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22 gen 2013

Giovani Lavoratori


CRISI DELLE IMPRESE NELLA VALLE PELIGNA

Dal 2006 al 2011 il nostro territorio ha perso circa 73 aziende(numeri superiori alla media nazionale) ed in questi dati non viene calcolato il 2012, anno in cui la crisi si è fortemente accentuata. Potrete trovare conferma di questo leggendo le varie testate giornalistiche locali ed i vari siti internet.
La situazione che grava sulla valle peligna è riconducibile alla chiusura, cadenzata anno per anno e addirittura mese per mese, delle fabbriche che hanno occupato i diversi nuclei industriali presenti nei comuni del circondario, vuoi per scelte dettate dalle sedi principali, vuoi per gestioni amministrative fallimentari. Tutto ciò ha subito un’accelerazione nell’ultimo anno e mezzo in cui la crisi mondiale, arrivata (speriamo) al culmine, si è ripercossa sul nostro territorio, già pesantemente intaccato. La chiusura di stabilimenti radicati ormai da decenni nel nostro territorio ha messo a dura prova tutte le piccole e medie imprese locali, sia quelle commerciali, sia le aziende che nel tempo, si sono adattate, diventando indotto per fornire lavorazioni e manutenzione. Il risultato è che centinaia di lavoratori più o meno giovani si sono ritrovati a casa, gravando sugli ammortizzatori sociali già messi in difficoltà dalla situazione nazionale.

Prendendo spunto dalla situazione attuale e dall’articolo del mese scorso, sempre sul lavoro, mi viene da affermare che il famoso “posto fisso” è diventato una meteora. Oramai bisogna investire sulla formazione dei giovani alla cultura del lavoro, perché cultura non è solo avere il “pezzo di carta”, ma è anche essere preparati nell’ambito lavorativo, sempre aggiornati sui cambiamenti e sul progresso.

Il nostro territorio viene da una grande cultura del lavoro, soprattutto PRATOLA che, nell’ambito artigianale, era caratterizzata da grandi mastri (''mèstre'' in pratolano). Però nel tempo, le loro botteghe si sono svuotate dei ragazzi che, durante le estati, andavano a imparare un mestiere. 

Come giovane artigiano capisco, avendolo vissuto sulla mia pelle, come sia difficile per un ragazzo aprire un’attività; specialmente in questo periodo in cui la pressione fiscale è arrivata alle stelle, c’è stato un aumento dei consumi per la gestione delle attività (aumento smisurato del prezzo del carburante, aumento dei costi per le forniture delle utenze, ecc.) e tutte le manovre fiscali adottate dai governi hanno inciso non poco sulle spese affrontabili dalla pubblica amministrazione, nei suoi vari livelli. Tutto ciò ha portato sfiducia nei giovani, i quali non hanno la possibilità di potersi mettere in gioco nell'artigianato, così come nel commercio.
La sfiducia è ''imposta'', spesso non solo nei giovani, dalle restrizioni che non permettono di fare piani d’investimento. A cascata, senza questi ultimi non si può essere competitivi nella produzione della materia finita, costringendo le piccole imprese a rimanere circoscritte nel proprio territorio. Considerato lo stato e la crisi della Valle Peligna bisogna concentrare i residui sforzi d’investimento nella qualità dei prodotti caratterizzanti, o tipici, del nostro territorio; bisogna trovare il modo di portare i nostri prodotti fuori dalla Valle Peligna, puntando ad entrare dentro nuovi mercati; infine, c'è la necessità di favorire lo sviluppo del turismo, attività poco sfruttata per creare posti di lavoro, nonostante la presenza di paesaggi bellissimi.


Stefano Di Bacco

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