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23 ott 2013

Fuori sede

Matricola

Una settimana fa è cominciata una nuova fase della mia vita riassumibile in un termine molto semplice “matricola”. Parlando in termini sociologici potrei dire di aver acquisito una nuova identità, un nuovo ruolo sociale legato non solo all’ambito universitario ma anche a quello relazionale.
Infatti è come ricominciare tutto dall’inizio come se si fosse al primo giorno di liceo, solo che all’ingresso non trovi il tuo compagno di banco, ma un branco di 500 persone più stordite ed impaurite di te che ti ignorano completamente o in casi più fortunati timidamente vengono a presentarsi .Entri per la prima volta in aula ed hai di nuovo l’opportunità di scegliere se essere la secchiona di turno e posizionarti alla poltroncina in prima fila, praticamente dentro lo schermo della lavagna, oppure in fondo all’aula dove la voce del professore arriva distorta dai commenti di 500 alunni. Finita la lezione ti avventuri verso la mensa, che guardi con timore ricordando “le minestrine” delle elementari e delle medie, ma che poi scopri non essere tanto male. Andata via la paura e lo sconforto dei primi giorni cominci a sentirti a tuo agio a riconoscere il tuo posto in aula o in mensa, a sentirti “integrato” per così dire. Rispetto al liceo si ha sicuramente l’impressione di sentirsi più grandi, liberi di palesare le proprie scelte e opinioni senza il timore di essere rimproverati o di prendere una nota sul registro, ti senti libero di seguire se ti interessa oppure di fregartene uscendo dall’aula o giocando al telefono mentre il professore parla. Eppure è proprio questa libertà che in realtà racchiude il senso dell’ esperienza universitaria, perché essendo libero di scegliere se impegnarti o lasciarti tentare dalle distrazioni o dalla tentazione di restare al letto la mattina, capisci di avere una responsabilità addosso, quella del tuo futuro. Non soltanto per l’imminenza degli esami ma soprattutto perché tutte le tue speranze, i tuoi sogni, i tuoi progetti saranno il frutto del tuo impegno. Così decidi di alzarti la mattina anche se stai morendo di sonno e fuori le coperte ci sono dieci gradi centigradi, di vestirti di fretta mentre cerchi di bere un caffè e di buttarti nel traffico per correre dietro al primo tram, di arrivare all’università in condizioni pessime e lasciare ai ragazzi più grandi lo sfizio di etichettarti come “matricola”, buttarti sulla prima poltrona libera e prendere appunti cercando di stare dietro ad un narcisistico e logorroico professore in giacca e cravatta. Ovviamente la vita universitaria non è fatta solo di corse e ansie, ma anche di esperienze “ laterali” a mio avviso forse anche più formative. Conoscere persone nuove per esempio che arrivano da tutta l’Italia, che hanno un passato, un accento, una storia diversa dalla tua, con le quali giorno dopo giorno scambi confidenze, esperienze e sentimenti e con le quali costruisci una vera e propria famiglia, un’isola di sicurezza in mezzo al caos quotidiano. Vivere l’estenuante attesa del venerdì sera, consapevole già che il sabato dopo quando alle 14 sarai ancora collassato nel letto ti pentirai per non esser rimasto a casa. Stare a casa ed imparare a badare a te stesso, a cucinare, a pulire, fare la lavatrice. Tutte esperienze che comportano un profondo cambiamento del tuo modo di essere, di comportarti, di organizzarti e anche di giudicarti. Si diventa più consapevoli e si cerca di motivarsi, di darsi un’opportunità, di non sentirsi in colpa per aver lasciato famiglia e amici a 800 km di distanza, ma piuttosto fieri di sacrificarsi per avere una chance, una speranza in più di concludere qualcosa nella vita. Nello scorso articolo vi avevo parlato della “corsa” dei milanesi, ora a conclusione di questa prima settimana posso affermare di aver trovato anche io il mio motivo per correre, questo motivo è proprio la speranza che tutto ciò mi serva ad avverare i miei sogni, a gratificare me stessa ed essere una gratificazione per la mia famiglia.
A conclusione di questa sorta di diario di impressioni e pensieri mi sembrava doveroso informarvi quanto meno su cosa sto facendo qui su a Milano. Frequento infatti il corso di Relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa nell’università Iulm, università di comunicazione e pubblicità. Vi allego anche una foto così magari se mai vi capiterà di passare per qui su saprete dove trovare una vostra compaesana. 


Claudia Di Meo

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