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23 apr 2013

"Esteri"


Chiude la storica caserma Cesare Battisti

Un altro pezzo di economia peligna che se ne va altrove. Dal primo aprile è ufficialmente chiusa l’attività nella caserma Cesare Battisti di Sulmona. I militari sono stati trasferiti a L’Aquila mentre le tredici lavoratrici della mensa perderanno il loro posto di lavoro. La decisione è frutto della politica di ridimensionamento dell’apparato del Ministero degli Interni, che ha deciso di chiudere tutte le caserme con meno di millecinquecento militari e avrà un effetto negativo sull’economia cittadina pari ad un milione di euro l’anno. All’annuncio della chiusura è nato un battibecco fra la senatrice Paola Pelino e il candidato sindaco del centrosinistra Ranalli. La senatrice ha dato la colpa del vuoto amministrativo cittadino all’opposizione, secondo lei responsabile di aver sfiduciato il sindaco Federico, mentre per Ranalli il commento della Pelino è stato teso a strumentalizzare la campagna elettorale ed ha ribadito che l’opposizione è del tutto priva di responsabilità.
Luigi Antonetti, esponente della Filcams Cgil, ha invece dichiarato:«L’assenza delle istituzioni è stata totale, nonostante i nostri tentativi di coinvolgimento tramite: l’ex Assessore al lavoro, la senatrice Paola Pelino e il Comitato pro caserma. Se la Pelino avesse avuto lo stesso tempo e spirito rivoluzionario che ha dimostrato nella manifestazione del suo partito al Tribunale di Milano, forse Sulmona avrebbe potuto avere anche qualche fabbrica aperta in più. Sono anni che annunciamo la chiusura della struttura nel disinteresse generale ed ora è troppo tardi per agire o fare qualcosa».
Infine Barbara Zarrilo, presidente del Comitato a difesa della caserma, dichiara:
« registriamo un’ennesima sconfitta, un pezzo di storia cittadina che si stacca e cade in frantumi e insieme a lei, sogni e speranze di molte persone. Unica magra consolazione è aver avuto, come Comitato civico, una piccola parte di merito nel rinvio della chiusura, che era prevista nel dicembre del 2008».
In ogni caso, con la riconsegna della bandiera di guerra a Roma, la Valle Peligna ha perso il suo ultimo presidio militare, la spoliazione continua.

Savino Monterisi

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