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22 set 2013

Miscellanea

Ali Hassoun, il "POPolo vuole"

Le presentazioni non sono mai semplici. Le persone vengono sottovalutate, sminuite, sopravvalutate, elogiate. Forse qualche volta si sbaglia. Forse qualche volta è meglio essere analitici, chiari, concisi, andare subito al sodo.
Ali Hassoun lo presenterei così: con la matematica. Arte meridionale + figurazione rinascimentale = Ali Hassoun.
Pittore siriano, arrivato in Italia e residente oggi a Milano; « Attraverso la pittura cerco una sintesi armonica tra le diverse spiritualità che mi porto dentro.» Una vita alla ricerca dalla sintesi dell’estetismo meridionale e delle sue calligrafie con l’importanza del volto e della figura umana dell’arte rinascimentale. La sacralità messa in contrapposizione con l’attenzione meticolosa alla vita quotidiana, alla strada comune, al mercato, al cittadino; Una ricerca, quasi ossessiva, che rappresenta quell’energia e quella voglia di libertà di cui il mondo arabo, soprattutto oggi, avrebbe bisogno. 
« Perché i volti e i gesti non sono solo l’involucro esterno: raccontano l’anima della gente ed è questo che mi interessa»
Il tema più importante nei suoi quadri è sicuramente quel concetto di “umanità” che sembra perduta, quel concetto universale che dovrebbe accomunare tutti gli uomini, quell’idea che dovrebbe precedere tutte le diversificazioni portate dalla politica e dalla religione. Hassoun quindi è il portavoce del cambiamento, della rivoluzione. E’ l’interprete delle diverse culture che vengono saggiamente confrontate da lui nelle sue tele, nell’uso sicuro delle colorazioni e dei personaggi. Personaggi, quelli dipinti di Hassoun, che provengono dalla “rivoluzione dei gelsomini”, che fanno parte di quell’Africa vera, laboriosa, vissuta e che vengono quasi catturati dalle citazioni calligrafiche e dall’imponenza dello sfondo.  Hassoun ha la capacità di trasformare il normale cittadino, il popolano, nell’eroe contemporaneo, o più propriamente, nell’Heros. E la diversità fra i diversi eroi, chi con la “keffia”, chi col “made in Italy”, non ostacola il progetto di Hassoun: rappresentare i protagonisti della scena globale in tutte le loro sfaccettature, nella loro integrità. La persona, quindi, diventa l’attore principale, il mondo si traveste da palcoscenico e il pittore cura la regia; non a caso Hassoun ha intitolato la sua ultima mostra (Museo Piaggio, a cura di Luca Beatrice) “Il POPolo vuole”, sottolineando quindi la speranza che sia il popolo ad essere artefice del proprio destino, che riesca ad autodeterminarlo senza subire soprusi, senza ripercussioni, liberamente.
E come il popolo, Hassoun vuole che le sue tele diventino strumento di verità, che le sue tele riescano ad allontanare quell’idea, molto comune nelle trame politiche e nei media, che il mondo orientale sia culturalmente e civilmente lontano da quello occidentale.
Hassoun vuole, ancora una volta, che l’arte sia utile al superamento di ogni tipo di pregiudizio. Hassoun vuole, senza presunzione.


Hank

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