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22 mag 2013

Esteri



2 anni di conflitto 2 anni di menzogne

Sono ormai trascorsi 2 anni da quando la cara ed amata primavera araba ha fatto il suo ingresso trionfale a Damasco, portando i più a credere che un cambiamento si fosse effettivamente messo in moto, che i siriani avrebbero finalmente ottenuto i loro diritti e la loro beneamata democrazia. Non fosse per il fatto che l’intera faccenda si sia rivelata una bufala giornalistica e mediatica uno ci avrebbe anche potuto sperare! Ma cosa succede realmente in Siria? La Siria ed il suo governo, presieduto da Bashar Al Asad, sono sotto assedio. Da chi? All’inizio si pensava che i “ribelli” avrebbero fatto cadere per primo il governo, ucciso Bashar Al-Asad senza un legittimo processo giudiziario alla democratica maniera (vedi Gheddaffi in Libia) e infine installato un governo islamista a conduzione Wahabita, Salafita o altro spacciandola per democrazia. Parliamoci chiaro: se c’è un islamista invasato e un panettiere che cercano di far cascare un governo, riuscendoci, non mi verrete mica a dire che verranno anteposti i bisogni democratici del panettiere anziché quelli dell’islamista? Quello che si prova a fare in Siria al momento è quello di ricostituire un califfato Islamico, una specie di ritorno alle origini, in quanto Damasco, appunto, fu la capitale del primo califfato della storia islamica (700 D.C. ca. per l’esattezza). 

Bisogna adesso capire chi effettivamente ci sia dietro questa rivoluzione. E’ strano come che da una normalissima protesta nel marzo 2011, si sia arrivati all’organizzazione di vere e proprie bande armate, equipaggiate con fucili mitragliatori, RPG, mortai, bombe a mano e molto altro tra cui anche artiglieria pesante. Il risultato di tale situazione è da attribuire ai nemici della Siria, USA in primis, che, seguiti da Francia, Qatar, Regno Unito ed altri, non hanno mai considerato un segreto il rifornire di armi e materiali logistici i ribelli siriani.
Denominati “Esercito per la liberazione della Siria” ma in realtà si potrebbero definire come “Fronte di Al Nusra”, “Al Qaeda” e gruppi minori che compongono l’immensa galassia delle macro e micro realtà terroristiche in Medio Oriente. La situazione territoriale è di difficile definizione, i terroristi sono stanziati a nord, mentre l’esercito arabo siriano ha il completo controllo del sud del Paese.
Feroci combattimenti si registrano nei sobborghi di Damasco, Aleppo, Homs e Tartus (città che ospita peraltro anche la base navale della Federazione Russa nel mediterraneo) citando solo i teatri di guerra più importanti. Gli alleati ed i nemici della Siria, per il momento si tengono in disparte, attuando un importante lavoro diplomatico nei tavoli del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con sede a New York. I maggiori alleati del leone siriano, sono la Federazione Russa, la Repubblica Popolare Cinese, la Repubblica Islamica dell’Iran e la Repubblica Bolivariana di Venezuela, i quali cercano in tutti i modi di fare ostruzionismo contro eventuali sanzioni verso la Siria.
Negli ultimi giorni le tensioni diplomatiche si sono intensificate da quando, il governo di Bashar Al-Asad è stato condannato di aver usato armi chimiche sulla popolazione siriana, tesi smentita e rimandata, secondo anche quanto conferma anche l’ONU, ai terroristi dell’FSA (free syrian army) i quali si sarebbero resi colpevoli dell’uso indiscriminato di vari agenti chimici mortali durante i combattimenti. Chi si è avvalso di più delle nazioni unite per i propri scopi non è intervenuto in questo caso, ovvero gli Stati Uniti d’America.
Intanto Israele che delle faccenda non voleva avere niente a che fare, ricordandosi peraltro della palude in cui si era già cacciato nel 1982 in Libano, si è fatto sentire un paio di settimane fa, quando con la propria aviazione ha effettuato un bombardamento strategico su Damasco, colpendo tra l’altro un centro di ricerca militare siriano. Fonti ufficiali israeliane confermano l’attacco e hanno dichiarato che il bombardamento era mirato a tagliare il rifornimento di armi dall’Iran verso gli Hezebollah: c’è da chiedersi come possano arrivare dall’Iran fino alla Siria questi camion, visto e considerato che bisogna passare per l’Iraq e soprattutto per il nord della Siria, che ricordiamo, è controllato dai terroristi anti Al Asad. A 2 anni dalle menzogne che hanno fatto quasi 100.000 morti e milioni di sfollati solo in Siria, si può anche dire che questa primavera araba non sia stata nient’altro che una messa in scena mediatica per far sì che i soliti noti ne guadagnino economicamente.

Riccardo Tarantelli

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