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23 feb 2014

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LA PSEUDO-MODA DI UNA VALLE OMOLOGATA

“Per molti una camicia è solo una camicia – sostiene Margherita Cercone, 23 anni di Pacentro, e continua - io la faccio diventare una gonna o anche un semplice top senza spalline”.
Margherita si occupa principalmente del disegno e dell’ideazione di una collezione, partendo dal tema di ispirazione, passando per le scelta dei tessuti e arrivando poi al disegno terminato, con tutte le specifiche per ogni capo e per ogni dettaglio.
Ha inoltre organizzato due sfilate, progettando e realizzando interamente la propria collezione.
Sapere che nella nostra piccola Valle ci siano persone attive e piene di voglia e creatività, soprattutto in questo campo, mi rende felice.
Questo perché in una realtà così piccola come quella pratolana, si nota  sempre di più un’ insana tendenza all’omologazione collettiva, nell’abbigliamento e nel modo di agire giovanile.
La moda che sfila sulle passerelle ha lo scopo di “dettare” tendenze che cambiano di volta in volta e si adattano al periodo sociale in cui vengono create, ma ovviamente l’alta moda mira a dare spunti, idee, colori. Insomma, il suo scopo è molto diverso dal messaggio che poi risulta essere captato dalla “gente di strada”, chiamiamoci così. I giovani catturano tendenze e, anziché rinnovarle, metterci del proprio, viverle, si limitano ad indossarle ed esasperarle fino a renderle quasi banali.
Margherita ha conseguito la propria Laurea in Fashion Design presso lo IED (Istituto Europeo di Design, ndr) di Roma ed è proprio nella capitale, a Porta Portese precisamente, che lei faceva il miglior shopping, tra mercatini vintage e piccoli negozi a cui non dareste una lira soltanto vedendoli da fuori.
“Io penso che alla fine basta avere un po’ di inventiva e di personalità nelle cose” e quanto ha ragione!
Foto 2:"Vignetta realizzata da Antonio Pizzoferrato, pagina Facebook: aPIXXO DESIGN"

Troppi sono i ragazzi che, magari non rendendosene conto, si lasciano trasportare dalle mode provvisorie, che siano borchie, felpe oversize, Converse, stampe di vario tipo, Jeffrey Campbell, leggings, vita alta e chi più ne ha più ne metta. Quanti di loro, però, si domandano cosa ci sia dietro quella determinata tendenza? Quante persone si attengono ad uno stile personale, creato e maturato nel tempo? E pensare che basterebbe solo aprire un po’ gli occhi e guardarsi attorno!
Molto spesso un capo acquistato in un mercatino dell’usato può avere decisamente più carisma di una scarpa con una lettera in rilievo, pagata molto più di ciò che vale, o di un paio di lettere stampate su sciarpe e borse.
La parola “tendenza” deriva da tendere (tirare, tracciare) verso qualcosa. Quando si propone una tendenza, infatti, si traccia un sentiero, una via, per far si che gli altri si muovano su quella stessa via che è stata appena creata. Attraverso la globalizzazione, i mass-media e internet, la tendenza si muove veloce come non mai e arriva a diffondersi dovunque. Nel seguire tale via, però, si possono percorrere sentieri che scindono leggermente dal tracciato originale, che ne deviano il percorso, seguendo così la strada, ma facendola propria.
Per quanto io capisca che il comportamento conformista possa essere scaturito da un meccanismo inconscio e involontario, prendere coscienza della propria omologazione e scegliere di essere “diversi” potrebbe rivelarsi un modo per acquisire consapevolezza di se stessi e conquistare anche una dose non indifferente di autostima.

Giulia M.


Foto1: Schizzi/disegni realizzati da Margherita

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