappresentiamo a dovere. Non ci dimentichiamo facilmente delle, seppur remote,  immagini del disastro ambientale verificatosi a  Napoli e provincia dove, al di là dei vari problemi territoriali, manca la cultura della “raccolta differenziata”. Questo nuovo sistema di raccolta dei rifiuti domestici e non, nasce nel Nord Europa per poi estendersi in tutti i paesi del vecchio continente, volto a sensibilizzare il rispetto per l’ambiente in cui viviamo e con il quale quotidianamente siamo in contatto.
Per quanto riguarda la nostra realtà locale, anche Pratola, dopo vari cavilli e ritardi burocratici, ha avuto la sua raccolta differenziata o più comunemente conosciuta come il “porta a porta”. Il progetto presentato dall’amministrazione de Crescentiis nel maggio 2011 ha avuto subito gli effetti sperati:
 “…abbiamo cambiato il modo di vivere delle persone e non solo, grazie alla differenziata. Ad esempio, abbiamo recuperato cento posti auto ed assunto nove persone, le polemiche in questo caso stanno a zero. Dopo tre mesi che siamo partiti abbiamo raggiunto l'80, 17 % di raccolta differenziata a testimonianza di quanto tutti i cittadini abbiano creduto alla raccolta differenziata. In questo momento Pratola è il comune più grande della Provincia dell'Aquila che fa la raccolta differenziata…”,
Queste le parole del primo cittadino del comune peligno, Antonio De Crescentiis, per descrivere i traguardi di questo progetto. Un’altra caratteristica positiva è che la DIODORO ECOLOGIA, ditta di Roseto degli Abruzzi alla quale sono stati affidati i compiti per la raccolta “porta a porta”, attualmente ha assunto 9 dipendenti locali per il servizio di nettezza urbana cittadino. Un altro punto a favore che , seppure a piccoli passi, contribuisce a dare il lavoro a persone del posto, consapevoli della grave situazione economico-lavorativa che sta vivendo in questo periodo la Valle Peligna. Più passa il tempo poi, e più si è consapevoli di quanto la raccolta differenziata inizi a lasciare i propri frutti. A ribadire la buona riuscita del progetto è l’ex assessore all’Ambiente Antonio di Cioccio, soddisfatto per il 76,06% di differenziata nel periodo dell’anno luglio-dicembre 2011, con risultati positivi anche negli anni successivi. Dopo tutto ciò, si ritorna sempre a parlare dei lati negativi di un’iniziativa “ecologica” come questa: TARSU aumentata, TARES fuori controllo.  Ecco chi scrive non vuole essere un demagogo della politica che ha diritto di dire chi ha ragione e chi ha torto, sappiamo tutti che le tasse sono una piaga asfissiante che attanaglia tutti, nessuno escluso. Una cosa è certa però, è assolutamente INDEGNO e RIPROVEVOLE lo spettacolo che si vede passeggiando per le nostre campagne: rifiuti sparsi ovunque, buste della raccolta differenziata buttate cosi a caso, solo perché alcuni sono pigri nel portare sotto la propria abitazione il mastello con la relativa busta, per la raccolta differenziata? L’assurdità sta proprio in questo: è più facile prendere la propria auto, fare un giro per le campagne e gettare la busta, dovunque capiti, piuttosto che scendere sotto casa nella più semplice tranquillità e posare i propri mastelli. Sarà che a Pratola si ha tanta voglia di uscire in macchina per qualsiasi cosa ma, al di là di tutto, penso che oltre ad un comune “riciclone” siamo anche un comune “sprecone”. Che motivo c’è di sporcare le nostre campagne con i residui di chissà cosa, quando c’è un punto di raccolta aperto tutti i giorni come da calendario pervenuto presso ogni famiglia? Mi viene da dire: Ai posteri l’ardua sentenza!.
Ma sempre restando nella mia più neutrale posizione, perché ci si continua a lamentare con gli operai della DIODORO ECOLOGIA che, secondo alcuni, lasciano il paese in pessime condizioni?.
Lasciamo la Politica a chi spetta, ma al nostro paese iniziamo a tenerci un po’ di più tutti.

MEDITATE GENTE!

Salvatore Presutti

Attualità


Disoccupazione: dramma sociale nei comuni della Valle Peligna
Da uno studio della Cgil pubblicato sul settimanale «Zac sette» (cfr. ‘Disoccupati’, «Zac sette», Il settimanale del Centro Abruzzo, 15/12/2012) apprendiamo che, al dicembre 2012, nei 24 Comuni della Valle Peligna, Valle Subequana e Valle del Saggittario gli iscritti alle liste di disoccupazione e inoccupazione (quindi non tutti tra coloro che non lavorano) sono 9.706, cui bisogna aggiungere più di 800 cassintegrati di cui quasi l’87% è destinato a rimanere senza ammortizzatori sociali e senza pensione. 
Complessivamente, dunque, sono più di 10mila le persone senza lavoro in un territorio di 53mila abitanti. Nello specifico, 2.858 sono i disoccupati compresi nella fascia d’età 15-30 anni; 2.238 tra i 31-39 anni; 2.274 tra i 40-50 anni; 1.632 tra i 51-60 anni; 710 oltre i 61 anni.Spostando lo sguardo alla sola Valle Peligna è stato registrato che i giovani disoccupati in possesso di titolo universitario sono quasi il 60% (pari al triplo della media regionale, che è del 19%). Nel tempo, come si apprende da uno studio di Federica Pantano (cfr. ‘Multinazionali addio? Il rischio del made in Abruzzo’, «Il Centro», 5/10/2012), nella Valle Peligna sono molte le multinazionali arrivate grazie a cospicui finanziamenti dell’ex-Cassa del Mezzogiorno e poi andate via. In ordine cronologico parliamo dell’Ace del gruppo tedesco Siemens (mille operai nel 1984); della Fatme, della svedese Ericsson, diventata Finmek fino al 2003; della Sitindustrie Tubes&Pipes (2009). E poi Coca-Cola Hbc Italia, che a marzo 2011 ha chiuso lo stabilimento di Corfinio (70 dipendenti), Foceit, Cpm/Solo donna, Lastra, Cosmo, Saba Ceramiche, Cf Gomma; a fatica restano aperte la Magneti Marelli e la Campari (passata alla multinazionale olandese Medibev).La situazione, come è evidente, è drammatica. E lo sarà ancor di più in assenza di forti investimenti (nel privato quanto nel pubblico), di una seria politica volta al pieno impiego, di una coraggiosa lotta contro le privatizzazioni e per la difesa ed il potenziamento del servizio pubblico e del welfare locale.


Edoardo Puglielli

Politica

LE 16 DOMANDE DI PARLE SERIE A DE CRESCENTIIS

A poco meno di un anno dalla rielezione a sindaco di Pratola, ho posto alcune domande ad Antonio De Crescentiis, per conoscere la situazione attuale dell'amministrazione, ma anche un po' l'uomo che c'è dietro la figura istituzionale.

1- Il 7 Maggio dell'anno passato, sei stato rieletto per guidare la nostra comunità, con proporzioni che oserei definire plebiscitarie. Innanzitutto ti aspettavi quel tipo di affermazione? E quali emozioni hai provato negli attimi e nei giorni immediatamente successivi?
Sinceramente avevamo la sensazione di poter vincere le elezioni, ogni sera la partecipazione alle nostre iniziative cresceva sempre di più e i segnali di apprezzamento del nostro operato arrivavano da molte parti della nostra comunità. Ma non credo di poter dire che ci aspettavamo quei numeri.
Per il resto, presumo che la forza, gli stimoli e quando ce n'è bisogno anche il conforto, li trovi in famiglia. Come ti aiutano tua moglie e tuo figlio?
E nel Circolo di Pratola?


E’ stata un’esperienza straordinaria alimentata non dal freddo calcolo di quello che si doveva fare ogni giorno per aumentare il numero dei voti da prendere, ma dallo scambio continuo di emozioni, di opinioni e di sensazioni con tanti giovani e con tante cittadine e cittadini che hanno creduto nel nostro modello di governo della città. Francamente dall’attimo successivo alla proclamazione ho sentito la responsabilità, per fortuna non nuova, di guidare la nostra comunità per altri cinque anni in una fase che sapevo essere ancora difficile per la nostra nazione.

2- Facci un riepilogo del primo anno del secondo mandato.
Eleggere un sindaco per il secondo mandato ed una squadra in parte già esperta può significare, per una cittadina, non subire interruzioni e perdite di tempo. Posso dire che nel nostro caso è avvenuto proprio questo. Quindi sin dal primo giorno, senza indugi, abbiamo ripreso il nostro lavoro arricchito dal contributo apportato delle nuove leve.  Da una parte stiamo dando continuità ai progetti già avviati negli anni scorsi e solo per fare qualche esempio cito il nuovo asilo nido (il cui bando è stato già indetto), l’intervento di metanizzazione che si sta realizzando in questi giorni in Via Palazzo (che doterà di un servizio importante le aziende pratolane di quella zona) oppure la realizzazione della palazzina di edilizia a canone sostenibile in via Marconi con annessa riqualificazione urbana della zona (il cui bando sta per essere indetto a settimane). Dall’altra parte stiamo programmando nuovi interventi importanti, per la cui realizzazione dovremo aspettare ancora, ma che pensiamo possano essere apprezzati dalla città.

3- Invece qual è il ricordo migliore, il risultato più significativo dei tuoi primi cinque anni da sindaco?
6 anni fa abbiamo iniziato a lavorare dopo aver vinto la prima tornata elettorale con uno scarto di soli 70 voti. Sapevamo di avere di fronte a noi una sfida complicata ma nonostante le difficoltà che abbiamo incontrato non ci siamo mai scoraggiati e ce l’abbiamo messa tutta… ogni giorno. Con questo voglio dire che il ricordo migliore dei primi cinque anni è legato alla squadra con la quale ho potuto fare tutto quello che i cittadini hanno premiato nel maggio scorso, con i numeri che tutti conoscono. Non ho lavorato mai da solo, c’è stato un gruppo di persone che insieme a me, condividendo le ansie, le idee, ma soprattutto l’amore per questa cittadina, si è dedicata totalmente all’interesse della comunità e ha saputo offrire concretamente l’idea che una paese migliore è realmente possibile.

4- Dopo sei anni da amministratore, quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato? Quali sono i fattori che possono ostacolare il lavoro di un sindaco?
Accanto alla difficoltà ormai nota a tutti costituita dalla assoluta mancanza di soldi (tanto per essere chiari) con la quale abbiamo dovuto imparare a convivere oggi amministrare significa subire senza possibilità di soluzione alcuna la lentezza pazzesca della burocrazia. Se oggi hai un’idea e domani trovi il modo per realizzarla rischi di dover aspettare quattro anni per farla diventare realtà. Faccio un esempio concreto. Nel 2009 abbiamo chiesto un finanziamento di 60.000 euro per dotare la scuola elementare e materna di Piazza Indipendenza di una scala di sicurezza antincendio...abbiamo ricevuto il via libera definitivo solo il 10 aprile del 2013. Penso che il cittadino abbia diritto a risposte immediate ai propri bisogni e questo diritto purtroppo in Italia non viene preso in considerazione. Esistono leggi e regolamenti che invece che semplificare sembrano studiati apposta per complicare le azioni dei Comuni.

5- Parliamo dei rapporti con l'opposizione. l'impressione è che ci sia poco dialogo e che quindi il rapporto sia poco costruttivo. A che cosa è imputabile questo?
Il rapporto con l’opposizione non è mai semplice, ma sinceramente trovo che sia del tutto normale ed anche giusto. Noi abbiamo la responsabilità di governare, loro quella di vigilare sul nostro operato. Inoltre abbiamo una “visione politica” delle cose molto differente.
Noi dobbiamo essere capaci di prendere la parte “buona” dell’azione delle opposizioni: quella di stimolo a fare meglio e di più.
Dire che non ci sia dialogo però mi pare eccessivo.

6- Un amministratore deve stare vicino alla sua gente. Tu sei al pieno servizio della popolazione, sindaco a tempo pieno e ti si incontra spesso per strada. Però in questo momento difficile, non tutti hanno compreso alcune vostre scelte. Stiamo parlando della rogna IMU. Perchè sono state applicate le aliquote massime? Con il senno di poi, prenderesti le stesse decisioni? E' in programma qualche mossa per alleggerire la pressione dell'IMU?
Sì, mi piace vivere Pratola ogni giorno e ovunque. Credo che faccia parte del ruolo del Sindaco incontrare, ascoltare e confrontarsi con i propri cittadini, tranquillamente e in ogni luogo, dal supermercato alla piazza. Lo faccio anche perché credo sia giusto dare la certezza che il Comune è un’Istituzione importante ma, a differenza di altre a livello più alto, vicina al cittadino. Per l’IMU, che considero una delle pagine più assurde della storia della nostra nazione, noi abbiamo agito in coscienza senza alcuna volontà di nuocere ai cittadini e con l’obbiettivo di continuare a garantire i servizi a tutti ma anche un bilancio comunale con i conti in ordine. Con “il senno di poi” si possono fare tante cose ma quello che conta, quando hai una responsabilità, è quello che decidi di fare nel momento in cui sei chiamato a farlo. In queste settimane stiamo lavorando per capire come alleggerire il carico di questa follia tutta italiana che si chiama IMU. Anche se nel frattempo qualche “scienziato” a Roma si è inventato la TARES e continua a ridurre i finanziamenti ai Comuni… ma questa è un’altra storia.
7- Vediamo se riusciamo a racchiudere in poche parole, un ampio discorso riguardante i nostri istituti e le nostre strutture scolastiche. Omnicomprensivo: quali erano le motivazioni della tua proposta? Anche se non è stato accettata, cosa potete fare per tutelare l’Itis e l’Istituto Comprensivo? Per quanto riguarda il finanziamento ottenuto con il Decreto del Commissario alla Ricostruzione n°89 del 27/12/2011: quando e di quanto è stato ridotto e come saranno destinati ora i fondi?
Avevamo proposto l’Omnicomprensivo per garantire a Pratola la presenza di un’istituzione scolastica autonoma per i prossimi anni, non siamo riusciti nell’obbiettivo certo non per responsabilità dell’amministrazione comunale. A questo punto credo che il compito di “tutelare” le istituzioni scolastiche di Pratola sia rimesso, in massima parte, ai Dirigenti Scolastici ed ai Docenti. Mi voglio augurare che soprattutto quelli dell’ITIS, che si sono dati molto da fare per esprimere contrarietà alla nostra proposta, oggi si diano da fare con le stesse energie, per mantenere vivo questo Istituto importante. Per quanto riguarda il finanziamento per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, purtroppo a seguito di verifiche tecniche eseguite qualche mese fa, abbiamo dovuto prendere atto che la riduzione di un 1 milione e duecentomila euro ci impone responsabilmente di rivedere l’idea del polo scolastico. Noi abbiamo sempre lavorato per garantire scuole antisismiche e sicure ai nostri bambini e nonostante la forte riduzione (da 6 milioni a 4,8 milioni) riusciremo comunque nel nostro obbiettivo. Alla fine per un genitore quello che conta è accompagnare i propri figli in una scuola sicura al cento per cento e questo desiderio a Pratola sarà soddisfatto grazie al nostro lavoro. Avevamo chiesto 6 milioni e mezzo, alla fine ce ne hanno assegnati 4,8 e arriveremo all’obbiettivo della sicurezza. Mi chiedo e chiedo ai lettori: “Se non avessimo pensato al nuovo polo e avessimo chiesto meno?”…..il taglio ci sarebbe stato comunque e una risposta potrebbe essere che non avremmo potuto raggiungere lo scopo primario.

8- Invece la costruzione del nuovo asilo comunale per quando è prevista? Quali saranno i benefici che porterà?
Per l’asilo nido, la settimana scorsa è scaduto il termine per la prima fase della gara d’appalto. Nelle prossime settimane partirà la seconda fase e contiamo di iniziare i lavori entro la fine di quest’anno. Un asilo nido antisismico è stato da sempre uno degli obbiettivi prioritari della nostra amministrazione, perché in una zona sismica come la nostra tutti devono stare al sicuro… soprattutto i più piccoli.

9- Restando sul tema della prevenzione sismica: ci sono i fondi per la messa in sicurezza degli edifici? Perché non iniziamo una grande campagna di informazione? D’altronde anche l’informazione è prevenzione.
Per quanto riguarda gli edifici pubblici l’intervento sugli edifici scolastici e il nuovo asilo nido costituiranno opere fondamentali in tema di prevenzione sismica. Entro il mese prossimo parteciperemo ad un bando regionale già pubblicato per l’adeguamento sismico degli edifici sedi di municipi. Pensiamo quindi di aver già dato prova di sensibilità in tema di prevenzione sismica. Resta ora da avviare una campagna di informazione sulla quale potremo lavorare nei prossimi mesi.

10- Portiamo un po' di speranza ai lettori. E' evidente che la situazione della Valle è drammatica. Di servizi ce ne sono sempre meno (l'esempio lampante sono gli ospedali ed il tribunale) ed il lavoro è una chimera. Come si può uscire da questa palude? Dicci, secondo te, quali possono essere le idee, che se applicate, potranno assicurare un futuro a questo territorio.
Dare una ricetta per la rinascita della Valle Peligna non è semplice. Noi amministratori del territorio, chiamati da qualche tempo a decidere come investire i quasi 17 milioni dei fondi FAS,  stiamo puntando sul turismo come elemento di rilancio dell’economia della valle ma la salita è lunga e faticosa.

11- Da animale da piazza, ho una questione che mi tormenta. Vedo il centro, ma non solo, sempre più vuoto, con poche attività commerciali e sempre meno abitanti o frequentatori. L'amministrazione ha in mente qualche azione da intraprendere per arginare il fenomeno?
Mi poni una questione che abbiamo molto a cuore. Crediamo che la prima cosa da fare sia procedere ad una vera riqualificazione del centro, tuttavia sebbene impegnati dal primo giorno nella ricerca di fondi specifici non si sono mai verificate le condizioni per avere certezze in questo senso. Per il resto sin dal nostro insediamento del 2007 abbiamo puntato molto alla rivitalizzazione del centro con le manifestazioni estive che sostanzialmente hanno contribuito a restituire la piazza ai bambini, alle famiglie e a tutti coloro che hanno voluto frequentarla. C’è ancora molto da fare e lo sappiamo.

12- Le elezioni comunali a Sulmona sono alle porte. Che cosa ti auspichi?
Sulmona è una città della quale la Valle Peligna non può fare a meno, pertanto auspico una nuova amministrazione capace di mettersi a disposizione oltre che per la comunità sulmonese, anche per l’intero territorio esercitando il ruolo di guida a cui per troppo tempo, per diversi motivi, si è sottratta.

13- Prima di passare a chiederti qualche anteprima sul lavoro dell'amministrazione, conosciamo un po' l'uomo ed il politico che c'è dietro il Sindaco di Pratola; questo è infatti il nome che c'è sul tuo profilo Facebook, dove è come se avessi voluto sottolineare che la tua vita è l'impegno per Pratola, ti sei quasi spersonalizzato, oltre all'aver voluto estendere un servizio ai nuovi mezzi di comunicazione. E’ giusta l’interpretazione?
Su questa cosa di facebook credo che tu abbia centrato l’obbiettivo. E’ cosi. Ho deciso di dedicare, grazie alla fiducia che i cittadini mi hanno accordato, alcuni anni della mia vita alla mia comunità. Ho ritenuto utile affidarmi ad un mezzo di comunicazione diretto, veloce ed immediato per far conoscere il nostro lavoro e per recepire allo stesso modo le istanze, i suggerimenti e le critiche. Per quanto riguarda la mia famiglia, dico che provo ad evitare di portare dentro casa le mie preoccupazioni, ma non sempre mi riesce e in questi casi il confronto e lo stimolo non mancano mai. Una prospettiva diversa dalla propria è una ricchezza. Piuttosto visto il passare del tempo ormai nei dibattiti “interviene” anche mio figlio… e ti dico che certe volte è proprio dura.
14- Quali sono le linee guida ed i principi che hanno segnato la tua condotta negli anni?
Credo che il rispetto delle persone, la condivisione di ogni decisione con la squadra, alla quale va tutto il mio ringraziamento, la legalità, la trasparenza e l’amore per il mio territorio possano dare un’idea di come provo a lavorare tutti i giorni.

15- Da esponente del PD, cosa ti aspetti nel futuro del tuo partito? Cosa cambieresti e cosa salveresti per renderlo più forte?
Penso che la questione principale del pd di oggi sia la distanza abissale che c’è tra il partito a livello locale e quello ai livelli più alti. Nel nostro caso abbiamo dimostrato il coraggio di cambiare le cose: le nostre primarie del 2007, una lista completamente rinnovata, il lavoro fatto, il programma partecipato, il risultato delle ultime amministrative del 2012 con metà della lista ancora rinnovata e metà della giunta fatta da nuovi elementi… Penso al circolo e immagino un nuovo gruppo dirigente fatto da molti giovani che sta per insediarsi e al quale voglio esprimere già da ora tutta la mia fiducia. Poi vedo quello che vedono tutti ai livelli superiori e capisco i perché di certi risultati negativi. Per risponderti salverei l’esperienza pratolana e cambierei il modo distaccato dalla realtà e poco pragmatico di certi esponenti regionali e nazionali.

16- Per concludere prendi qualche impegno di fronte ai cittadini: anticipaci gli obiettivi più prossimi al raggiungimento, che sta perseguendo l'amministrazione in questo periodo?
Alcune delle cose che stiamo per concretizzare le ho già esposte prima… L’asilo nido, la nuova palazzina di via Marconi, la riqualificazione del cimitero, l’assegnazione delle aree dinanzi al casello autostradale e tante altri interventi che nel corso di quest’anno avvieremo. Per il futuro abbiamo ancora quattro anni di lavoro da fare e siamo sicuri che i cittadini potranno apprezzarne i frutti. 
  
Piergiuseppe Liberatore

"Esteri"


Chiude la storica caserma Cesare Battisti

Un altro pezzo di economia peligna che se ne va altrove. Dal primo aprile è ufficialmente chiusa l’attività nella caserma Cesare Battisti di Sulmona. I militari sono stati trasferiti a L’Aquila mentre le tredici lavoratrici della mensa perderanno il loro posto di lavoro. La decisione è frutto della politica di ridimensionamento dell’apparato del Ministero degli Interni, che ha deciso di chiudere tutte le caserme con meno di millecinquecento militari e avrà un effetto negativo sull’economia cittadina pari ad un milione di euro l’anno. All’annuncio della chiusura è nato un battibecco fra la senatrice Paola Pelino e il candidato sindaco del centrosinistra Ranalli. La senatrice ha dato la colpa del vuoto amministrativo cittadino all’opposizione, secondo lei responsabile di aver sfiduciato il sindaco Federico, mentre per Ranalli il commento della Pelino è stato teso a strumentalizzare la campagna elettorale ed ha ribadito che l’opposizione è del tutto priva di responsabilità.
Luigi Antonetti, esponente della Filcams Cgil, ha invece dichiarato:«L’assenza delle istituzioni è stata totale, nonostante i nostri tentativi di coinvolgimento tramite: l’ex Assessore al lavoro, la senatrice Paola Pelino e il Comitato pro caserma. Se la Pelino avesse avuto lo stesso tempo e spirito rivoluzionario che ha dimostrato nella manifestazione del suo partito al Tribunale di Milano, forse Sulmona avrebbe potuto avere anche qualche fabbrica aperta in più. Sono anni che annunciamo la chiusura della struttura nel disinteresse generale ed ora è troppo tardi per agire o fare qualcosa».
Infine Barbara Zarrilo, presidente del Comitato a difesa della caserma, dichiara:
« registriamo un’ennesima sconfitta, un pezzo di storia cittadina che si stacca e cade in frantumi e insieme a lei, sogni e speranze di molte persone. Unica magra consolazione è aver avuto, come Comitato civico, una piccola parte di merito nel rinvio della chiusura, che era prevista nel dicembre del 2008».
In ogni caso, con la riconsegna della bandiera di guerra a Roma, la Valle Peligna ha perso il suo ultimo presidio militare, la spoliazione continua.

Savino Monterisi

"Esteri"


Sulmona si prepara alle urne

A pochi giorni dalla chiusura delle liste, la situazione politica sulmonese è ancora in evoluzione.
Dopo lo strappo avvenuto a marzo fra il gran mazziere del Partito Democratico, Bruno Di Masci, e il vincitore delle primarie cittadine, Peppino Ranalli, la pace è stata fatta e Ranalli che, dopo essere stato scaricato dal Pd, sembrava dover essere supportato esclusivamente da liste civiche, è tornato ad essere il candidato unico del centrosinistra. Il raggruppamento di centro , Sulmona Unita, formato da Sulmona Democratica, Udc, Partito Socialista e Rialzati Abruzzo sarà rappresentato dall'ingegnere Fulvio Di Benedetto. Relazioni tese nel centrodestra dove,  salvo accordi dell'ultima ora, ci saranno due candidati sindaco. A rappresentare gli ex forzisti del Pdl sarà Luigi La Civita, fortemente voluto dalla senatrice Paola Pelino e conosciuto in città per essere stato l'architetto che ha riprogettato Piazza Tresca. L'altro sarà presumibilmente Enea Di Ianni, appoggiato dalla componente ex An del Pdl e da Fratelli d'Italia. Nulla esclude che una delle due correnti del Pdl potrebbe stringere accordi con SulmonaAbruzzo, la lista civica formata dal triumvirato Rapone, Manasseri e Susi, per ora intenzionata ad appoggiare proprio Susi come candidato sindaco. 
Problemi in casa Movimento 5 Stelle dove l'aspirante sindaco Gianluca De Paolis non ha ancora ricevuto l'autorizzazione da parte del M5S nazionale ad utilizzare il simbolo. I problemi sono legati al cambio di residenza di De Paolis e se non venissero risolti, Sulmona potrebbe addirittura non avere la lista grillina. Infine il movimento Sulmona Bene in Comune ha eletto Alessandro Lucci come candidato sindaco della lista civica. Il trentaseienne,  artista e produttore agricolo, è stato scelto all'unanimità dopo un'intensa assemblea durante la quale si sono discusse anche le opzioni di appoggio indiretto al Movimento 5 Stelle, appoggio diretto al centrosinistra, restare un gruppo culturale e di pressione.

Savino Monterisi

Giovani fuori sede


Fiaccolata sui resti di una città invisibile

L’AQUILA – 22.120: è il numero delle persone che trascorreranno il quarto anniversario del terremoto che ha colpito l’Aquila il 6 Aprile 2009 lontani dalla loro casa. Di questi, 15.266 vivono negli alloggi temporanei forniti dallo Stato, le tanto discusse “New Town” fatte costruire all’indomani del sisma contro il volere di buona parte della popolazione. 6.595 sono invece i cittadini che con un contributo di 600 euro a famiglia (per quelle più numerose) hanno trovato una sistemazione autonoma; 143 persone vivono ancora in alberghi e strutture ricettive (15 fuori regione) e 116 sono ospitate nella caserma della Guardia di Finanza.
Come ogni anno, giunge inesorabile il mese di Aprile, il maledetto mese di Aprile. Anche quest’anno decido di partecipare alla fiaccolata, lo devo a chi non è stato fortunato come me. Stando alle stime del Capo di Gabinetto della Questura dell’Aquila, Nicola Zupo, hanno preso parte al corteo in 12.000. La notte aquilana è illuminata dalle fiaccole, c’è un silenzio che gela il cuore, un cammino commovente, l’infinita tristezza si legge negli occhi lucidi della gente. Due ore dedicate non alla memoria, che è di tutti i giorni, bensì al lutto condiviso per le 309 vittime: 308, cui è stato aggiunto simbolicamente, ha ricordato nei giorni scorsi in Senato la Parlamentare aquilana Stefania Pezzopane, il nome di una bambina che quella mattina sarebbe dovuta nascere in ospedale, ma che non è mai nata. 1.600 furono i feriti e 100.000 gli sfollati, tra le vittime mi preme ricordare i 55 universitari fuori sede. La fiaccolata parte intorno alle 22.30 da Via XX settembre, sono con Carla e durante il percorso ci tornano in mente degli aneddoti che riescono a strapparci un timido sorriso. Passiamo davanti la Casa dello Studente, una breve sosta di 10 minuti, grandi momenti di emotività, lacrime a fiumi rigano i volti di molte persone. 8 ragazzi, studenti come me, hanno perso la vita in questo che è diventato il simbolo della tragedia. 
Qualche minuto dopo la mezzanotte l’arrivo a Piazza Duomo che a malapena riesce a contenere la folla. Subito dopo, in un clima di commozione generale, vengono letti i nomi delle 309 vittime…minuti strazianti. Vengono liberati in aria 309 palloncini bianchi, intanto la chiesa delle Anime Sante è già piena e si avvia la veglia di preghiera che si conclude intorno le 3:32 con 309 rintocchi di campana. Un centinaio le persone presenti in piazza, un epilogo che ha generato interrogativi sulle modalità di organizzazione dell’iniziativa che quest’anno ha proposto un percorso diverso e anticipato alle 22 anziché mezzanotte e l’Omelia dell’Arcivescovo Giuseppe Molinari anticipata rispetto al passato.
 Hanno partecipato alla fiaccolata il Sindaco Cialente, la Senatrice Pezzopane, il Ministro per la Coesione Territoriale Barca, il Presidente della Provincia Del Corvo, quello della Regione Chiodi e una trentina di Parlamentari “Grillini” guidati dalla Senatrice aquilana Enza Blundo e dal Capo Gruppo  al Senato Vito Crimi. Troppe scusanti, scaricabarile, nascondigli dei politici in questi anni, gli Aquilani si sentono abbandonati e presi in giro dallo Stato e dalle istituzioni. Il ministro Barca, incaricato dal governo Monti per la ricostruzione del cratere sismico, ha più volte sostenuto la presenza di fondi certi da impiegare.

L’annunciato avvio dei lavori previsto per il 21 Marzo si è rivelato soltanto l’ennesima promessa non mantenuta. Nell’ultima visita a l’Aquila, il ministro ha affermato che il comune ha finalmente stilato un cronoprogramma per la ricostruzione del centro storico e non solo. La modalità di finanziamento avverrà a flusso continuo o tramite la reintroduzone della Cassa Depositi e Prestiti? E soprattutto, ci sono i 10 miliardi necessari? Il sindaco Massimo Cialente, piuttosto che esprimersi in merito, afferma che in caso di mancata erogazione dei fondi, l’Aquila rinuncerà al tricolore, manderà via il Prefetto e si proclamerà Repubblica Indipendente, lasciando basiti gli stessi aquilani. C’è un gran caos nel capoluogo e la gente è stufa di assistere a questi teatrini. 
Davanti l’Auditorium del castello, un piccolo gruppo di cittadini ha contestato la Parlamentare Paola Pelino, piccoli segnali di rivolta popolare? Cialente intanto appare pessimista: «Questo è l’anniversario più brutto perché si è persa la speranza. Le responsabilità dell’amministrazione comunale nei ritardi della mancata ricostruzione? Non aver messo le bombe! La città sta mollando, vivere qui è impossibile, nel 2016 non ci saranno neanche 40.000 abitanti, per evitare questo, l’Aquila va ricostruita in 5 anni; servono ancora 7 miliardi di euro». Parole molto dure quelle di Chiodi, ex commissario alla ricostruzione che attacca Cialente e la “casta” di 3 personaggi che sarebbero i veri artefici dell’attuale situazione di stallo. Molto fiducioso il Ministro Barca che afferma: «Arriveranno 5 miliardi. Uno sarà affidato entro fine anno, ora c’è depressione, ma presto girerà molto denaro».
In questo caos istituzionale decido di tornare a casa subito dopo la mezzanotte, voglio attendere le 3.32 solo, come quattro anni fa per sfidare le paure e le ansie, superarle e andare avanti. Sono le 3.32 su Facebook scrivo: “ci vuole più coraggio per dimenticare che per ricordare”…dopo qualche minuto riesco a dormire con la speranza che tutto torni come prima e con la consapevolezza che dopo quattro anni ho vinto questa paura.

Fabio Presutti

Interviste


PROFUMO DI FESTA!  

Siamo giunti a pochi giorni dalla bellissima e amatissima festa tanto attesa dal nostro paese e non solo. Per questo ho deciso di intervistare il nuovo presidente del “Comitato Festeggiamenti Madonna della Libera” e nostro amico Luca Colaiacovo.                                                             
Cosa o chi ti ha spinto a ricoprire il ruolo di Presidente della Madonna della Libera?                                                                                                                                      <<Mio cugino Vincenzo Margiotta, per realizzare insieme la rievocazione della leggenda del ritrovamento del quadro della Madonna della Libera attraverso una rappresentazione  scritta e ideata da Rosina Carducci in collaborazione con Amici del Teatro e il gruppo mazzieri e portatori. A riguardo ci sarà anche un convegno presso il teatro parrocchiale domenica 28 aprile alle ore 18:00 e una mostra dei costumi rinascimentali dal giorno 28 fino al giorno 2 maggio, presso il teatro D’Andrea. Oltre a questo, anche per portare avanti l’idea della “Casa del Pellegrino”>>.                                                                                                                                   In cosa consiste la “Casa del Pellegrino”?                                                                           <<La festa della Madonna della Libera è una delle più antiche e partecipate d'Abruzzo. Ogni anno, la prima domenica di maggio, giungono numerosi pellegrini da tutta la regione e danno vita ad una spettacolare festa religiosa e popolare. Il momento più intenso della festa resta l'arrivo della Compagnia di Gioia dei Marsi che giunge a Pratola nelle ore serali del venerdì antecedente la festa. La compagnia, dopo aver attraversato molti paesi dove è accolta festosamente e con rispetto, in un viaggio di cammino a piedi, entra in chiesa in ginocchio tra gli applausi dei presenti che riservano ai pellegrini una commossa e solenne accoglienza a cui partecipano le autorità religiose e civili. La Casa del Pellegrino quindi, è un luogo di accoglienza che però, non è in funzione solo nel periodo di festa per i pellegrini di Gioia, ma tutto l’anno. La sede è situata nel centro anziani e saranno loro ad occuparsi della gestione. L’inaugurazione è prevista per il giorno 2 maggio alle ore 18:00>>.         
Quali sono state le difficoltà incontrate?                                                                    <<Innanzitutto le difficoltà economiche. La gente si aspetta e vorrebbe tanto ma i giorni di festa sono molti e le spese anche e così ci sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti della nostra festa vera e propria, quella religiosa>>.                                                      
 Oltre a coloro che ti hanno sostenuto ci sono state persone che ti hanno remato contro?                                                                                                                      <<Sicuramente qualcuno c’è come in ogni cosa, ma alla fine tutte le critiche le prendiamo come costruttive>>.                                                                                                                             E’ un’esperienza che ripeteresti?                                                                                             <<Ad oggi sinceramente no, ma non posso e non voglio esprimermi prima dei risultati della festa>>.                                                                                                                        
 Qualche anticipazione della festa?                                                                           <<Sicuramente non verrà “Il cantante”, ma questo non significa che non sarà ugualmente una bella festa, anzi! A prescindere dalle difficoltà economiche che ci sono state e ci sono negli ultimi anni, dobbiamo ricordarci che prima di tutto la nostra, è una festa religiosa>>. 
Vuoi ringraziare qualcuno in particolare?                                                                                  <<Il gruppo di amici che mi sta affiancando in questo percorso, la mastra Lucia Cocciolito, la vice mastra e tutte le cercatrici. Anche se pochi, siamo molto affiatati e coesi, c’è una forza di volontà ed una carica di entusiasmo immensa. Il nostro obiettivo è la miglior riuscita della festa per tutto il nostro paese>>.                                                                                                                               Vuoi dire qualcosa ai nostri amici pratolani?                                                             <<Godiamoci tutti insieme questi festeggiamenti in maniera molto consona per far riuscire la nostra festa nella maniera più “sobria” possibile. Buona festa a tutti>>.

Lorenza Petrella

Miscellanea


"L'Antiquario" di Julian Sanches e il contabbando nel mondo moderno
Inizia tutto così: con un manoscritto. Ci troviamo nella splendida Barcellona di Zafón e Falcones, mentre, tra una passeggiata nel carrer de la Pala e un caffè in plaça de Sant Josep Oriol, Julián Sánchez ci descrive l’esoterico e affascinante mondo dei mercanti d’arte, gli antiquari.
Artur è uno di essi, completamente innamorato del suo lavoro: è il migliore nel suo campo e questo manoscritto sta per portarlo a fare una delle più grandi scoperte nella storia dell’uomo. Una di quelle scoperte che ti rendono ricco e famoso per il resto della vita. Qualcosa che ha radici antiche, ancora più antiche di quel che si può pensare. Ci inoltriamo in questo modo nella Barcellona medievale, nei vecchi call ebraici, ai tempi dell’Inquisizione e della peste mietitrice: un uomo, un architetto, un padre, ha preso contatti con un gruppo di ebrei che possiedono il rimedio al malanno. Una medicina capace di salvare sua figlia, in cambio di un compito apparentemente semplice. Far sparire per sempre una pietra. Ma Artur non troverà mai la pietra. Viene ucciso. Tocca al figlio adottivo, Enrique, continuare la sua ricerca e scovare l’assassino. I sospettati sono tre: Guillem, Enric e l’ebreo Samuel; tutti e tre antiquari; tutti e tre a conoscenza del manoscritto; tutti e tre gli ultimi ad aver visto Artur ancora in vita. La polizia la pensa diversamente: c’è puzza di contrabbando di opere d’arte e la morte del vecchio antiquario è solo una delle tante conseguenze. Ebbene sì, una delle tante e Barcellona non è la sola ad essere sotto la mira dei contrabbandieri: Siria, Libano, Turchia, Iraq sono tutti paesi dal forte valore culturale, ricchi di siti archeologici, di chiese, moschee e musei. La guerra è diventata un ottimo pretesto per il saccheggio organizzato e per il traffico; i siti un ottimo luogo dove nascondersi e intanto rubare qualcosa, per guadagnare un po’ di soldi o comprare armi. Soprattutto per comprare armi. I prezzi del mercato variano dai 30.000 dollari per gli oggetti più piccoli ai 300.000 per quelli più importanti. «Siamo preoccupati per tutto il Mediterraneo – ha ribadito Francesco Bandarin, vice-direttore generale per la Cultura dell’Unesco – Soprattutto per la fase post-conflitto, quella più pericolosa perché scompare l’amministrazione, come accaduto in Iraq. E in questa fase agiscono con operazioni organizzate le mafie internazionali». Il traffico è diventato inoltre la fonte di sopravvivenza di migliaia di persone. “La gente non ha lavoro – ha detto un attivista di Apamea al Finantial Times - i contadini poveri, quando trovano qualcosa che vale 1.000 o 500 dollari, sono felici. Alcuni hanno riportato alla luce cose preziose e ora sono ricchi; altri hanno trovato solo oggetti con cui procurarsi il cibo”. Così il saccheggio si allarga non solo a Baghdad, ma anche a siti importanti come Babilonia, Ninive, Isis e, spostandoci un po’ più a occidente, all’Apollonia. Per non parlare dell’Egitto con il Cairo e Luxor. Centinaia di siti sotto mira. Il loro saccheggio minaccia un crollo culturale in oriente, andando ad arricchire il mercato nero. La storia della Seconda Guerra Mondiale si ripete, con le razzie da parte dei tedeschi nei confronti dei beni ebrei. Beni di un valore anche molto alto che probabilmente ora fanno parte di qualche collezione privata. E i musei rimangono vuoti. Lo sa bene uno dei più grandi contrabbandieri del nostro tempo, Michel Van Rijin: è stato per molto tempo cercato dalla polizia internazionale. Si godeva la vita, viaggiando su aerei privati, frequentando persone di alto rango, tra cui anche esponenti del governo. Ma non è semplice entrare a far parte del giro. Ci vogliono i giusti contatti. Come ad esempio quelli che aveva in Russia e in Armenia. La rete del traffico si espande velocemente e discretamente. Ad un intervista di Jake Hanrahan, Michel ha detto «Senti, non sono un teorico della cospirazione, ma il mercato dell’arte è un’industria miliardaria. Se “il contrabbando” non fosse tollerato in una certa misura, le banche non se la passerebbero così bene. Avevo gente delle dogane sul mio libro paga… era addirittura a malapena necessario contrabbandare, perché le opere si potevano far girare quasi ufficialmente, pagando le persone giuste».
Molti degli oggetti che compriamo derivano quasi sicuramente da esso, a nostra insaputa o meno.

Kristiana Hyso

Miscellanea


Dimesso un papa … se ne fa un altro 

Non siamo abituati all’idea che il Papa si possa dimettere, e questa cosa mi ha fatto pensare ad un mio vecchio professore del liceo, che si poneva inquietanti interrogativi del tipo “anche il Sommo Pontefice va in bagno come vado io, giusto?”: al di là dello scherzo, non tutti possono dire di esser stati testimoni di un evento davvero più unico che raro. Benedetto XVI ha interrotto circa seicento anni di “morto un papa, se ne fa un altro”: la sua inaspettata rivelazione, durante l’ultimo concistoro, ha fatto il giro del mondo in pochi minuti, sconcertando e sorprendendo milioni di persone. Un punto di riferimento come quello del “Vicario di Cristo in Terra” sembra dover estinguersi proprio con il suo ultimo respiro; oltretutto, ci si chiede se quest’uomo, scelto da Dio in persona, che tramite lo spirito santo ispira il collegio cardinalizio nel Conclave, abbia o meno il diritto di rinunciare a questo potere conferitogli dall’alto dei cieli.
 C’è stato chi ha messo in mezzo dei problemi di salute del Santo Padre; e immancabilmente sono volate le speculazioni sulle intime motivazioni che lo hanno portato ad un gesto del genere; e non potevano non esserci i paragoni con il suo predecessore, il compianto Giovanni Paolo II, che ha commosso il mondo mentre abbracciava la sua croce, sofferente e tremante per il morbo di Parkinson. Quale potrebbe essere il misterioso male del Pontefice? Forse una neoplasia, che lo starebbe lentamente consumando? Non si sa, anche perché forse non c’è alcuna malattia. Non dobbiamo, infatti, dimenticarci che dietro il nome altisonante di Benedetto XVI si cela un uomo come tutti noi, il teologo Joseph Ratzinger, con tutte le sue paure e debolezze tipicamente mortali; le dimissioni, dunque, potrebbero allora essere sia un atto di umiltà da parte di una persona saggia e accorta, quale Ratzinger si è dimostrato (tranne per qualche gaffe ogni tanto, specialmente sulla pace, le altre religioni e gli omosessuali), che un’abile operazione di marketing di un uomo politico. 
Non è allora un caso che il suo successore, Francesco, sia proprio quello che è. Se le dimissioni del suo predecessore sono entrate nella storia, anche i modi semplici del nuovo pontefice massimo della Chiesa Cattolica Romana non sono da meno; su internet già volano aneddoti sulla sua semplicità ed umiltà – come quello della guardia svizzera e chissà quanti altri, tra veri e falsi. 
Siamo passati da un papa che ho sempre definito “stiloso” (come i ragazzini su internet che si fanno le foto nei bagni, tanto per intenderci), avvolto nella sua aura di ieraticità, ad un uomo che sembra tanto il vecchietto simpatico della porta accanto, che ha voluto persino conservare la sua croce da vescovo in luogo della spessa catena d’oro che in genere si vede al collo dei papi. Al di là di tutto, coincidenza o no, speriamo che il nuovo papa possa essere all’altezza della sua missione: riportare la chiesa al passo coi tempi e recuperare consensi. Non so dire se ci riuscirà davvero, però la sua immagine piace. E, si sa: la pubblicità è l’anima del commercio!
                                                                                                                                               
Claudio Candia                                                                                                                                                   

Miscellanea


Non c’è più patriottismo

Il 15 febbraio 2012 i due fucilieri della marina del NMP, Massimiliano La torre e Salvatore Girone, sono stati arrestati dalla polizia indiana per essere stati coinvolti nell'uccisione di due pescatori nel paese asiatico. I due marò si sono dichiarati non colpevoli avendo sparato in aria e credendo si trattasse di pirati, operativi in quella zona dell'oceano indiano e spesso protagonisti di assalti alle navi mercantili. La questione ha da subito scatenato una forte controversia diplomatica tra Italia ed India. Da un lato Nuova Delhi che ha accusato i due fucilieri di aver sparato a due pescatori indiani disarmati e ha insistito affinché sia L'India ad avere la giurisdizione sulla vicenda, dall' altro l'Italia che con la Farnesina ha affermato che il caso dovrebbe essere di competenza della magistratura italiana dato che la vicenda è avvenuta in acque internazionali e su una nave battente la bandiera tricolore. Il governo indiano, andando contro il principio di diritto internazionale classico secondo il quale "un militare che agisce nell’esercizio delle proprie funzioni, e al di là del territorio dello Stato di appartenenza, non ne risponde in prima persona, ma la sua azione od omissione sarà imputata allo Stato di provenienza" ha arrestato i due marò e li ha trattenuti per tre mesi nel carcere di Trivandrum. Concessa successivamente la libertà su cauzione, l'Odissea dei nostri militari continua ormai da 14 mesi, durante i quali sono state concesse loro due licenze straordinarie per tornare in patria. La prima durante le vacanze natalizie per la durata di 2 settimane, la seconda in occasione delle elezioni, per la durata di un mese. E’ proprio durante quest'ultima permanenza che i rapporti diplomatici tra i due Paesi si sono riacutizzati, dopo che l'11 marzo 2013 il ministro degli esteri Giulio Terzi ha dichiarato che i Marò non sarebbero ritornati in India. Immediata la reazione indiana che tramite la Corte Suprema ha precluso al nostro ambasciatore italiano Daniele Mancini il permesso di lasciare il paese, tenendolo palesemente in ostaggio. La Farnesina ha accusato il governo indiano di non rispettare la convenzione di Vienna sui rapporti diplomatici che codifica universalmente riconosciuti. La controversia ha avuto però una risoluzione piuttosto discussa che ha confermato l'inettitudine e l'inesistente spirito patriottico che affligge la nostra nazione: i due marò sono stai rispediti in India. Del resto non è di certo la prima volta che ci rendiamo ridicoli davanti agli occhi della comunità internazionale. Ci basti ricordare la mancata reazione italiana davanti al riconoscimento all’ex brigatista Cesare Battisti dello status di estradato politico e la strage del Cermis del 1998, dove un velivolo militare americano tranciò le corde di una funivia in Val di Fiemmme, uccidendo 19 persone. I militari americani autori della strage furono rispediti in patria, in osservanza delle norme internazionali, e furono dichiarati innocenti. Oltre il danno la beffa. Riprendendo le fila del discorso, dopo la decisione scioccante del governo, il ministro Terzi annuncia le proprie dimissioni non condividendo la scelta e la linea politica adottata dal governo. Una domanda cari lettori sorge però spontanea. Quale significato può essere attribuito a questo clamoroso dietro front del governo italiano? Numerose sono le interpretazioni, alcune delle quali celano un tragico e drammatico fondo di verità. Dall'interpretazione secondo la quale la restituzione si deve alla "casta" della Farnesina che, non appena si è vista toccare uno dei suoi ambasciatori, ha gettato la spugna alla prospettiva che vedeva l'Italia soggetta a possibili sanzioni economiche, sotto la spinta della richiesta indiana. Alcuni si sono chiesti se il ritorno dei Marò non sia dovuto a delle evidenti motivazioni commerciali, in considerazione delle 400 aziende italiane che hanno una certa influenza nel mercato indiano e anche in relazione agli 8 miliardi di affari che ci sono in ballo. Altri credono che dietro la restituzione dei fucilieri ci sia la promessa del governo indiano di scongelare la maxi-fornitura degli elicotteri Augusta ( di un valore di 560 milioni di euro) bloccata dopo lo scandalo delle tangenti Finmeccanica. In sostanza un mero scambio esseri umani/moneta, che ci può sembrare sempre più concreto in relazione al difficile periodo economico che l'Italia sta attraversando. Nonostante le rassicurazioni del primo ministro indiano Manmohan Singh, il quale ha confermato che per i fucilieri non sarà richiesta la pena di morte, appare evidente il nodo della questione. La totale incapacità italiana di far sentire la propria voce, di far valere le proprie ragioni e di difendere i propri interessi, peraltro pienamente legittimi, nei confronti degli altri paesi appartenenti alla comunità internazionale. E' una dura realtà.

 Mario Pizzola

Scienze


La chimica ci circonda

Il terzo millennio è cominciato e, come sempre, la scienza della chimica è in prima linea nel cambiamento: creare nuove batterie elettriche e nuove celle (o pile) a combustibile per fornire energia alla società e sostenere l’ambiente, progettare farmaci basati sulla nuova conoscenza della genetica umana per prevenire il flagello di malattie vecchie e nuove e persino condurre ricerche sulle origini della vita durante l’esplorazione del nostro sistema solare e di sistemi solari vicini per trovare altrove segni di vita. Come probabilmente sapete già, la chimica ha un impatto sulla vita quotidiana ma l’entità di questo impatto può essere stupefacente. Considerate, da un punto di vista chimico, le prime ore di un giorno tipico, forse di questo giorno. Molecole si allineano nel display a cristalli liquidi del vostro orologio, elettroni fluiscono lungo i suoi circuiti per generare un suono capace di svegliarvi, e vi togliete di dosso un isolante termico fatto di un polimero sintetico. Entrate sotto la doccia a emulsionare sostanze grasse presenti sulla cute e sui capelli con acqua trattata chimicamente e detergenti formulati. Vi adornate di un’ampia gamma di composti chimici trasformati: sostanze pigmentate di odore gradevole in sospensione in gel cosmetici, fibre polimeriche tinte, calze sintetiche e gioielli fatti di leghe metalliche. Oggi la colazione è costituita da una ciotola di cereali e latte arricchiti di nutrienti e sottoposti a trattamenti che ne ritardano l’alterazione, un frutto coltivato con fertilizzanti e trattato con pesticidi e una tazza di soluzione acquosa calda di un alcaloide capace di stimolare il sistema nervoso.
Dopo esservi lavati i denti con agenti aromatizzati artificialmente e capaci di aumentare la loro resistenza, in dispersione in un abrasivo colloidale, siete pronti per uscire di casa e quindi prendete alcuni libri, fatti di cellulosa e plastica trasformate, stampati elettronicamente con inchiostri resistenti alla luce e all’ossigeno, saltate sul vostro veicolo fatto di metallo, vinile e ceramica, propulso da idrocarburi, accendete elettronicamente una serie sincronizzata di esplosioni gassose controllare, e via a scuola! L’influenza della chimica si estende anche nell’ambiente naturale. L’aria, l’acqua, le terre e gli organismi che vi vivono formano un sistema notevolmente complesso di interazioni chimiche.
Anche se i prodotti chimici moderni hanno migliorato la qualità della nostra vita, la loro fabbricazione e utilizzazione creano pericoli crescenti, quali rifiuti tossici, pioggia acida, riscaldamento globale e deplezione dell’ozono. Se la nostra applicazione negligente dei principi chimici ha causato alcuni di questi problemi, l’applicazione diligente di questi stessi principi potrà aiutare a risolverli. L’importanza della chimica è forse più evidente quando si considera la natura chimica della biologia. Gli eventi molecolari che avvengono in voi proprio in questo momento permettono ai vostri occhi di esplorare questa pagina e alle vostre cellule cerebrali di tradurre in pensieri i flussi di carica elettrica. In ultima analisi, le domande biologiche più importanti hanno risposte chimiche. Come si è originata e si è evoluta la vita? In che modo un organismo si riproduce, cresce e invecchia? Qual è l’essenza della salute e della malattia?

Giovanni D’Aurora