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18 dic 2012

Giovani fuori sede


PREVENZIONE PER VIVERE SENZA TIMORE.
6 Aprile 2009, 21 interminabili secondi, i più lunghi della mia vita.
L'Aquila, capoluogo d’Abruzzo, città ricca di storia, con più di 20.000 universitari. Stava diventando mano a mano la città ideale per ogni studente. Io vivevo là da ben 5 anni e mi era ormai entrata nel cuore.
Ricordo ancora lo sciame sismico che da mesi stava lanciando dei segnali ma noi non ci sentivamo minimamente intimoriti, anzi ogni scossa era una scusa per far baldoria.
A distanza di 3 anni non riesco a capire come non mi sia mai passato per la testa che forse sarebbe potuto succedere qualcosa.
Non se ne parlava e le poche voci che circolavano erano rassicuranti.
Tutto questo provoca in me una grande rabbia perchè ho vissuto questo periodo con estrema superficialità. Forse perchè non ho avvertito nessun allarmismo tra la gente né tra la popolazione locale, che pure avrebbe dovuto conoscere nel dettaglio la sismicità storica della propria città, né tra gli studenti, sia aquilani che fuori sede.
I terribili ricordi di quella notte saranno per sempre nelle mia mente, sono sempre presenti nei miei sogni e sarà impossibile cancellare quelle immagini dentro di me.
Senza scendere nel particolare, posso solo affermare che rimanere bloccato sotto le macerie di casa e vedere le mura venir giù a pochi metri da me, è qualcosa di impossibile da descrivere  e non si può augurare nemmeno al peggior nemico.
Quando realizzi di essere vivo e pressochè illeso, pensi ad un miracolo,alla buona sorte, a tanti altri fattori, ma con il tempo ti rendi conto che è qualcosa che ti cambia nel profondo.
Le ore subito dopo la scossa sono state tremende ed ugualmente indescrivibili.
Sentivo richieste d'aiuto da sotto le macerie e intravedevo gambe e braccia, uno scenario da brivido.
Si scavava con la speranza di trovare qualcosa,poteva trattarsi di anziani,bambini,animali,vivi,cadaveri e moribondi. Tutto questo di notte, con il buio che dominava i vicoli del centro storico ormai ridotto a brandelli,  dove ciò che era parso resistere poteva venir giù ad ogni successivo movimento della terra.
Oggi sento di avere la capacità e la razionalità di poter riflettere su ciò che si poteva prevenire.
Il 6 aprile ha lasciato delle crepe non solo sulle mura dell'Aquila, ma nella vita di tutti noi.
In quei lunghissimi secondi, la vita normale di tutti i giorni è andata in frantumi, distrutto dalla noncuranza, dalla superficialità, dall'UOMO. Mi sento in dovere di prestare attenzione alla vita che mi circonda, guardare la mia città, viverla al meglio e curarla perchè sia perfetta e a misura di cittadino, per avere la certezza che non saranno pochi secondi a portarmela via.
Noi come Spazio Giovane, come Associazione Culturale o come semplici cittadini di Pratola, possiamo e dobbiamo fare molto per affrontare situazioni simili nel migliore dei modi.
La storia insegna che questi eventi si ripetono nel tempo con intervalli più o meno uguali.
Con questo non voglio dire che possiamo prevederli, come sostiene qualcuno, ma posso affermare con certezza che, vivendo in una zona ad alto rischio sismico, dovremo prima o poi fare i conti con un violento scuotimento.
La nostra zona, il Sulmonese e la Maiella, sono infatti aree ad altissimo rischio sismico. La faglia di Campo di Giove si è rivelata responsabile del terremoto del 1706, l’ultimo sisma di vaste proporzioni che ha interessato la Valle Peligna, oltre ad essere stato uno dei più disastrosi nell’Italia centro-meridionale. La magnitudo stimata per quel sisma è tra 6.6 e 6.7, i morti nella sola Sulmona furono intorno a 1000 e furono rase al suolo Pratola, Campo di Giove, Prezza, Cansano, Raiano, Rivisondoli, Roccaraso, con un elevatissimo numero di morti e feriti. Ebbero a patire gravissimi danni, morti e feriti anche Popoli, Corfinio, Roccacasale, Pettorano e Tocco a Casauria, così come al di là del versante i centri chietini, colpiti da una seconda scossa qualche ora dopo la principale: Fara San Marino, Palena, Lettopalena, Taranta Peligna e Lama dei Peligni.
Sono pertanto passati 306 anni dall’ultimo terremoto devastante, e la nostra zona assieme ad altre in Italia è indiziata probabilisticamente per una scossa forte nel futuro prossimo. Domani? Nel 2020? Tra 50 anni? Non possiamo saperlo. Ciò che mi preme sottolineare è che non voglio affrontare la situazione con superficialità per la seconda volta.
Anzitutto andrebbe controllata la stabilità di tutti gli edifici pubblici e privati da persone esperte in materia. Successivamente vanno invitate le istituzioni di tutta la Valle Peligna ad organizzare giornate d'informazione nei confronti della popolazione, sia nelle scuole che nelle piazze: è fondamentale che le persone conoscano il rischio del proprio territorio, gli eventi che periodicamente si presentano e il comportamento da tenere prima, durante e dopo una scossa di terremoto.
Sono convinto che la prevenzione sia fondamentale per evitare tragedie, le vittime non vengono provocate dal terremoto ma dall'uomo! In Giappone, in California e in altre zone soggette a terremoti molto forti e frequenti, fin da piccoli, si è coscienti e consapevoli di cosa può accadere e delle misure da adottare nell’occasione. Non possiamo più, al giorno d’oggi, affidarci alla Provvidenza Divina, esorcizzando la paura con frasi come “preghiamo Dio che non faccia il terremoto”: i movimenti nelle faglie presenti nel sottosuolo a chilometri e chilometri di profondità sono qualcosa di ineluttabile: può avvenire oggi, domani, tra 10 anni o tra 100, può interessare la nostra generazione o le future.
Dobbiamo essere pronti nell’evenienza, dobbiamo lavorare da subito tutti insieme per essere in grado di fronteggiare l’evento quando si presenterà, in modo da salvaguardare la nostra città e le nostre case e non piangere una lunga lista nera di parenti, amici e compagni strappati alla vita non dal terremoto, ma dalla negligenza.
                  
FABIO PRESUTTI

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