name='description'/> Parle Serie Blog: La musa di un folle artista

19 dic 2013

La musa di un folle artista

La musa di un folle artista-puntata 15

Mi svegliai qualche ora dopo e aprendo gli occhi riconobbi subito il suo tavolino,quello su cui buttavo la borsa appena arrivavo,la tv e lo scaffale,e mi accorsi di essere sdraiata sul suo divano. <<Grazie a dio,allora era tutto un sogno non te ne sei andato davvero!>> mi alzai di scatto per cercarlo ma vidi solo il suo coinquilino <<Mi dispiace se ne è andato per davvero!>>. 
Fu come ricevere una nuova coltellata,ma questa entrò più facilmente seguendo la ferita lasciata dalla prima. <<Piangi pure se vuoi,ma non credo servirà a molto,ci ha abbandonati tutti più o meno nello stesso modo,ha portato solo la sua macchinetta con lui ed è andato via.>> <<Non ho più lacrime,credo di non avere più niente ormai.
Ti dispiace se resto qui sta notte? Non ho voglia di stare sola,ho paura di dormire e lasciare che mi uccida di nuovo anche in sogno, non è che avresti un po’ di fumo? L’altra volta mi ha fatta stare bene>> <<Fidati non risolve niente,comunque no, ho qualcosa di più forte se vuoi!>> <<E’ quello di cui si faceva anche lui vero?>> <<Anche>> Le sue parole sibilarono nelle mie orecchie. Il serpente mi tentava con il frutto più succoso e dolce: sentirmi piu’ o meno come lui, capire cosa provasse, cosa sentisse, cercare, anche solo lontanamente, di capire perché fosse andato via. Mi rigettai sul divano e mi persi nell’eco del mio silenzio cercando disperatamente una risposta alla lite fra il mio istinto e quel poco di ragione che era rimasta in me. Ma la ragione si arrese davanti a quella situazione che di logico non aveva nulla. Mi passò un cd con sopra una striscia di polvere bianca, sembrava zucchero a vedersi, ma non era per niente dolce .Lo immaginai per un istante con il capo chinato sul tavolino, con quel suo naso grande che sbatteva impacciato contro il legno, a tirare senza paura e cosi’ feci anch’io. Tirai velocemente su per il naso, poi alzai la testa verso l’alto e lasciai che scendesse giù lungo la gola per arrivare a scorrere in ogni singola vena. Dopo poco un sapore amaro mi pervase e i denti e le labbra erano come addormentati. Non mi stravolse più di tanto, ma mi sentii più forte, energica, positiva Mi sentii bene, come se non fosse mai successo niente, come se le lacrime cadute fossero un ricordo lontano. Ero forte e potevo affrontare il mondo. Fino a poche ore prima ogni singola parte del mio corpo era distrutta, la mia anima un grande e buoi strapiombo. Ma ora niente più poteva ferirmi e ne parlai come se lui non potesse più farmi male. <<Sai cosa mi ha ferito più di tutto? Che io l’ho accettato così com’era senza compromessi, con tutti i suoi sentimenti, i suoi pensieri, anche con il suo vizio e le sue bugie, lui invece non è riuscito ad accettare il mio amore, come se fosse una crudeltà da parte mia. Capisco ora di non averlo mai capito, o forse di averlo idealizzato a tal punto nella mia testa da averne creato un sosia completamente diverso.>> <<Se c’è una cosa che ho capito di lui è che è molto più profondo di quanto abbia mai voluto essere, di quanto gli altri l’hanno voluto, e pertanto ha sempre indossato una maschera, ma quando si finge per troppo tempo si rischia di non saper più riconoscere la realtà, così la sua vera indole è stata soffocata>>. A quelle parole il mio desiderio di comprenderlo si fece sempre più un’illusione, e l’idea di poterlo aiutare ad uscire dalla gabbia, in cui era imprigionato, divenne una chimera.. Mi abbandonai e mi addormentai di nuovo soffocando con il sonno i mille pensieri che battevano insistentemente le tempie.

Claudia Di Meo

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