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22 mag 2013

Giovani fuori sede


Fuori Sede ai tempi della crisi

“Io figlio di una casalinga e di un impiegato… eterno studente perché la materia di studio sarebbe infinita… son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato!”

Con queste parole, Guccini, parlava della sua vita da studente. Erano gli anni in cui, anche dal nostro paese, alcuni figli di contadini e artigiani, con enormi sacrifici, scelsero di continuare gli studi universitari con la speranza di avere un futuro migliore. Ovviamente di Guccini o di persone che potevano permettersi di fare gli eterni studenti ce n’erano ben pochi, infatti, ci viene raccontato che alcuni dovevano pagarsi i libri in cambio di sacchi di fagioli. Tanti sacrifici quindi, ma alla fine si aveva la certezza di un futuro roseo e di una vita ricca di soddisfazioni. Essere studente universitario negli anni ’60 era prestigioso, le borse di studio chiamate all’epoca “presalario” erano assegni concessi ai meritevoli e non agiati, non si trattava di grandi cifre e bisognava sgobbare per rientrare nei parametri di merito, ma era una boccata d’ossigeno e aveva una forte valenza simbolica. Con tutte queste difficoltà economiche, essere studente comportava grandi responsabilità ma significava anche partecipare attivamente alla vita politica ed economica di tutto il mondo. Nel ’68 il collettivo studentesco aveva dato vita ad una delle più grandi rivoluzioni civili e culturali di sempre, con la loro carica di contestazione, vacillarono governi e sistemi politici in nome di una trasformazione radicale della società. Studenti e lavoratori non erano mondi così lontani e combattevano insieme per le stesse cose. 
Questi studenti, ormai cresciuti e diventati genitori, non hanno voluto che la loro storia si ripetesse con i figli; noi figli di quegli studenti o dei lavoratori che hanno lottato anche per noi, siamo figli del benessere e abbiamo forse sottovalutato l’importanza dell’opportunità che ci è stata data.
La crisi economica di questi ultimi anni aiuta a farci capire i sacrifici fatti dai nostri nonni e ci lascia enormi interrogativi su come andrà a finire. L’università è diventata una grande risorsa per le città ma spesso queste non si accorgono del potenziale economico ed umano che gli studenti riescono a dare alla città stessa. Per fare un quadro migliore della situazione attuale, abbiamo posto qualche domanda  ai tanti studenti Pratolani fuori sede per sondare le opinioni prevenienti da più parti d’Italia. Uno dei problemi principali che emerge dal sondaggio è l’affitto: abbiamo notato che questo è più contenuto nei piccoli centri fatta eccezione per L’Aquila che dopo il terremoto ha visto raddoppiare i costi di una camera. 
Nelle grandi città universitarie, per un posto letto si raggiungono cifre esorbitanti: eclatante il caso di Milano dove, da come ci viene raccontato, il costo di una singola varia dai 500 ai 900 €. L’unica nota positiva arriva da Torino, dalle parole di una ragazza emerge che le spese mensili sono diminuite rispetto al passato con un notevole miglioramento dei servizi. «E’ una città universitaria perfetta…punta sui giovani, sulla loro cultura, cerca di ridurre gli sprechi e burocrazia. Per me che vengo da un’altra realtà, alcune cose mi sono sembrate fantastiche». Con il peggiorare della situazione economica, lo studente si trova con un budget più limitato e spese maggiori, ciò comporta alcune rinunce, come privarsi dei propri hobby, di alcuni sfizi o di rivendere il materiale didattico degli esami sostenuti. Alcuni ragazzi hanno utilizzato le loro passioni, cultura, capacità per guadagnare qualcosa: ripetizioni, istruttore sportivo, barista, cameriere, DJ, promoter di prodotti, hostess sono i lavori più gettonati. 
Un ragazzo ci racconta: «I primi anni facevo il barista, poi ho capito che avrei guadagnato più soldi finendo gli studi dato che la mia spesa mensile era di 750 €, che non avrei mai guadagnato in un bar». Ad altri invece, viene negata la possibilità di trovarsi un lavoro dai genitori per paura che perdano di vista i propri obiettivi. Il Trentino Alto Adige e la Puglia agevolano gli studenti della propria regione, con contributi ed incentivi per alloggi a basso costo e pc a prezzo scontato. 
Altre invece raddoppiano la tassa regionale al diritto allo studio come l’Abruzzo. Emergono grandi lamentele per quanto riguarda la carenza di borse di studio che, anno dopo anno, diminuiscono visti i tagli all’istruzione e per l’eccessivo costo di fotocopie e tavole , per sostenere degli esami di laboratorio o revisione infatti si deve affrontare una spesa che va dai 150 ai 300 €. 
Vi lasciamo con la riflessione di una ragazza che penso racchiuda i sentimenti di noi tutti: «Guardando negli occhi i miei genitori che, mentre fronteggiano una crisi che ci sta piegando, mi sostengono sia economicamente che psicologicamente, ho nei loro confronti un sentimento di gratitudine che aumenta con i miei anni di fuori corso all’università! Riescono nonostante tutto a trasmettermi speranze, ottimismo e forza di volontà. La loro forza mi aiuta a dimenticare quel senso di frustrazione che provo nel pensare di stare studiando più per la gloria che per la prospettiva di un lavoro futuro».
Ringraziamo i nostri amici per aver fornito dati fondamentali per l’articolo: Antonello Pace, Federica D’AmatoChiara RosatoMarco Gualtieri da Pescara; Luca PetrellaSimonetta PalombizioSimona Presutti da Roma; Antonella Forgione e Luciana Pizzoferrato da L’Aquila; Martina Di Pillo da Torino; Claudia Liberatore e Stella Di Cesare da Perugia; Lorenza Petrella da Chieti; Luca Santilli Luigi Polce da Bologna; Alessio Margiotta da Ancona; Ilaria Presutti da Milano; Matteo Domeneghetti da Camerino; Viola D’Andrea da Siena.

Fabio Presutti - Alessia Di Loreto - Carla Villani                   

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