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18 dic 2012

Interviste

DAL TRAUMA ALLE OLIMPIADI

E’ il ventisette
nne Antonio Cippo di Pratola Peligna il secondo tennista in carrozzina d’Italia. Tutto ha avuto inizio nel 2007, anno del suo incidente in moto che ha stravolto completamente la sua vita. Tuttavia l’anno successivo, assistendo ad una esibizione di tennis su carrozzina tra due atleti capitolini a sulmona, ha deciso di intraprendere questa nuova sfida e trasformarla in sogno e, al tempo stesso, in lavoro. Ha iniziato ad allenarsi a Maggio 2009 e, già nel Marzo del 2010, ha partecipato al suo primo torneo. In quell’occasione, osservando da vicino i migliori tennisti italiani, si è appassionato ulteriormente, tanto da avere come obiettivo quello di raggiungere i primi posti in Italia. A distanza di un anno era già al settimo posto con l’obiettivo di confrontarsi con giocatori di calibro internazionale. Quest’anno ha iniziato alla grande la sua carriera internazionale, tanto da giocare in Australia a Gennaio. Cippo, ha vinto quattro tornei, di cui uno internazionale a Salisburgo. Oltre ad essere il secondo assoluto tennista in carrozzina d’Italia, è il cento decimo del mondo e novantesimo del mondo in classifica di doppio. E’ stato convocato fin dall’anno scorso ai raduni tecnici della Nazionale a Bologna e, a Maggio 2012, vestirà per la prima volta la maglia azzurra giocando il suo primo Mondiale. In ogni torneo, confrontandosi con altri giocatori, ha provato nuovi stimoli, nuove emozioni, tanto da puntare sempre più in alto fino a mettercela tutta per diventare stabilmente uno dei primi cinquanta giocatori del mondo, i quali accedono di diritto alle Olimpiadi. Il suo sogno è quello di poter partecipare a Rio de Janeiro nel 2016.
Al di là degli obiettivi raggiunti e quelli prefissati ha trovato nel tennis un opportunità importante per la sua vita, stravolta nel 2007. Il tennis su carrozzina è divenuta ormai la sua occupazione primaria consentendogli  anche di girare il mondo, conoscere nuovi posti, nuove persone, e questo è per lui lo stimolo più grande. La differenza con l’estero dice “E’ che qui le persone vedono la mia disabilità e non la mia carriera da tennista, invece nelle altre nazioni sono un atleta a tutti gli effetti tanto che la mia disabilità è invisibile”. prosegue “Una delle cose più belle che mi è capitata è stata a Brescia, quando dei bambini non mi chiedevano perché ero seduto, ma autografi perché mi riconoscevano tra i giocatori più forti d’Italia”. In ultimo, il fortissimo tennista Antonio afferma che “Qui c’è una mentalità troppo arretrata, tanto da non concepire che anche un ragazzo rimasto sfortunatamente disabile può diventare un grande campione”.

Lorenza Petrella

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