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23 ott 2013

Miscellanea


Consumo zero del territorio

In un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, non essendoci risorse da investire in opere pubbliche, sarebbe bene iniziare a discutere di problematiche che non hanno alcun costo per le casse comunali.
Un tema fondamentale da affrontare a Pratola è quello della modifica del  piano regolatore generale e del regolamento edilizio ormai datati e non più utili per lo sviluppo del nostro paese.
Molti comuni italiani, negli ultimi tempi, stanno coinvolgendo i propri cittadini in tal senso e stanno varando PRG in cui il principio fondamentale è il CONSUMO ZERO DEL TERRITORIO, intendendo per consumo la impermeabilizzazione dei terreni e quindi non solo le costruzioni ma anche i capannoni e le superfici asfaltate.
Molti “rioni” di Pratola sono quasi del tutto disabitati, le abitazioni sono fatiscenti, spesso inabitabili; nelle periferie, invece,  si continua a costruire per cui, tra qualche anno, avremo un paese con un buco nero circondato da nuove abitazioni; un po’ come il triste panorama dell’Aquila dopo il terremoto.
Il pubblico e, quindi noi cittadini,dobbiamo decidere cosa fare in futuro.
La provincia di Torino ha negato  all’Ikea l’autorizzazione a costruire un centro commerciale su una superficie di 18 ettari, questo esempio non è frequente perché gli amministratori, pur di salvaguardare i propri bilanci, difficilmente negano un permesso a costruire.
Molti Comuni, soprattutto al Nord, hanno adottato PRG con consumo del territorio zero, recuperando interi quartieri ed intere zone artigianali ed industriali.
Il pubblico può decidere sulla cosa pubblica, può decidere se una superficie deve essere
impermeabilizzata e no.
Sui terreni, a differenza dell’acqua, ci sono sempre stati diritti di proprietà, ma su di essi la Costituzione esercita un diritto primario del pubblico.
 Dovremmo esercitare quindi questo diritto primario e conseguentemente affrontare i temi della ristrutturazione e riqualificazione delle aree urbane all'interno dei solchi degli articoli 9, 41, 44 e 137 della Costituzione.
Questo articolo vuol essere solo uno spunto per iniziare a discutere di questi argomenti, credo che sia ora di uscire dal torpore e mettere insieme iniziative per sensibilizzare tutti i cittadini ed i loro rappresentanti su questi argomenti.


DATI ISPRA
8.000 km2  di consumo di suolo del 1956, oltre 20.500 km2 nel 2010; questo aumento non si può spiegare solo con la crescita demografica: se nel 1956 erano irreversibilmente persi 170 m2  per ogni italiano, nel 2010 il valore raddoppia, passando a più di 340 m2.
Negli ultimi anni il consumo di suolo in Italia è cresciuto ad una media di 8 metri quadrati al secondo e la serie storica dimostra che si tratta di un processo che dal 1956 non conosce battute d’arresto. Si è passati dal  2,8% del 1956 al 6,9% del 2010, con un incremento di 4 punti percentuali. In altre parole, sono stati consumati, in media, più di 7 metri quadrati al secondo per oltre 50 anni.
Il fenomeno è stato più rapido negli anni 90, periodo in cui si sono sfiorati i 10 metri quadrati al secondo, ma il ritmo degli ultimi 5 anni si conferma comunque accelerato, con una velocità superiore agli 8 metri quadrati al secondo. Questo vuol dire che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze. In termini assoluti, l’Italia è passata da poco più di 8.000 km2  di consumo di suolo del 1956 ad oltre 20.500 km2 nel 2010, un aumento che non si può spiegare solo con la crescita demografica.
Sono questi i risultati dell’indagine ISPRA, la più significativa collezione di dati a livello nazionale che ricostruisce l’andamento, dal 1956 al 2010, del consumo di suolo in Italia.
In Italia si consumano giornalmente circa 100 ettari di suolo permeabile.





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