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18 dic 2012

Giovani lavoratori


“I giovani e l’agricoltura: quando la passione incontra l’idea”

Approfitto dell’invito della redazione di Spazio Giovane di contribuire alla prima edizione di questo nuovo periodico per coniugare le competenze oggetto della mia attuale avventura politica in un unico tema: il rapporto tra i giovani e l’agricoltura.
Ci troviamo in un momento di crisi senza pari, in cui l’offerta di lavoro è ridotta ai minimi termini, il titolo di laurea ha perso il suo antico splendore e ci si chiede se valga di più la graziosa carta di cui è composto rispetto alle potenzialità che, purtroppo, solo un tempo era in grado di offrire.
La realtà è che abbiamo invaso il settore terziario, lasciando da parte, anzi snobbando, gli altri settori che per decenni hanno trascinato il nostro paese. Nessun genitore di mestiere contadino avrebbe augurato al proprio figlio di seguire le sue orme, si trattava di un lavoro poco dignitoso, poco redditizio, che non compensava in maniera equa gli sforzi e il sudore versato con il compenso ricevuto. Allora tutti all’università, l’importante era avere il posto fisso, la retribuzione garantita. Niente di male, chi non lo vorrebbe? Tuttavia, come molti stanno già facendo, dobbiamo arrenderci davanti l’evidenza: parliamo di tempi andati. Convincersi di ciò non può, non deve, implicare un’automatica rassegnazione nell’attesa di qualche raccomandazione scesa dal cielo per entrare nell’ambito mondo del “posto fisso”.
Possiamo ripartire dalla nostra terra che, è il caso di sottolinearlo, è molto più ricca di altre zone del nostro bel paese: abbiamo acqua in abbondanza, prati verdi e rigogliosi e infinite qualità di colture che si prestano al nostro clima. Sono risorse che non vanno sottovalutate, che potrebbero dare un nuovo impulso all’economia locale. Anche le nostre istituzioni, consapevoli del lento sviluppo di un settore così passato di moda, cercano spesso di stimolarne la ripresa e, volgendosi soprattutto ai giovani, mettono a disposizione svariati incentivi, defiscalizzazioni, per favorire questo mestiere dalle origini ancestrali.
D’altronde il lavoro di cui attualmente necessita la terra non è di certo impegnativo come una volta. Sempre di lavoro si parla, e ben pochi sono quelli non faticosi, tuttavia oggi possiamo approfittare delle evoluzioni della tecnologia, delle innovazioni scientifiche per creare qualcosa di nuovo e importante, sempre nel pieno rispetto di madre natura e della sicurezza alimentare.
Abbiamo già vari e lodevoli esempi di giovani imprenditori locali che hanno avuto il coraggio di avviare piccole imprese agricole, unendo gli antichi saperi e le nuove conoscenze in un connubio perfetto, ma sono convinta che sono ancora molte le opportunità che potremmo sfruttare nel nostro territorio.
Per dare maggior concretezza al pensiero che vi ho espresso basti pensare alla passione che va crescendo per i prodotti biologici, anche in un paese come il nostro dove nemmeno venti anni fa un’attività del genere sarebbe apparsa ridicola ai più e che oggi, invece, gode di un fatturato in continua crescita nonché di una distribuzione riservata ad un numero ristretto di aziende.
O ancora, mi viene da pensare all’Oscar Green, premio di notevole pregio assegnato periodicamente dalla Coldiretti ai giovani più meritevoli nell’ambito dell’innovazione agricola, e non solo. L’anno scorso, ad esempio, per la categoria “Stile e cultura d’impresa” il vincitore nazionale è stato Manuele Ferri (Azienda agricola Ca Lumaco) che ha inventato il primo sistema di tracciabilità di salumi. Nella sua stalla ha installato sofisticate telecamere controllabili da un pc o un telefonino che permettono agli acquirenti di poter visionare l'igiene degli ambienti, il tipo di alimentazione dei maiali, tutti i controlli veterinari e persino la cura della stagionatura delle carni. Inoltre, per garantire la tracciabilità dei suoi salumi, è possibile risalire all'intero albero genealogico dei piccoli maiali tramite il sistema di marchiatura a mezzo di microchip.
Quest’anno invece l’importante riconoscimento è stato assegnato all’azienda agricola Santa Marina e all’Azienda Bisson per aver rispettivamente inventato l’amaro Ulivar  (il digestivo ottenuto dalla spremitura delle olive) e lo spumante invecchiato sott’acqua.
Mi auguro che quanto detto possa aiutarci a comprendere che sono infinite le possibilità di successo, di essere apprezzati e conosciuti dal mercato, nonché di sperare in un futuro migliore, garantito quando la passione incontra l’idea.

Danesa Palombizio

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