name='description'/> Parle Serie Blog: Sulmona, gli anni grigi del risveglio da un sogno

28 mar 2014

Sulmona, gli anni grigi del risveglio da un sogno


Fino a qualche anno fa, prima che l’abolizione delle province diventasse una sorta di panacea dei mali italiani, qualcuno non solo auspicava che Sulmona diventasse capoluogo, ma addirittura presentava la richiesta perché lo diventasse davvero. Il senatore Rotondi, campano, aveva presentato nel 2007 la proposta perché venisse istituita la provincia di Sulmona (e, a dire il vero, anche quella di Avezzano e quella dei Marsi, dimostrando con questo anche un po’ di confusione). Avevano anticipato la proposta di Rotondi il senatore Battisti della Margherita nel 2002, e i deputati Saia, Saraceni e Aracu nel 2001, con un’azione trasversale sinistra-destra. Nel 1987 ci aveva provato anche il senatore Salerno, lucano in quota DC.

Dalle motivazioni addotte per l’istituzione della provincia di Sulmona si possono trarre degli spunti interessanti. Nel 2002, nel disegno di legge del senatore Battisti, si parlava di necessità di costituire la provincia “per rispondere ad un criterio di vicinanza dell’istituzione provinciale ai cittadini” e per migliorare l’efficienza della stessa.
La lontananza di Sulmona e della Valle Peligna dal capoluogo, quindi, ma anche la specificità di un territorio, quello peligno, ricco di interessi economici locali da valorizzare in modo da farne un “centro turistico di forte attrazione”. Impianti sciistici, parchi e tradizioni locali, antiche o rinnovate. Già nel 2002, è quanto emerge nel ddl di Battisti, quello di Sulmona viene visto come un territorio espropriato da presidi della Pubblica Amministrazione, e si paventa la soppressione del Tribunale di Sulmona “nonostante la Commissione antimafia [avesse] identificato nell’area di Sulmona un rischio alto di penetrazione della malavita organizzata”.

Ma poi, quell’idea di fare della Valle Peligna un centro di attrazione turistica di qualità e di sfruttare l’artigianato locale, ad esempio, come valorizzazione culturale dell’intero territorio non è nemmeno così recente. Tale sensibilità emerge anche nel disegno di legge Salerno del 1987, dove, ovviamente si fa riferimento alla particolare conformazione della provincia dell’Aquila, circa tre volte più grande della media delle province italiane e con un capoluogo praticamente all’estremità settentrionale della stessa.

Ma da allora cosa è cambiato? I cosiddetti presidi amministrativi hanno continuato a scomparire. Le caserme non esistono più nella loro funzione ordinaria e non si vede ancora come possano essere riconvertite a luoghi di pubblica utilità. Abbiamo temuto di perdere il presidio ospedaliero e almeno per qualche anno ancora manterremo il Tribunale. Il distretto industriale che circa 25 anni fa era uno dei più attivi della regione, in un articolo del giornalista Antonio Galdo di pochi anni fa viene descritto nel momento della sua morte.

Lontanissima dai fasti dell’epoca sveva, disillusa dalle possibilità presentatesi in passato e non concretizzatesi, Sulmona sembra avere in una mano la ricetta per una sua rinascita e nell’altra un futuro di spopolamento che tanto assomiglia a quello dei paesi di montagna negli anni del dopoguerra. Insieme ai capitali economici sembra orientato all’emigrazione anche il capitale umano in grado non solo di rimettere in moto la città e l’intero territorio, ma anche di custodire un patrimonio storico-culturale tanto ricco da fare invidia a chiunque.

Francesco Angelone


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