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5 lug 2014

La mannaia delle tasse sull’università de L’Aquila

In scadenza l’accordo di programma che sospende il pagamento delle imposte. Allarme dall’unione degli Universitari e del sindaco Massimo Cialente. Chiesti interventi non “traumatizzanti” per studenti e dare respiro ad una città ancora ferita.  
Dal prossimo anno gli studenti iscritti all’Università degli studi dell’Aquila torneranno a pagare le tasse. E' prossimo alla scadenza, infatti, l'accordo di programma tra l'Ateneo e il MIUR sottoscritto successivamente al sisma del 2009 e rinnovato nel 2012 per altri 3 anni. Su questo tema si è spesso sollevata la voce dell’Udu, e ultimamente è da riscontrare una certa preoccupazione anche da parte del Sindaco, Massimo Cialente. Per una città che porta dietro ancora oggi le ferite del terremoto, il ritorno al pagamento delle tasse potrebbe essere una scelta che sancirebbe il tracollo dell’Università e dell’economia dell’intera città, se non si pensa a forme di reintroduzione “graduali”. 

In questi giorni si è acceso il dibattito tra il Sindaco Massimo Cialente e la Rettrice Inverardi. Il primo cittadino si chiede: “chi deciderà di venire a studiare in una città con affitti alle stelle e posti letto pubblici ridotti all’osso?”  e con solo 400 posti della Campomizzi. Problematiche che aggiunte all’introduzione del numero chiuso nei quattro corsi più attivi e alle condizioni della città nel post-sisma, fanno inevitabilmente riflettere. L’Udu L'Aquila ha presentato una proposta di accordo di programma per prevedere il ritorno alle tasse con forme che non “traumatizzino” Ateneo e Città, ma non c’è stata risposta da parte dell’Inverardi. Tale proposta è stata approvata all’unanimità dal Consiglio Studentesco dell'Università dell'Aquila, ed è quindi approdata in Cnsu (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) dove è stava votata sempre all’unanimità. L'Udu, dopo l'intervento sulla stampa di Cialente, ha inviato una lettera al sindaco, ricordando come i temi sollecitati dal primo cittadino siano spesso state sottolineate dal sindacato studentesco, senza però trovare mai appoggio dagli enti interessati. In particolare, nella lettera dell'Udu viene richiamato il documento OCSE e il rapporto Calafati (accolto con grande favore anche dalla Inverardi), dove si afferma che per una ripresa economica e sociale della città si deve puntare ad avere all’incirca 30.000 studenti iscritti, di cui 20.000 domiciliati sul territorio aquilano. Per quale motivo un ragazzo o una ragazza della Valle Peligna dovrebbe scegliere L’Aquila? Una città che vede fuggire i suoi giovani, un “urbe” in piena ricostruzione, un cantiere aperto. Una città che offre agli studenti affitti altissimi, pari o superiori ad altre città universitarie molto più attrattive. Una città particolarmente carente dal punto di vista dei servizi, con pochissimi posti letto pubblici e trasporti urbani che lasciano parecchio a desiderare. La paura è che, dopo l’introduzione del numero programmato, un mancato ragionamento complessivo tra i vari attori istituzionali riguardo la reintroduzione delle tasse possa allontanare ancora di più gli studenti dall'Aquila. Il ritorno alla normalità, e quindi anche al pagamento delle tasse universitarie, è indubbio, ma una reintroduzione graduale di queste, come detto, sarebbe di certo la scelta più oculata, magari riprendendo la proposta Udu, dove si chiede “di prevedere per gli anni accademici 2015-2016 e 2016-2017, con il ritorno della tassazione universitaria, la copertura dell’esonero delle tasse per gli studenti che abbiano parametri di reddito e merito rispettivamente non superiori al 150% della soglia ISEE massima relativa alla borsa di studio regionale e non inferiore al 50% della soglia di crediti minima relativa alla borsa di studio regionale”. Affrontare un passaggio senza consultazione e confronto con tutte le parti appare una mossa molto azzardata, che potrebbe far precipitare l’Università e inesorabilmente anche la città: con una decrescita sostanziosa di studenti, infatti, ci sarebbe anche il rischio che gran parte del patrimonio immobiliare resti vuoto e si svaluti, causando un grave danno ad un'economia già particolarmente sofferente.
                                                                                                                         

                                                                                                                          Fabio Presutti

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