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20 feb 2014

Scienze

“ LA GRANDE BELLEZZA…DELLA RICERCA”

“… La cosa più importante nella vita è che tutto ciò che si faccia, si faccia con passione;… di non annoiarsi mai di conoscere e di apprendere cose nuove ma soprattutto di non perdere mai la speranza!...”
Questo è l’invito sentito e sincero che la dottoressa Annalisa di Ruscio, giovane ricercatrice di 34 anni, rivolge alle giovani generazioni che si avviano a scrivere il loro futuro. Annalisa che inizia il suo cammino di studi nel Liceo Classico “Ovidio” di Sulmona,
per poi proseguire presso l’Università Cattolica in Roma dove consegue la laurea in Medicina con specializzazione in Ematologia. Al termine del cammino universitario l’amore e la passione per la ricerca, unite alla volontà di migliorare i suoi studi, la conducono negli Stati Uniti presso l’Università Harvard di Boston dove, a distanza di sei anni ha vinto la sua prima sfida, insieme alla sua équipe di ricerca coordinata dal Professor Daniel G. Teneen, presentando al mondo intero il 21 novembre 2013 la loro “grande bellezza della ricerca”: la scoperta di un interruttore in grado di accendere geni anticancro.
 Il lavoro di ricerca ha interessato maggiormente la scoperta di una classe di molecole (RNA) che spegne un enzima chiave nella regolazione dei geni, denominato DNMT1. Questo agisce come “silenziatore genico” e quando viene disattivato i suoi geni bersaglio si accendono. I geni bersaglio sono gli oncosopressori. In pratica mettendo fuori causa DNMT1 si può agire direttamente sul tumore attraverso gli oncosoppressori, o geni bersaglio. L’attività dei geni è regolata da un meccanismo detto di metilazione, il che significa come enzimi deputati, tra cui DNMT1, legano ad un gene chimico detto”metile” che lo spegne. In molti tumori questo processo diventa irregolare e vengono erroneamente spenti dei geni anticancro, gli oncosoppressori . Attualmente esistono già alcuni farmaci ,cosiddetti ipometilanti,che bloccano la metilazione per riattivare gli oncosoppressorri, ma sono farmaci poco specifici e quindi non privi di effetti collaterali. Questo lavoro di ricerca ha offerto un’altra possibilità su uno dei meccanismi che regolano la trascrizione genica per cui in futuro si spera vivamente di poter sfruttare questa innovativa conoscenza per  poter riattivare dei geni in maniera più specifica ed aprire una nuova strada per una terapia anticancro intelligente, mirata con meno effetti collaterali.

Questo, in sintesi, il risultato di un duro lavoro che ha visto impegnati per lunghissimo tempo ( “..tre anni per realizzarlo, due anni per convincere i revisori che era giusto..”) la dottoressa di Ruscio e l’équipe del Professor Teneen; in merito a questo Annalisa tende a sottolineare il contributo elargito della Fondazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC-FIRC) tramite una borsa di studio atta a finanziare questa ricerca e insieme vincere questa sfida nel mostrare al mondo e soprattutto ai più scettici “la grande bellezza della ricerca scientifica”.
 Ennesima prova di un brillante giovane talento che dall’Italia è dovuto partire per potenziare i suoi studi all’estero; a tal riguardo la dottoressa di Ruscio riconosce come: “.. in Italia mancano i finanziamenti pubblici per la ricerca e se ci sono la classe dirigente non li riconosce e sostiene a dovere ma soprattutto non tendono a valorizzare i singoli giovani nell’adempimento delle proprie passioni, dei propri progetti ed ideali da seguire; in Italia vige un «sistema chiuso», invece tutti dovrebbero avere la possibilità di svolgere le attività per le quali sono maggiormente portati…”; gli Stati Uniti, invece, visti con gli occhi di una giovane e promettente ricercatrice rappresentano tutt’altro: “…all’inizio ho dovuto affrontare la difficoltà di inserimento in una realtà nuova, apprendere il tutto più rapidamente, ma al di là di ciò ho avuto modo di conoscere persone nuove, aprirmi a nuovi orizzonti e la cosa che mi ha sorpreso è la «familiarità» con cui tutti ti trattano, a cominciare dal professore universitario che vuole che ci si rivolga con il semplice “Tu” e poi a discapito di quanto si dica sugli italiani, qui in America gli italiani sono grandissimi lavoratori e bravissimi ricercatori…”
Questa eccezionale scoperta scientifica ha portato con sé oltre ai validi meriti e riconoscimenti in ambito scientifico, anche parole di elogio e di orgoglio pronunciate dal sindaco di Sulmona, dott.Giuseppe Ranalli che encomia la dottoressa Annalisa di Ruscio come “orgoglio della nostra comunità”. Il livello di importanza e di popolarità data a questa notizia ha colpito in maniera positiva Annalisa ignara di un tal riconoscimento da parte della sua città natale, in merito a ciò però non ha mai perso la sua umiltà e la sua dedizione alla ricerca il che la rende immensamente ammirevole ed un significativo esempio e modello per le generazioni future.
Ora si prepara a superare una seconda sfida: il ritorno in Italia perché come tende a ricordare Annalisa: “…andare via dall’Italia non vuol dire scappare, ma migliorarsi a seconda dei progetti e degli ideali da perseguire con giusti sacrifici per poi, un giorno, ritornare e mettere a disposizione del proprio Paese quanto si è appreso piuttosto che condurre una vita da esule…”    


Salvatore Presutti

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