name='description'/> Parle Serie Blog: Miscellanea

18 dic 2012

Miscellanea


La cultura del baretto

Qualche giorno dopo la festa della madonna della libera, a due anni dalla maturità classica, non avendo più messo piede nel mio liceo per vari motivi di cui me ne pento amaramente, incontrai per caso il mio vecchio professore di filosofia in visita a Pratola. Dopo i vari convenevoli di rito, il professore iniziò a complimentarsi con me per la bellezza del nostro santuario e per il calore e l’entusiasmo che la nostra festa riusciva a trasmettere ma, ad un certo punto, mi confessò di essere rimasto molto sorpreso da un particolare, l’alta concentrazione dei bar nel centro peligno, e me ne chiese la motivazione. Soddisfatto e sorpreso da questa richiesta, dissi che, a Pratola, il bar è una sorta di istituzione. Gli spiegai che, nonostante qualcuno vedesse il bar, o meglio chi li frequenta assiduamente, come un aspetto negativo di una cittadina, casa adottiva di nullafacenti o di perdigiorno, tale non era.
Gli dissi che il bar a Pratola è un simbolo di attaccamento al proprio paese, il luogo conviviale per antonomasia, un punto d’incontro dove scambiare quattro chiacchiere con i presenti durante un caffè. Dove passare una serata bevendo qualcosa in compagnia senza sentire il bisogno di doversi spostare per divertirsi di più, dove dimenticare i propri problemi di lavoro, di studio o di vita; e che, a volte, diventa simposio, cioè il dopocena alcolico, il luogo della conversazione, della discussione e del pensiero per eccellenza ma, inevitabilmente, si erge anche a simbolo della provincia italiana.
Tutto perplesso continuava a non capire, così rincarai la dose affermando che, da noi, il bar diventa simbolo di condivisione; si esce recandosi al bar, sapendo già chi incontrerai e di cosa parlerai; vi si reca per vedere qualcuno in particolare.
Mi chiese se erano tutti uguali. Gli feci capire che ognuno ha la propria caratteristica e la sua fedele clientela. C’è quello più in, quello per vecchi, quello per tutti ma ognuno è teatro di accese discussioni di sport, di politica, di vita e di qualsivoglia argomento ma è anche uno dei luoghi dove apprendere qualcosa che non si conosce a fondo, dove gettare per un po’ il proprio cappotto di superbia ed aprirsi a chiunque, mettersi a confronto  alla pari, o almeno io la vedo così. Un aspetto importante su cui mi concentrai fu l’assenza di rivalità o di forme di antagonismo tra i vari proprietari: tutti si conoscono e, durante il proprio giorno di riposo settimanale, vanno dai colleghi per un caffè. Si mettono d’accordo sulle serate da fare e su quando farle per non ostacolarsi a vicenda. Addirittura a volte, collaborano facendo una serata unica in un locale ma con più baristi coinvolti.
Provai a spiegargli il perché ma proprio non riuscì a capire e così ci congedammo insoddisfatti entrambi. Lui per non aver afferrato in pieno quello che dicevo ed io per non esser riuscito a trasmettergli la nostra esperienza e visione.

M. Ted

2 commenti :

Anonimo ha detto...

Uard Bsuogn!!!

Unknown ha detto...

N da sci pazz matte