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22 feb 2013

Giovani fuori sede




KUBRICK E L’ARCHITETTURA

Raccontare di Kubrick è opera ardua ma essendo oggi immersi in una realtà mediatica e dell’immagine, che impone delle icone prevalenti e oggettivamente riconosciute, credo sia importante riscoprire il pensiero che le genera e quanto ognuno, liberamente, può trovarvi ciò che preferisce e ciò che gli detta il gusto.
Kubrick ha prodotto poco, e lentamente. Era ossessionato dalla perfezione dell’immagine, che da sola doveva bastare a raccontare, a trasmettere, a formare. Ecco allora alcuni dei capolavori in cui il regista utilizza lo spazio e il tempo, e quindi l’architettura, come motori principali di sviluppo del racconto di ciò che si vuole comunicare.
Il Monolito in 2001 Odissea nello Spazio - Un viaggio nelle immagini, d’impatto incredibile, nella storia, nella violenza insita nell’essere umano e nella costante ricerca di autodeterminarsi, superando i propri limiti. Quel solido opaco e incomprensibile nella sua immobilità, che determina la nascita della “coscienza” nella scimmia che, quattro milioni di anni dopo, guida l’uomo verso la scoperta di Giove e che, al termine del trip psichedelico, fa rinascere il superstite astronauta sottoforma di feto astrale, in una sorta di Eterno Ritorno. Incerta la natura e la provenienza del monolito, in cui alcuni vedono Dio, alcuni un extra-terrestre, altri la Coscienza, la Legge. E’ proprio dall’ambiguità delle sue immagini che il film trae un fascino misterioso e fa emergere il potere dell’occhio umano di soggettivare la realtà.
Il Kitsch e l’Edilizia Popolare in Arancia Meccanica - Casamento municipale 18/A, zona nord, in una periferia urbana disordinata e invasa dai rifiuti. Alex torna a casa, nella casa dei genitori. Un appartamento conforme ai dettami dell'edilizia residenziale popolare, verniciato a tinte squillanti alternate a tappezzerie orribili, che rimandano alle campiture sgargianti di Mel Ramos, uno degli ultimi esponenti della Pop-Art. Nella casa viene sottolineata la reclusione dello stesso: l'isolato numerato in cui abita, ovvero una casa ridotta a un numero, e la sua stanza munita di una serratura-cassaforte. In questo senso Arancia meccanica è un film fortemente claustrofobico, senza vie d'uscita.
L’Architettura Neoclassica in Barry Lyndon - L'architettura neoclassica in Barry Lyndon è la prigione in cui Barry si annoia, soffre, insieme alla moglie, per la morte del figlio, e insegue grottescamente un titolo nobiliare che non arriverà mai. Paradossalmente le architetture più piccole, sporche e dimenticate sono invece i luoghi di maggior riscatto per Barry: in una piccola rocca dalla pianta rettangolare, Barry salva la vita al malefico capitano Potzdorff; in una piccionaia, sparando a terra e rifiutando così di usare la pistola contro il figliastro, Barry si lascia sconfiggere per diventare il simbolo romantico della colpa e del destino.
Barry Lyndon è un film fortemente visivo, talmente ricco di immagini e riferimenti estetici da farne la più ampia rappresentazione del settecento che il cinema abbia mai prodotto.
Vedute prospettiche centrali e sicure che conducono ad uno spazio scenico geometrico. La luce, naturale, è protagonista di spazi parallelepipedi completamente vuoti in cui i personaggi quasi scompaiono.
Il Labirinto di Shining - Jack Torrance, vittima di se stesso, trova la sua morte nel labirinto, una siepe, un'architettura "vuota" che organizza e impone un percorso inutile.
Ne corrispondono all’ interno i corridoi dell’ Overlook Hotel, una metafora della nostra mente che scatena i suoi incubi, dove non si sa cosa si può incontrare dietro l'angolo.
La struttura metaforica è rivelata sin dall’ inizio: l'albergo è completamente isolato dal mondo, per giungervi un’unica strada, lunga e deserta, dove non s'incrocia nessuno; un affascinante connubio architettonico di comunicazione con l'esterno, nella sua funzione, e di isolamento,nella sua ubicazione. Solitario come un eremita è l'albergo… ma soli non lo siamo forse tutti?

Sara Liberatore

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