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12 ago 2013

Politica

VOGLIA DI PARTECIPAZIONE: SULMONA BENE IN COMUNE

Con questo articolo, voglio cominciare un’indagine sulla necessità di poter partecipare alla vita politica, avvertita da sempre più cittadini. Non sono né un politologo, né tantomeno un sociologo, ma solo una persona come tante altre, che ha notato qualche novità nel panorama politico,
per così dire bizzarro, italiano. Perciò vi racconterò, in un ciclo di qualche articolo, da persona normale, quello che ho osservato. Iniziamo da qui vicino, da Sulmona, dove la situazione degli ultimi anni, ha visto affiancata ad una destra a dir poco inefficiente, una sinistra ancora troppo legata a personaggi anacronistici. In questo contesto è nato SBiC, Sulmona Bene in Comune. Il movimento è la risposta che alcuni cittadini hanno voluto dare alle pratiche fangose, angoscianti e soffocanti dei partiti tradizionali. Questo è proprio quanto si evince dalle parole di Savino Monterisi, candidato per SBiC alla carica di consigliere comunale, alle passate amministrative: << Hai mai aperto il giornale e letto una notizia che ti ha mandato su tutte le furie e ti ha fatto pensare “ma come gli è venuto in mente”? 
A Sulmona negli ultimi cinque anni molti abitanti hanno sofferto di questa sindrome>>. Per questo è bastato poco, perchè <<Il movimento fosse visto, come un gruppo che ha cominciato a cambiare il modo di fare politica>>, continua Monterisi. Serena Larosa, giovane attivista del movimento, invece racconta che cercava <<spazi nuovi per far politica, perchè sulmona è stata dimenticata da troppo tempo; troppi luoghi lasciati a se stessi e troppa poca importanza data ai giovani.>> e che <<con SBiC invece, abbiamo partecipato; è stata data voce ai nostri pensieri, ai nostri problemi, ecc.>>; andando a cercare fra i principi generali, che regolamentano l’esistenza all’interno del gruppo, possiamo leggere che <<SULMONA BENE in COMUNE è un Movimento Politico-Culturale che intende rivalutare, a partire dalle sue stesse modalità di costituzione, il senso della partecipazione democratica.>> e ancora << SBiC persegue un agire politico alto e responsabile, capace di far emergere una classe politica competente, meritevole e disinteressata al tornaconto personale… SBiC intende organizzarsi dal basso in modo da garantire l’effettiva partecipazione di tutte le persone aderenti>>.
Quindi cambiare, partecipare, rivalutare, democrazia, merito, competenza, sembrano essere le parole d’ordine che accomunano tutti coloro che hanno aderito al movimento. È evidente che queste parole portano con sé una carica di positività e di speranza, legate al voler fare. Sentimenti da trasmettere all’intera popolazione, perché purtroppo, fino ad ora, la vera trasformazione rispetto al passato, sono solamente il forte astensionismo e la sfiducia verso il domani. La non partecipazione quindi, che paradossalmente, diventa una forma strana di partecipazione: la gente stufa, non scende in piazza, ma non va a votare (quante volte abbiamo sentito dire ‘’tanto non cambia niente’’). La non partecipazione che i nuovi movimenti come SBiC, si propongono di sconfiggere.
 Come SBiC vuole farlo, lo diciamo con le parole del loro candidato sindaco e unico consigliere piazzato a palazzo S.Francesco, Alessandro Lucci: << La partecipazione, quella vera, non è mettere al voto questa piuttosto che quell'altra idea, ma presentarsi alle persone, scevri del proprio preconcetto e decidere attraverso l'ascolto e non solo, quali saranno le priorità, che gli stessi cittadini chiedono, ma che vanno progettate insieme>>. Nei giorni della campagna elettorale, la novità è stata da subito, facilmente visibile, anche agli occhi dei meno attenti; bastava osservare l’allegria ed il contatto, il confronto con la gente e la serenità con cui veniva svolto. Tutto ciò è stato accompagnato da un altro fenomeno: la decisione di alcuni ragazzi che rappresentano risorse e potenzialità, di tornare o di rimanere per il cambiamento ed il progresso della propria terra. In palese controtendenza con la fuga da questi luoghi, sempre più consistente, tanto da poter essere considerata una vera e propria nuova emigrazione. 
A questo punto, per avere un quadro completo delle idee, che sono alla base della novità della passate elezioni comunali di Sulmona, è importante dire che SBiC ha tra le sue innovazioni, la pretesa di essere un movimento trasversale: cioè non si definisce né di destra, né di centro e né di sinistra. In altre parole, secondo gli aderenti, è un contenitore di esperienze e persone che vogliono solo mettersi al servizio della comunità, per trovare le soluzioni migliori ad ogni problema, con sperimentazioni di pratiche nuove, tese al superamento delle vecchie forme di rappresentanza. Una schema completamente diverso da quelli classici. Ma SBiC si differenzia da un altro, ben più noto, movimento, che propone le stesse cose, dal fatto che non è stato teorizzato da qualcuno e servito alla gente da un altro, ma è realmente nato dal basso, da una comune visione di più persone. Personalmente ritengo che il modello promosso da Sulmona Bene in Comune, è senza dubbio innovativo, ma ha dei punti ancora non del tutto chiari. 
Non a caso, poche righe più sopra, ho utilizzato il termine comunità. Infatti, pretendere di trovare una soluzione non classificabile secondo i canoni classici della politica (di destra, di sinistra e di centro; termini che hanno un ben preciso significato, che va al di là dei comportamenti, di chi si definisce tale) è un modo di fare, applicabile in situazioni, in cui la gente ha dei legami e degli interessi comuni, che superano per forza e per numero, i motivi di conflitto sociale e divisione. Quando il numero di persone aumenta e invece di comunità, si può cominciare a parlare di insieme di comunità o di società, è constatabile che, quest’ultima racchiude in sé diverse classi e stratificazioni sociali, con convenienze e peculiarità diverse, che difficilmente possono permettere di trovare soluzioni, che non scontentino nessuno. Inoltre, quando le comunità si allargano, la necessaria vicinanza tra amministratore e cittadino, di cui necessita un progetto come SBiC, viene via via a mancare. Ma il nome che hanno scelto (dove appare la parola comune), a mio parere, già potrebbe far capire che quanto ho detto prima, loro lo hanno ben chiaro in mente.
Le ultime cose scritte sono solo una mia opinione e non cambiano il nocciolo della questione: il mondo della politica è stato per troppo tempo autoreferenziale, convinto che la propria autorità gli derivasse da se stesso e fosse, in qualche modo, sempre dovuta. Poi, sempre di più, la cooptazione dei raccomandati ha rappresentato l’unica via percorribile per l’ ‘’autoconservazione della specie’’; perfino le elezioni, che in altri paesi occidentali, pur essendo diventato semplice rito, danno dei risultati certi e scelte univoche, da noi sono diventate irrilevanti – per esempio i governi nati ultimamente, si sono formati indifferentemente dai risultati elettorali, non rispettando le scelte dell’elettorato.
In pratica, tanta gente è stata illusa di essere protagonista delle scelte di governo o di amministrazione. Ha pensato di poter far valere la propria parola, su decisioni, in realtà già prese. Tanta gente ha creduto ed è stata delusa. Qualcuno però, finalmente, ha deciso che è il momento di provare ad essere protagonisti del proprio futuro e di non prestarsi ai giochi e alle manovre, che ce ne hanno privato fino ad ora.


Piergiuseppe Liberatore

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