name='description'/> Parle Serie Blog: Monte San Cosimo e la ripartenza industriale della Valle Peligna

28 mar 2014

Monte San Cosimo e la ripartenza industriale della Valle Peligna


Quante promesse ci ha fatto la politica? In quante campagne elettorali ho ascoltato candidati, poi eletti, che prendevano impegni concreti  ma di concreto abbiamo avuto solo le chiacchiere! Sta di fatto che sul deposito militare di Monte San Cosimo non si caccia un ragno dal buco. Eppure bisogna sapere che:
Alcuni anni fa mi capitò sottomano una lettera inviata da un prete di Pratola allo scrittore Ignazio Silone :"...un solo caso mi brucia ancora: ai contadini di Pratola gli hanno rubato il terreno al tratturo per farci il polverificio e dopo 30 anni non gli hanno ancora pagato i quattro soldi del terreno, e se glieli pagheranno gli daranno 50.000 lire che prima ci ricompravano un altro terreno e adesso ci comprano soltanto un vestito e un pacchetto di sigarette ! -maggio 1969-".

Questa nuova storia ha un inizio semplice e chiaro. Verso la fine degli anni '30, per interessamento di illustri membri del Fascismo, viene individuata la zona adiacente al monte San Cosimo per l'allocazione di uno stabilimento di materiali esplodenti. Il Dinamitificio Nobel diventa uno dei più grandi insediamenti industriali del meridione d'Italia (si contano circa 2000 occupati, di cui molte saranno donne). Più precisamente, nasce proprio in funzione della guerra. Ed è proprio per la sua importanza strategica nell’ambito della produzione bellica che viene bombardato durante gli ultimi giorni di agosto del 1943, provocando morte e distruzione fino allo snodo ferroviario di Sulmona. Dopo la guerra si chiede la riconversione a industria chimica di pace, nel tentativo di salvaguardare l'interesse occupazionale della popolazione; viene  proclamato uno sciopero generale nei comuni del comprensorio Peligno per protestare contro la disoccupazione. Uno sciopero ben riuscito, tanto che una commissione formata da deputati della zona, rappresentanti sindacali e sindaci si recò a Roma per convincere gli uomini di governo. Tuttavia il ministero della Difesa e la Nobel dichiararono il loro disinteresse alla riattivazione ed alla riconversione dello stabilimento. 
La stessa Società Nobel scriverà al ministero competente che «non è possibile prevedere la riconversione per industria di pace, anche per l’ingente onere finanziario che si richiederebbe». I militari lavorano per collegare il deposito alla ferrovia, e per allestire una struttura adeguata all'uso che se ne vuole fare.
Per sapere cosa c'è all'interno della struttura può essere utile riportare parte della testimonianza del senatore Michele Celidonio, il quale nel 1968 dichiarò che: "all’interno vi sono circa 10 chilometri di strade cilindrate, circa 30 chilometri di tubazioni per acqua potabile, circa 15 chilometri di fognature e 20 chilometri di elettrodotti per alta e bassa tensione”. Il perimetro esterno misura 133 ettari!
Da alcuni anni io ed un mio amico ingegnere stiamo tentando di far comprendere come l'area di monte San Cosimo si presti benissimo alla riconversione in centrale elettrica: per la precisione sfruttando la sua esposizione ai raggi solari e la sua capacità di portata d'acqua all'interno delle condutture sotterranee.  Questa soluzione potrebbe essere una svolta per la Valle Peligna, infatti, la capacità di produrre energia solare dall'impianto potrebbe arrivare a coprire il fabbisogno di 50.000 abitazioni, senza contare l'interesse industriale che ne può derivare! Se questo si vuole tradurre in guadagni e in ritorni occupazionali: PARLIAMONE SERIAMENTE!


Tommaso Liberatore

Nessun commento :