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23 feb 2014

fuori sede

Votare fuori sede: la battaglia di chi non può tornare

In Italia gli studenti fuori sede sono circa 351.000, se aggiungiamo tutti i cittadini che si trovano fuori dal proprio comune di residenza per motivi lavorativi o meno che desidererebbero votare, il totale supererebbe abbondantemente il milione di persone. L’ordinamento italiano non prevede la possibilità di votare in un qualsiasi comune italiano dove sia presente un seggio elettorale: ogni cittadino, compresi gli studenti fuori sede ed i lavoratori, deve esercitare il proprio diritto di voto nel comune di residenza, dove si è iscritti alle liste elettorali.

Per quanto riguarda gli Erasmus, l’unica soluzione è tornare in Italia a proprie spese, per i fuori sede, invece, sono previste agevolazioni su tutti i treni per recarsi a votare nel proprio comune di residenza, grazie alle convenzioni siglate tra Ferrovie e Ministero dell’Interno. I rimborsi in questi casi, toccano il 60/70% del prezzo del biglietto e sono validi per tutti gli elettori. Anche se dal punto di vista economico sono previste delle agevolazioni, restano degli inconvenienti che, soprattutto per gli studenti, diventano ostacoli insormontabili. Li raccoglie tutti “Io voto fuori sede”, una community degli studenti universitari fuori sede. 
Coincidenza tra sessioni d’esame ed elezioni, costo del viaggio, eccessiva perdita di tempo e treni pieni, sono tra le principali ragioni per cui gli studenti, spesso, rinunciano a tornare nella città dove risiedono e quindi a non votare. Il problema si pone da sempre e la community, nata per promuovere una petizione sul tema, è riuscita a mettersi in contatto con alcuni parlamentari per cercare una soluzione al problema. Voto per corrispondenza e voto per delega sono le richieste avanzate da “Io voto fuori sede”, che riformulate in due progetti di legge, sono sati presentati  alla Camera e al Senato nella scorsa legislatura. Ad aprile, Magda Culotta, deputata PD, ha lavorato ad un testo per il voto dei cittadini temporaneamente all’estero ma la bozza limitava il diritto di voto solo ad alcune categorie di persone. A seguito delle ripetute sollecitazioni sollevate da “Io voto fuori sede”, sono stati ottenuti i primi risultati: il deputato Marco Meloni (PD) ha depositato in data 27 maggio 2013 il ddl n. 1056 che permetterà ai cittadini italiani che si trovano temporaneamente all’estero di poter esercitare il diritto di voto per corrispondenza ed hanno inoltre ottenuto l’impegno della deputata Federica Mogherini (PD) a depositare prima della pausa estiva il disegno di legge per garantire il diritto di voto dei cittadini in mobilità all’interno dei confini nazionali. 
Lo scorso gennaio, Pierpaolo Vargiu, deputato di Scelta Civica e presidente della Commissione Affari Sociali, ha depositato alla Camera il ddl n. 1926 che permetterebbe ad oltre un milione di cittadini in Italia e all’estero di poter esprimere la loro preferenza elettorale, ed è stato presentato, da parte del suo gruppo politico regionale di appartenenza, un disegno di legge regionale che permetterebbe il voto a distanza ai cittadini sardi. Pochi giorni fa la community “Io voto fuori sede” ha inviato una lettera aperti a Renzi e Berlusconi riguardante la prossima riforma elettorale, a nome di oltre un milione di elettori che sono di fatto “esclusi” dal diritto di voto. Viene spiegato nella lettera come a differenza di tutti gli altri paesi europei dove sono state ormai da tempo introdotte modalità di voto a distanza per garantire il diritto di voto a tutti, solo in Italia non si è mai intervenuti: dalla legge 361 del 1957 che prevede gli inattuali, inefficienti e per di più parziali rimborsi per i soli treni regionali ed espressi, non è stato fatto nulla e si accetta nel silenzio generale che ad ogni tornata elettorale oltre un milione di elettori manchino di fatto all’appello delle urne. Raccontano della petizione che ha raccolto oltre 13.400 firme e del disegno di legge che permetterebbe all’Italia di mettersi al passo con le altre democrazie, producendo un risparmio strutturale dei rimborsi elettorali di viaggio per quasi 27 milioni di euro a legislatura. Si appellano agli artefici di questa riforma elettorale che l’Italia attende ormai da troppo tempo. Il Paese, i cittadini non possono aspettare ulteriormente questo ammodernamento: ne va della credibilità dello Stato, per cancellare finalmente questo assurdo gap democratico che l’Italia ha nei confronti degli altri paesi. Va assolutamente votato l’emendamento Vargiu, viceversa questa legge elettorale verrà ricordata come la mancata occasione dell’introduzione del voto anticipato in Italia soltanto per pura mancanza di coraggio politico. Vivere fuori sede è una scelta, votare fuori sede è un diritto!

                                                                                                                          Fabio Presutti

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