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22 set 2013

Chiacchierando con...

Un’intervista “a pennello”!

Ho avuto il piacere di incontrare Silvio Formichetti, un personaggio del nostro paese che mantiene alto l’orgoglio di questo territorio portando in giro le sue opere. Sono andata alla scoperta di questa persona semplice, squisita, che mi ha raccontato di come è riuscito a far diventare questa sua passione, il suo unico mestiere.

Come e quando è nato questo tuo interesse per la pittura?
Sono nato pittore perché vengo da una famiglia che amava la pittura! Sono cresciuto in un contesto artistico e sono stato influenzato da questa bellissima passione. Ho iniziato disegnando, con esperienze figurative classiche e poi, a metà degli anni ’90, ho intrapreso la strada dell’informale, recuperando quest’espressione che ormai sembrava fosse abbandonata.

Cosa rappresenti nelle tue opere?
Molti pensano siano scarabocchi ma non è così! E’ una pittura che parte da dentro, un discorso molto intimista, spirituale, un dialogo con l’Altissimo. E’ sempre emozionante ed ogni quadro è un gesto nuovo. E’ un dialogo unico tra me e la tela fino ad arrivare al compimento dell’opera, c’è poesia nei miei lavori. Io vivo d’arte e non di altre cose!

Qual è il tuo colore preferito?
Il mio colore preferito è il nero. Nelle mie opere predomina quasi sempre, è come un contorno e anche se può sembrare un colore luttuoso, non è così, anzi, per me è fondamentale.

Quali sono state le tue esposizioni più importanti?
Sicuramente  la  54 esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, a Palazzo Venezia a Roma, al Chiostro del Bramante, a Palazzo Guicciardini a Milano, al Museo Nazionale d’Abruzzo, al Museo Colonna di Pescara insieme a Mario Schifano, al Museo Michetti e molte altre. A Novembre sarò a Bruxelles e a Gennaio-Febbraio a Dubai.

La tua famiglia ti sostiene?
Alla grande! La famiglia per me è sacra, io lavoro per me e per loro. Ringrazio i miei figli e mia moglie, anche perché un grande uomo ha sempre una grande donna al proprio fianco.

Andresti a vivere fuori dal tuo paese di origine?
Ho avuto davvero tante proposte, da Londra a Berlino, ma io resto qui nel mio splendido paese. Vado fuori per lavoro perché qui purtroppo l’investimento sull’arte non c’è ma ho bisogno delle mie montagne, delle mie terre.

Sei fiero di tutto questo?
Fierissimo! Difendo il mio lavoro perché è giusto che vada difeso e ne sono anche geloso a volte. Quello che vorrei dire a voi giovani è “difendete e combattete per quello a cui credete”, spero che questo vostro gruppo giovanile non sia come quei tanti gruppi che nascono e poi spariscono.

Ci sveleresti qualche tuo progetto futuro?

Ce ne sono diversi, uno dei tanti è che lavorerò su un disco di Omar Pedrini tra copertina e scenografia di un programma televisivo che dovrà fare. Approfitto per fare il mio più sincero in bocca al lupo a tutti voi per il vostro futuro e per ricordarvi che Pratola è un territorio ricco anche se noi molte volte non ce ne accorgiamo.

Lorenza Petrella

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