name='description'/> Parle Serie Blog: La musa di un folle artista

17 nov 2013

La musa di un folle artista

La musa di un folle artista-puntata 6

Il giorno dopo non riuscii a togliermi dalla mente la sua figura, quel suo sguardo tanto profondo e a tratti triste, come quello di chi nasconde un segreto. Il mio istinto narcisistico mi spinse a pensare di poterlo svelare e di essere l’unica in grado di salvarlo. Cosi’ decisi di tornarlo a cercare. Camden di giorno era ancora piu’ bella, la luce si rifletteva sui visi delle persone per poi diffondersi tra i fumi.
Attraversato il ponte fui presa da un attimo di ripensamento. Ragione e istinto si combattevano:la prima mi ripeteva di stare tranquilla e andare avanti,il secondo era nel panico totale e mi spingeva a correre via il più veloce possibile. Fortunatamente però nel mio subconscio entrò in mezzo la volontà e mi spinse a fare due passi avanti. Mi accorsi dalla luci che il locale era aperto e dopo aver preso nuovamente coraggio aprii la porta ed entrai. C’erano poche persone e mi risaltarono agli occhi alcuni particolari che la sera prima a causa della folla non avevo notato. Sopra il bancone era appesa una grande stampa con raffigurato un buss che attraversava Piccadilly Circus di notte e sopra era incisa una frase “A volte immagino che le anime perdute della gente siano costrette a vagare per le strade di Londra in modo perpetuo. Uno le sente passare accanto come un soffio d'aria”. Ripensai al messaggio del direttore e per un attimo mi estraniai,quasi perdendo di mente il motivo per cui ero lì. Poi abbassai lo sguardo e vidi al bancone la barista che mi fissava in attesa di incrociare il mio sguardo per parlarmi <<Le serve qualcosa?>> <<Veramente si,volevo sapere dove posso trovare il fotografo che espone qui>>. Fece una lieve smorfia quasi per ridere <<La vittima del momento?! In realtà è il proprietario del locale. Aspetta te lo chiamo>>. Si diresse verso una stanzetta accanto il bagno e io ebbi tutto il tempo necessario per rimandare a memoria quelle poche parole e sentirmi così stupida da mordermi le labbra e tentare una fuga dell’ultimo minuto. Uscii dalla porta e ripresi la via del ponte ma mi sentii prendere per il braccio <<Ma ciao>> mi voltai e lui era lì con il suo sorriso irrisorio. <<Scusami ho sbagliato a cercarti probabilmente non ti ricordi neanche chi sono>>risposi persa in una vampata di calore. <<Beh è un po’ difficile non ricordarmi abbiamo parlato la notte scorsa,come è andata la festa? Si è divertito il tuo amico?>> <<Si è stata una bella serata! >> Così iniziò la nostra conversazione che proseguì durante il pomeriggio. Tutto il disagio e la paura provata appena arrivata scomparvero e rimase solo un grande senso di tranquillità. Le circostanza fecero si che in poche ore permisi a quell’estraneo di avvicinarsi al mio cuore più di ogni altra persona prima d’ora. Senza rendermene conto,parola dopo parola,avevo liberato la mia mente da ogni vincolo e inibizione tanto che ormai priva di ogni difesa si rifletteva nella sua,come in uno specchio d’acqua cristallina,affogandovi ogni pensiero,anche il più nascosto. I suoi occhi proiettavano un film a colori ed avevano ormai imprigionato i miei,ma quella prigionia non mi era dolorosa al contrario tanto dolce che ogni qualvolta il suo sguardo si smarriva, il mio lo inseguiva ansimante di voglia. Eravamo in mezzo alla folla e alla confusione di Camden eppure niente ci toccava tranne che i suoni provenienti dalle nostre labbra,i movimenti dei nostri corpi,le luci e i colori dei nostri occhi. Le rispettive anime erano ormai venute a contatto senza difese ,l’una vittima dell’altra, e danzavano insieme tra le tazze dei caffè incontrandosi a metà della superficie del tavolino che ci divideva. Quando fu l’ora di interrompere quella danza e allontanarmi da lui,sentii l’insorgere di un malessere che sotterrò tutta la felicità provata fino a pochi secondi prima,ma nonostante ciò ,salutandolo, non mi fu possibile non sorridere,con un sorriso pieno di tenerezza come quello che si dedica ad un bambino. Lo guardai per un’ultima volta prima di chiudermi la porta alle spalle e mi allontanai,di nuovo sola con i miei pensieri che d’improvviso sembravano non bastarmi più.

Claudia Di Meo

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