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22 mar 2013

Esteri


La marea rossa venezuelana

Caracas. Una marea rossa si è riversata sulle strade della città costellate dall’effige dell’amato Presidente, per piangerne la scomparsa. “Chàvez vive, la lucha sigue” (Chàvez vive, la lotta segue), queste sono le parole con cui l’ondata di bandiere e magliette rosse ha accompagnato l’immenso corteo funebre dell’uomo più carismatico del Paese. Idolatrato e amato come un padre per buona parte dei venezuelani, acerrimo nemico e dittatore per altri. Caudillo o libertador? La fine dell’epoca Chàvez, con preponderante evidenza, ha messo in luce la polarizzazione politica della società venezuelana, che da anni ormai vive su fronti contrapposti.  
Senza dubbio il metodo populista portato avanti in tutti questi anni dal “figlioccio di Castro” lascia un’impronta indelebile nello spirito del popolo venezuelano, cullato dai proventi derivanti dalla nazionalizzazione del petrolio ed impigrito dalla concessione di piccoli grandi benefici da parte del loro leader. Infatti milioni di venezuelani, prima della rapida ascesa al potere del giovane Chàvez, non avevano praticamente nulla. Oggi invece la parte più indigente del Paese osanna le missioni bolivariane (le nostre politiche di welfare), note anche come missioni di Cristo, attuate nel terzo millennio, poiché le condizioni di vita di molti sono migliorate sensibilmente. I più poveri godono della garanzia di un minimo contributo economico erogato dallo Stato, usufruiscono gratuitamente degli ambulatori medici localizzati nelle aree più bisognose, possono acquistare all’interno dei supermercati governativi socialisti prodotti alimentari a prezzi irrisori, così come possono decidere di mandare i propri figli a scuola senza alcun esborso. Inoltre il Partito Socialista Unito del Venezuela, in questo decennio e più di governo, ha prestato attenzione ai problemi delle minoranze etniche ed è riuscito, grazie alla semplificazione del processo ordinario di documentazione ed identificazione delle popolazioni indigene, ad ampliare il proprio bacino elettorale. Tuttavia il cammino che deve percorrere il Paese è ancora molto lungo, la distribuzione dei prodotti alimentari ed essenziali di ogni genere procede ad intermittenza, la varietà degli articoli di spesa è insufficiente, addirittura nei supermercati si trova o scarseggia lo stesso articolo per diversi mesi. L’insicurezza civile continua a prevalere per le strade delle città, gli omicidi sono all’ordine del giorno perché qui la vita vale quanto un i-phone. All’imbrunire la gente preferisce tornare a casa e, se possibile, senza fermarsi ai semafori rossi, perché il rischio di essere aggrediti da criminali in moto è altissimo. I servizi pubblici sono pessimi e la corruzione è dilagante. I diritti e le libertà individuali non godono di un minimo di tutela. Insomma l’eredità lasciata dal governo chàvista pesa come un fardello sullo stato di salute del Venezuela, dal cui oltranzismo politico anti-occidentalista ha ottenuto ben pochi benefici. La stretta alleanza con la vicina Cuba e con altre nazioni sudamericane, così come i recenti legami stretti con Russia e Cina, hanno mostrato il volto antico del Paese, immobile nel propugnare un modello politico - economico i cui fallimenti storici sono noti al resto del mondo. Tuttavia la politica portata avanti in questi anni si fondava sul culto della persona di Hugo Chàvez, sempre in grado di attrarre a sé le folle, distolte dal perseguimento dei veri valori della democrazia perché accecate e fomentate nella lotta antimperialista. 
Imminenti, come Costituzione esige, le presidenziali convocate dal Consiglio Nazionale Elettorale per il prossimo 14 aprile. Nicolas Maduro, ex sindacalista ed autista di autobus, è l’erede politico designato dallo stesso Comandante nei mesi di malattia per il proseguo della rivoluzione bolivariana. Spetterà invece a Henrique Capriles, giovane avvocato già Governatore dello Stato Miranda, l’arduo compito di mostrarsi al Paese e al mondo intero come valida alternativa all’interno del controverso processo politico venezuelano.
Chiunque sarà l’eletto, mi auguro che saranno la pace e la bellezza a vincere e ad animare lo spirito dell’allegro popolo venezuelano.

 Danesa Palombizio

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