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23 nov 2013

Fuori sede

Sankara

Molteplici sono le occasioni di crescita culturale, politica e di vita che l'ambiente della capitale e soprattutto quello universitario offrono a noi studenti. In questo articolo vorrei parlarvi proprio del contenuto di una di queste occasioni, concretizzatasi in una conferenza svoltasi nella mia Università Luiss Guido Carli. 
L'incontro parlava della vita e delle gesta di un uomo, un grande uomo, di cui personalmente ero ignaro. Ho deciso allora di condividere con tutti i nostri lettori quanto ho appreso nell'incontro, sperando di suscitare in voi l'interesse che l'argomento ha scaturito in me. Si chiamava Thomas Isidore Noel Sankara. Nacque nel terriorio dell'Alto Volta, ex colonia francese situata nell' Africa sub-sahariana nel dicembre del 1949. A dieci anni fece finire il padre in carcere perché si ribellò ad un ingiustizia commessa a scuola. Nel suo paese la giustizia dei padroni bianchi puniva anche la famiglia di appartenenza. Nella sua scuola era però uno degli alunni migliori. Divorava i libri, aveva sete di conoscenza. Nonostante provenisse da una famiglia poverissima, riuscì ad accedere alla vita militare. Nel 1983 si mise a capo di un'insurrezione popolare che lo vide vittorioso. All'età di 34 anni si trovò a governare una nazione assediata dalla desertificazione e dalla carestia, su cui incombeva una povertà cronica e una miseria dilagante. Tranciò definitivamente i collegamenti con il sistema coloniale, modificando il nome del paese in Burkina Faso che letteralmente significa "Paese degli uomini integri". In soli 4 anni di governo riuscì a realizzare una serie di riforme sociali che cambiarono radicalmente il volto del paese. In primo luogo condannò l'infibulazione e la poligamia, battendosi costantemente per affermare un ruolo delle donne nella società. Avviò una intensa campagna di alfabetizzazione su larga scala e costruì centri medici in ogni villaggio del burkinabè e cantieri per opere idrauliche. Ridusse tutti gli stipendi ( ad iniziare dal suo) dei funzionari pubblici, abolì le indennità presidenziali e impedì a tutti i suoi ministri di volare in prima classe, consentendo loro solo di accedere solo alla classe turistica. Vendette tutte le Mercedes ministeriali in favore delle più economiche Renault 5. Obbligò tutti i politici e gli uomini delle istituzioni a pubblicare i proprio averi e a giustificarne il possesso ricchi. Egli, infatti, credeva che il presidente e i politici di un paese povero non potessero essere ricchi. Con i soldi risparmiati finanziò una campagna di vaccinazione contro la meningite, la rosolia e la febbre gialla definita dall'UNICEF la più grande registrata nel mondo. Sankara gestì il potere in modo poco convenzionale. Da umile e populista qual'era, viveva il modello di vita proposto alla sua gente. Occorreva che tutti facessero sacrifici, e lui certo non si tirava indietro. La sua rivoluzione ispirata ai più puri ideali del socialismo novecentesco, faceva sì che agli occhi della comunità internazionale fosse visto come un sognatore ed un ingenuo. Nonostante ciò intorno a lui si creò una figura di leader alquanto contagiosa: saggio e idealista, non assetato di potere. A livello economico perseguì una politica protezionistica, e nelle rare occasioni in cui non indossava la divisa militare, vestiva solo abiti tessuti nel suo paese con cotone coltivato nel Burkina Faso. Furono anni prosperi per il paese africano, un paese fiero della sua diversità che riuscì a risorgere dal baratro e dalla miseria progressivamente, svincolandosi dalla morsa spolpatrice delle multinazionali. Ma fu proprio questa sua opposizione contro i "Signori del Mondo" e la sua volontà di rendere l'Africa finalmente un paese libero a condannarlo a morte. Il suo primo discorso alle Nazioni Unite è ricordato attraverso questa celebre frase « Parlo in nome delle madri che nei nostri Paesi impoveriti vedono i propri figli morire di malaria o di diarrea, senza sapere dei semplici mezzi che la scienza delle multinazionali non offre loro,  preferendo investire nei laboratori cosmetici o nella chirurgia plastica a beneficio del capriccio di pochi uomini e donne il cui fascino è minacciato dagli eccessi di assunzione calorica nei loro pasti, così abbondanti e regolari da dare le vertigini a noi del Sahel... » Un pessimo biglietto da visita a cui si sommarono anche le amicizie di Sankara come quella con Gheddafi, Fidel Castro, Menghistu e il mozambicano Samora Machel, di certo non viste di buon occhio da Stati Uniti e Francia.La goccia che fece traboccare il vaso fu l'ultimo discorso tenuto dinnanzi le Nazoni Unite nel 1987. Sankara si scagliò contro l'imperialismo delle potenze dominatrici del mondo, comprendendo che nuove e spietate forme di asservimento si celavano dietro la politica degli aiuti umanitari. Inoltre oppose una strenua resistenza al pagamento dell'ipotetico debito africano, da lui inteso come una nuova forma di colonialismo. Il primo presidente del Burkina Faso pagò la sua voglia di verità e giustizia con la vita. Venne assassinato nel 1987 da un gruppo di militari suoi "amici", corrotti dalle agenzie dei servizi segreti americane e francesi. Il suo assassino Blaise Compaoré divenne presidente del Burkina faso e ancor oggi, dopo 25 anni, mantiene il suo incarico. Il paese sub-sahariano è nuovamente sprofondato nella miseria e nella povertà. Ma l’immagine di questo giovane rivoluzionario che osò sfidare i grandi del mondo e che seppe incarnare le speranze di liberazione di un intero continente, resta un esempio di integrità e di coraggio che riempie di orgoglio milioni di africani. Come lui stesso affermò" Le idee non possono morire".

Mario Pizzola



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