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23 apr 2013

Miscellanea


"L'Antiquario" di Julian Sanches e il contabbando nel mondo moderno
Inizia tutto così: con un manoscritto. Ci troviamo nella splendida Barcellona di Zafón e Falcones, mentre, tra una passeggiata nel carrer de la Pala e un caffè in plaça de Sant Josep Oriol, Julián Sánchez ci descrive l’esoterico e affascinante mondo dei mercanti d’arte, gli antiquari.
Artur è uno di essi, completamente innamorato del suo lavoro: è il migliore nel suo campo e questo manoscritto sta per portarlo a fare una delle più grandi scoperte nella storia dell’uomo. Una di quelle scoperte che ti rendono ricco e famoso per il resto della vita. Qualcosa che ha radici antiche, ancora più antiche di quel che si può pensare. Ci inoltriamo in questo modo nella Barcellona medievale, nei vecchi call ebraici, ai tempi dell’Inquisizione e della peste mietitrice: un uomo, un architetto, un padre, ha preso contatti con un gruppo di ebrei che possiedono il rimedio al malanno. Una medicina capace di salvare sua figlia, in cambio di un compito apparentemente semplice. Far sparire per sempre una pietra. Ma Artur non troverà mai la pietra. Viene ucciso. Tocca al figlio adottivo, Enrique, continuare la sua ricerca e scovare l’assassino. I sospettati sono tre: Guillem, Enric e l’ebreo Samuel; tutti e tre antiquari; tutti e tre a conoscenza del manoscritto; tutti e tre gli ultimi ad aver visto Artur ancora in vita. La polizia la pensa diversamente: c’è puzza di contrabbando di opere d’arte e la morte del vecchio antiquario è solo una delle tante conseguenze. Ebbene sì, una delle tante e Barcellona non è la sola ad essere sotto la mira dei contrabbandieri: Siria, Libano, Turchia, Iraq sono tutti paesi dal forte valore culturale, ricchi di siti archeologici, di chiese, moschee e musei. La guerra è diventata un ottimo pretesto per il saccheggio organizzato e per il traffico; i siti un ottimo luogo dove nascondersi e intanto rubare qualcosa, per guadagnare un po’ di soldi o comprare armi. Soprattutto per comprare armi. I prezzi del mercato variano dai 30.000 dollari per gli oggetti più piccoli ai 300.000 per quelli più importanti. «Siamo preoccupati per tutto il Mediterraneo – ha ribadito Francesco Bandarin, vice-direttore generale per la Cultura dell’Unesco – Soprattutto per la fase post-conflitto, quella più pericolosa perché scompare l’amministrazione, come accaduto in Iraq. E in questa fase agiscono con operazioni organizzate le mafie internazionali». Il traffico è diventato inoltre la fonte di sopravvivenza di migliaia di persone. “La gente non ha lavoro – ha detto un attivista di Apamea al Finantial Times - i contadini poveri, quando trovano qualcosa che vale 1.000 o 500 dollari, sono felici. Alcuni hanno riportato alla luce cose preziose e ora sono ricchi; altri hanno trovato solo oggetti con cui procurarsi il cibo”. Così il saccheggio si allarga non solo a Baghdad, ma anche a siti importanti come Babilonia, Ninive, Isis e, spostandoci un po’ più a occidente, all’Apollonia. Per non parlare dell’Egitto con il Cairo e Luxor. Centinaia di siti sotto mira. Il loro saccheggio minaccia un crollo culturale in oriente, andando ad arricchire il mercato nero. La storia della Seconda Guerra Mondiale si ripete, con le razzie da parte dei tedeschi nei confronti dei beni ebrei. Beni di un valore anche molto alto che probabilmente ora fanno parte di qualche collezione privata. E i musei rimangono vuoti. Lo sa bene uno dei più grandi contrabbandieri del nostro tempo, Michel Van Rijin: è stato per molto tempo cercato dalla polizia internazionale. Si godeva la vita, viaggiando su aerei privati, frequentando persone di alto rango, tra cui anche esponenti del governo. Ma non è semplice entrare a far parte del giro. Ci vogliono i giusti contatti. Come ad esempio quelli che aveva in Russia e in Armenia. La rete del traffico si espande velocemente e discretamente. Ad un intervista di Jake Hanrahan, Michel ha detto «Senti, non sono un teorico della cospirazione, ma il mercato dell’arte è un’industria miliardaria. Se “il contrabbando” non fosse tollerato in una certa misura, le banche non se la passerebbero così bene. Avevo gente delle dogane sul mio libro paga… era addirittura a malapena necessario contrabbandare, perché le opere si potevano far girare quasi ufficialmente, pagando le persone giuste».
Molti degli oggetti che compriamo derivano quasi sicuramente da esso, a nostra insaputa o meno.

Kristiana Hyso

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