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23 feb 2014

Miscellanea

“Consigli di una viaggiatrice a due ruote”

Il Monte Castellano e gli “Amores”
Eccomi… viaggiatrice a due ruote come la mia super mountain bike, compagna nel mio tempo libero. La bicicletta è il mezzo ideale per trasformare un giro di due ore in pura vacanza, perché noi in Abruzzo abbiamo una miriade di posti meravigliosi che regalano emozioni uniche.
Oggi vi consiglio il Monte Castellano a quota 657 metri, del quale casualmente sono venuta a conoscenza in un pomeriggio di agosto in bici.
Il giro con una lunghezza di 25/30 km a/r ha inizio a Pratola Peligna. Arrivati al cimitero del medesimo, si va avanti in direzione località San Gennaro, poi sempre dritto per quelle stradine di campagna fino ad arrivare nei pressi di Raiano. Si svolta a sinistra sulla SS5 che porta a Corfinio. Dopo pochissimi metri prendiamo una discesa a sinistra, vicino a un maneggio di cavalli.
Ci troviamo nella Riserva Naturale Regionale Gole di San Venanzio, dove la natura selvaggia dei luoghi ha preservato un habitat unico e intatto. Superato un breve single track, cioè un sentiero molto stretto, troviamo la chiesetta campestre della Madonna di Contra, molto graziosa e la più antica di Raiano nelle cui mura sono incastonati elementi architettonici di epoca romana. Qui sono presenti aree di sosta. Proseguiamo sereni in questa rigogliosa natura.
Usciamo dalla riserva prendendo una stradina a sinistra e affrontiamo poi una leggera salita in asfalto che porta a Vittorito. Arrivati al paese, seguiamo l’indicazione –>belvedere peligno<–.
Si sale per 2,5 km su una strada panoramica in asfalto con una pendenza del 10%. Una volta finita la salita, arriverete finalmente al belvedere peligno dal quale si ammira un superbo panorama che abbraccia l'intera Valle Peligna e una cornice di splendide montagne.
Tornando indietro scorgerete una stradina sulla destra che continua a salire e, girando lì, dopo pochissimi metri vedrete davanti a voi un’edicola in stile dorico recante sull’epistilio alcuni versi del poeta Ovidio tratti dal secondo libro degli "Amores".
Su un lato trovate scritto questo:
...PAELIGNI RURIS PARVA SED IRRIGUIS ORA SALUBRIS AQUIS TERRA FERAX CERERIS MULTOQUE FERACIOR UVIS DAT QUOQUE BACCIFERAM PALLADA RARUS AGER.
Sull’altro lato la sua traduzione: 
...DALLA PELIGNA TERRA NON VASTA MA FECONDA D’ACQUE SALUBRI IRRIGUA DI MOLT’UVA FRUTTIFERA E DI BIADE FERACE PIU’ RARA ANCHE L’OLIVA DI PALLADE PRODUCE.

Non aggiungo altro ai versi di Ovidio, vi basta leggere queste poche righe per capire che la terra peligna è “feconda” di bellezza e incanto.
A me incanta a ogni uscita. Invito anche voi a fare questo giro in bici o anche a piedi.

Anouk Fabrizi





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