name='description'/> Parle Serie Blog: La musa di un folle artista

22 nov 2013

La musa di un folle artista

La musa di un folle artista-puntata 7

Durante la notte non chiusi occhio,ripetevo a memoria ogni singola parola detta e non riuscivo a cancellare dalla mente il suo viso. Anche durante il giorno al giornale continuavo a ripensare a quello che era successo e un sorriso mi rimase stampato sul viso per tutto il tempo. Nonostante ciò mi sentivo irrequieta e mentre scrivevo al computer gli articoli affidatimi,battevo freneticamente le punta delle unghie sul tavolo e muovevo a ritmo il piede,aspettando con ansia un suo gesto anche semplicemente un messaggio. Avevo paura che quelle due ore passate insieme non avessero suscitato nulla in lui e che non mi avrebbe più ricercata,e ciò sarebbe significato che tutto ciò che io avevo provato era irreale. Senza che me ne accorgessi erano già arrivate le 5 e l’idea di tornare a casa senza averlo rivisto mi provocava un senso di insoddisfazione e quasi di dolore,persi più tempo possibile nel prepararmi: prima di spegnere il computer revisionai attentamente ogni cosa scritta,andai in bagno e mi lavai le mani gingillandomi per un po’ davanti lo specchio, controllai il contenuto della borsa 3 o 4 volte prima di metterla sulla spalla. Tutto ciò per la bellezza di 10 minuti. Erano le 5 e 10 e ormai non potevo evitare la realtà. Scesi lentamente le scale del palazzo, e fu aprendo la porta che vidi dall’altro lata della strada un buffo ragazzo che giocava con un gatto. Sentii un tonfo al cuore e un leggero tremolio impediva alla mia mano di stare ferma, la misi in tasca e mi avvicinai attraversando senza neanche badare al colore del semaforo. <<Che ci fai qui?>> <<Oggi il locale e’ chiuso e cosi’ mi chiedevo se ti andasse di fare un giro con me>> <<Certo! Dove andiamo?>> <<Ti mostro la mia Londra!>>. Andammo in alcuni posti che non sono di certo inseriti nelle guide turistiche, vicoli sconosciuti, parchi abbandonati, pezzi di Londra che solo chi la ama puo’ conoscere. <<Conosci Banksy?>> <<Si l’ho sentito nominare>> <,Allora vieni ti faccio vedere una cosa!>>. Arrivammo difronte ad un grande muro con sopra disegnata una bambina che faceva volare un palloncino a forma di cuore. <<Ti piace?>> <<E’ bellissimo>>. Mi piaceva talmente tanto che per un attimo non riuscii piu’ a parlare. <<Perche’ non parli?>> <<Non ti fa paura?>> <<Cosa?>> <<L’idea di lasciar volare il tuo cuore!>> <<No, e’ vero che l’amore porta sofferenza, ma i palloncini nascono per volare nell’aria, l’abilità sta solo nel non farli bucare, altrimenti diventano un ostacolo a terra, e fortunatamente io in questo sono un esperto>> Disse quelle parole senza esitazioni,senza farsi alcuno scrupolo,io non risposi stetti in silenzio. Mi tornarono in mente tutte le ragazze delle foto e l’idea che avesse portato nella “sua” Londra anche tutte loro mi infastidì,ma a turbarmi più di tutto fu il pensiero che io a contrario suo non avevo mai fatto volare via il mio cuore per nessuno e probabilmente rimanendo chiuso dentro di me tanto a lungo si era anche sgonfiato. Notando il mio improvviso distacco cambiò discorso, quasi volendo cancellare la frase precedente e per riparare mi propose di restare a cena insieme,ma io preferii di no e tornai a casa dai miei colleghi per trascorrere la serata tra una birra e due chiacchiere.

Claudia Di Meo

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