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22 gen 2014

Attualità

Sagittario, storia di un fiume violentato

Anticamen veniva chiamato Flaturnum e  Frigidum. Viene citato da D’Annunzio nella “Fiaccola sotto il moggio”. Il nome attuale indica l’impetuosità delle sue acque, che come una freccia (Sagitta), si scagliano a gran velocità per tutti i 21 chilometri di percorrenza del fiume, fino alla confluenza con l’Aterno. Il Sagittario costituisce da secoli la vita per le popolazioni peligne: ai lati delle sue sponde nascono e si sviluppano i primi insediamenti umani della Valle. 
Per anni rappresenta la fonte di approvvigionamento idrico per la coltivazione e per l’abbeveraggio di uomini e animali.  C’è inoltre da considerare la sua importanza dal punto di vista alimentare: qui, di fatti, si catturano trote, gamberi e capitoni in grande quantità. In un epoca in cui i contadini trascorrono la maggior parte del tempo nei campi, risulta fondamentale per l'igiene della persona (nelle sue acque vengono lavati panni e utensili).
Sotto la giurisdizione Celestiniana s'intensificano le opere di arginamento a protezione dei campi e dei boschi.  Addirittura gli uomini si specializzano nella pesca a mano, senza l'ausilio di nessuna esca. Il fiume esonda più volte (come risulta dalle memorie storiche) ed esistono significativi documenti (vedi prime immagini fotografiche del secolo scorso) che ne descrivono la potenza devastante. Dalla fine del XIX secolo, il Sagittario è stato imbrigliato attraverso una serie di interventi che ne hanno regolato il flusso. L'attuale assetto reticolo idrografico infatti, diventa del tutto artificiale, così come è stato configurato, a partire dal 1880, in concomitanza con la costruzione della ferrovia Pescara-Sulmona. Il fiume Sagittario viene spostato dalla sua sede naturale (a quota più depressa nel fondo valle), a partire dalla località Capo Canale fino alla confluenza con l'Aterno e portato in quota, "a mezza costa", sulla destra della valle. Il fondo della sezione dell'alveo risulta pensile sul piano campagna e gli argini si elevano fino a 6-7 m. 
L'8 giugno del '44 i Tedeschi attentano alla vita del fiume, ma i danni non saranno irreparabili. Dal dopoguerra ad oggi il Sagittario subisce ogni sorta di angheria. Gli anni dell'industrializzazione hanno portato infine all'inquinamento. Le analisi sulle acque ci indicano risultati di scarsa qualità. Il fiume si avvia ad un lento declino. Durante gli anni ‘80 viene  dato inizio ad un nuovo intervento di sistemazione del corso d'acqua, con la finalità di conseguire una drastica riduzione del rischio idraulico e un miglioramento del drenaggio superficiale delle aree latistanti gli alvei fluviali. Nell'area in Comune di Pratola, lungo il fiume Sagittario, viene indicata la zona a maggior pericolo esondazione (circa 1 km), nel tratto che va dalla zona a monte della ferrovia Sulmona-Pescara, fino alla strada statale SS 5 dir e più in basso.
Ad oggi il fiume rischia di diventare un misero rigagnolo se verranno approvate due richieste di captazione ad uso idroelettrico, una a Pratola Peligna e l'altra a Bugnara.
La captazione ridurrà la portata a meno di un terzo per alcuni chilometri. A Pratola in particolar modo, si vorrebbe intubare un fiume che è già nella classe di qualità 'scadente', con la conseguenza di peggiorare ulteriormente questa situazione. La produzione di energia da fonte rinnovabile non può comportare il definitivo depauperamento del patrimonio ambientale abruzzese, anche perchè i fiumi sono come i reni del corpo umano e hanno una funzione fondamentale per la vita di un territorio.



Tommaso Liberatore

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