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23 feb 2014

musica

Le Classifiche di Parle Serie a cura di Silvio “Don” Pizzica
Gli Anni 80, il decennio delle contraddizioni.

Joy Division - Closer (1980) Post-Punk
Ian è malato, si vede sul palco. Ian Curtis è morto. Ventitré anni, diciotto maggio 1980. Io neonato piangevo quel giorno davanti al numero 77 di Barton Street a Macclesfield. Piango sempre il diciotto maggio. Closer vedrà la luce, comunque, tenendoci agganciati all’inquietudine di Ian, al suo abissale disagio, alla sua incapacità di vivere tanto con sé quanto con gli altri. Come una lettera d’addio ci strazia l’anima, come un testamento scritto col sangue. La musica è nera come la notte.
La pietra è posata. Musica tragica di un uomo sconfitto da se stesso. Parole angoscianti tranciate da note dense e cupe. Non c’è aria, non c’è luce, non c’è vita. Sarà Closer che ti strazierà l’anima e ti porterà per mano nell’inferno del tuo cuore nero. È il fuoco che si ravviva con il suo dannato, sarà la mostra delle atrocità.

The Stone Roses - The Stone Roses (1989) Baggy / Madchester
Già dalla geniale copertina realizzata da Squire pensando a Pollock si capisce che deve esserci della roba buona dentro. Dance, Pop e Psych Rock per una miscela da andarci sotto di brutto. L’America danzereccia che incontra la psichedelia e il Pop britannico. Sono gli anni dei Primal Scream, dei Jesus And Mary Chain, ma anche di Smiths e Spaceman 3.  Gli elementi Dance non saranno la prerogativa del sound della band, almeno non come in altri esponenti del movimento Madchester Sound, eppure ogni cosa sembra assumere una forma precisa in quel di Manchester. Tutto è pronto per la rivoluzione. Gli Stone Roses hanno cambiato la musica e hanno mutato un po’ la storia dell’uomo. Da allora non sono più riusciti a farlo. Come spesso accade a tanti grandi, hanno messo talmente tanto nel loro lavoro migliore che forse c’era poco altro da dire dopo.

Hüsker Dü - Zen Arcade (1984) Hardcore Punk, Post Hardcore
L’Hardcore nudo e crudo degli esordi neanche troppo lontani cambia pelle mescolandosi a più malleabili sonorità Alternative Rock e al Post Hardcore più incazzato, in perfetto stile Minutemen. Il miglior concept mai inciso, a pari merito almeno, narra di un ragazzo che decide di lasciare casa alla scoperta del mondo e di se stesso. La portata mastodontica dell’opera affiancata a esecuzioni magistrali, a melodie assolutamente imponenti e ai soggetti affrontati, rende ancor più il valore artistico di un disco che, partendo da una base particolarmente primitiva, si mostra subito in tutta la sua bellezza. Il Punk e l’Hardcore possono cominciare a essere considerati arte oltre che musica idrofoba.

CCCP Fedeli alla Linea - Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi: del conseguimento della maggiore età (1986) Post Punk, Art Punk
Certo pare esagerato, un po’ fazioso forse, piazzare una band italiana nella lista dei cinque migliori album di sempre degli 80’s ma ogni classifica lascia sgocciolare un pezzo di cuore e comunque è innegabile che se proprio un disco tricolore debba essere sistemato nell’olimpo del Rock mondiale, questo dei CCCP sia la scelta più logica. Primo full length della band emiliana, Affinità e Divergenze è anche l’album più diretto e meno politicizzato, almeno in riferimento all’immaginario filo sovietico. Palesemente influenzato dal decadente movimento Punk e dalla più attuale New Wave e Post Punk, i brani sono un connubio devastante di citazionismo colto, letterario, medico e filosofia, cruda, diretta ma anche cerebrale. Con questo disco i CCCP hanno urlato all’Italia intera che vivere seguendo una saggezza anarchica non significa essere stolti o ingenui e hanno dato voce a tutti i derelitti che cercavano un mezzo per farsi ascoltare.

The Jesus and Mary Chain - Psychocandy (1985) Noise Pop, Post Punk, Shoegaze
Nata dal genio dei fratelli William e Jim Reid (agli inizi, da non dimenticare la presenza di Gillespie dei Primal Scream), la band di Glasgow rappresenta l’ideale anello di congiunzione tra l’Art / Experimental Rock e il Garage / Proto Punk di fine anni 60 con il nascente movimento Shoegaze che vedrà in My Bloody Valentine e Ride i suoi principali esponenti. Feedback lancinanti e chitarre taglienti come rasoi squarciano le melodie vocali, mostrando strade apparentemente impraticabili. Sogno e incubo che s’incontrano sulla stessa strada senza fondersi mai l’uno all’altro, Pop da classifica devastato da rumore assordante, non alla maniera delirante dei Velvet Underground ma con una rigidità sbalorditiva. Uno dei generi che più ho amato e amo stava venendo alla luce, era il 1985. Ecco a voi lo Shoegaze appena nato.

Silvio “Don” Pizzica

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