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23 ott 2013

Chiacchierando con...

“UNO ZOOM NELLA VITA DI GIOVANNI CAMASSA”

Le foto spontanee sono sempre le più belle ed affascinanti, e l’improvvisa e spontanea voglia di fotografare di Giovanni Camassa lo è ancora di più. Può una passione travolgerti in così poco tempo?


Come ti sei avvicinato alla fotografia?
Mi è sempre piaciuto fotografare, ma questa intensa passione è scoppiata pochi anni fa alla nascita del mio primo figlio, Stefano. È stato in quel periodo che ho deciso di comprare la mia prima Reflex. Ho iniziato così ad apprendere le nozioni principali della tecnica dell’immaginazione e c’è voluto un po’ di tempo per capire come funzionasse.

Raccontaci il tuo percorso fotografico, sei un’autodidatta o hai seguito dei corsi, frequentato scuole?
I primi due anni sono stato un’autodidatta. Poi ho iniziato a frequentare il Professor Rizzotti che mi ha aiutato molto in questo mio percorso formativo, pur essendo un seguace della scuola della cinepresa, diversa dalla fotografia per tecniche molto più precise.

Che cosa preferisci fotografare?
Il ritratto. Forse è la cosa più difficile perché nel volto di una persona c’è sempre una storia, un sorriso, uno sguardo, una forma caratteriale, dolcezza, amarezza, si va alla scoperta dei sentimenti più diversi. E le cose che trovo nei bei ritratti restano in me sempre impresse, indelebili. È davvero difficile capire il profilo esatto, la luce, le posizioni, il punto d’inquadratura di una persona, il “IO SONO FOTOGENICO” NON ESISTE!  
                                  
Qual è il soggetto più bello che hai fotografato?
Oltre a mia moglie ed i miei figli, sicuramente Clara Siria Di Cristoforo e una bellissima ragazza di Sulmona, Francesca Di Tirro.

Canon o nikon?
Nikonista ferreo!

Hai partecipato a dei concorsi e vinto dei premi?
Premi tanti, ogni anno e concorsi molti, anche perché ne sono stato più volte il fautore.

Hai partecipato a qualche mostra al di fuori di Pratola?
Solo a livello di web e a livello locale. Per esempio a Raiano, una mostra sulle gole di San Venanzio. In quell’occasione inventai una macchinetta subacquea e vinsi il secondo e terzo premio e fui premiato dal Professor Di Benedetto.

Progetti per il futuro?
Posso solo dire che fotograferò sempre quello che vorrò e cercherò di non fotografare quello che mi si chiede, perché non sono molto bravo in questo. Spero davvero di non abbandonare mai questa mia passione anche se scoperta un po’ in ritardo.

 Lorenza Petrella

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