name='description'/> Parle Serie Blog: La musa di un folle artista

24 dic 2013

La musa di un folle artista


  • La musa di un folle artista-puntata 16

  • “Un viale fiorito si apriva di fronte a me e una brezza leggera mi spingeva a camminare. Guardavo i fiori di mille colori sbocciarmi intorno,ma d’improvviso i petali e le foglie si fecero nere e caddero a terra. I tronchi degli alberi si trasformavano in figure e cominciavano a parlarmi. Mia madre,la zia Carol,il direttore <<Che delusione>> ripetevano e mi spingevano con violenza.”
    Mi svegliai di scatto ansimante,compresi che erano i miei sensi di colpa a farsi vivi,ma non potevo sopportare l’idea di stare ancora male e mi drogai di nuovo. Così per i giorni a seguire,mi sentivo bene. Senza accorgermene divenni la sua copia,mi trasferii a casa sua,dormivo nel suo letto,mangiavo sul suo tavolo,parlavo e mi facevo con il suo coinquilino, a tratti gesticolavo come lui. L’insana schizofrenia si univa all’insensata sofferenza con consequenziali scatti d’ira,momenti di follia, sprezzanti attimi di odio e rancore alternati a momenti di ilare gioia. Non riconoscevo più il male dal bene, ogni speranza di tranquillità si era orami dissolta in un labirinto oscuro ed intricato di emozioni furibonde e sentimenti avvelenati. Mi trascinavo giorno dopo giorno nel tunnel della mia anima corrotta. Finché una mattina mi svegliai e trovai il coraggio di guardare la realtà. Mi sentii pronta a toccare con le mie stessi mani la decadenza di tutto ciò che era stato. Andai al Moonlight e stentai a riconoscerlo:le mura nere erano ricoperte dal muschio che puzzava di vecchio e stagnante,le ante delle finestre consunte cigolavano avanti e dietro,la porta a forma di luna era fatta a pezzi e delle stelle non c’era più neanche l’ombra. Continuavo a fissare il vetro rotto attraverso il quale si rifletteva la mia immagine,altrettanto distrutta,fin quando le lacrime non la resero del tutto sfocata. Poi sentii dei passi alla mie spalle,come fiocchi di neve,lenti e pesanti. Lo specchio riflesse accanto a me il suo viso,due fantasmi che piangono sulle rovine del loro castello distrutto. Ancora una volta il destino si era preso gioco di noi; le nostre anime come calamite non poterono evitare di attrassi di nuovo. Ciò nonostante non riuscimmo ad abbattere il muro che inevitabilmente ci separava. Ci guardammo ancora una volta negli occhi ma non trovammo più alcuna traccia di noi. In quel preciso istante il mio naso prese a sanguinare,si avvicinò mi pulì con la mano e mi diede un bacio sulla fronte <<Addio>> abbassò lo sguardo e scomparve lungo il ponticello tra la nebbia. Non lo seguii, sapevo che sarebbe stato inutile. Mentre per tutto quel tempo buttavo la mia vita rimanevo aggrappata alla sola speranza del suo ritorno, all’immagine della sua mano che mi tirava fuori da quel tunnel. Lui era tornato ,ma non per me e ancora una volta mi aveva abbandonata tra i ruderi delle mie emozioni. Il finale più ovvio non aveva indugiato ad arrivare: Il leone dopo aver ferito la sua gazzella non ne ebbe pietà e tornò a divorarla, lasciandone solo brandelli di carne sparsi. Non avevo più forza di parlare, di pensare, di muovermi. Rubando a forza al mio corpo le ultime risorse presi un taxi e balbettando qualche parola mi feci portare sul London Bridge. Mi lasciavo trainare avanti per inerzia della folla che mi spingeva e arrivai sul parapetto. Guardai l’acqua del Tamigi e vi vidi riflessa la mia vita che scorreva via ,mi allungai per raggiungerla ma essa si allontanava sempre più veloce. Una ragazza dolce e affabile accanto a me mi sorrise era la musa di un folle artista ancora inconsapevole del suo destino. Ci prendemmo la mano e ci lasciammo cadere giù. Un nuovo suono immortalò quel momento, non più il “click” della macchinetta, ma un lontano e sinistro tonfo nell’acqua.
  • Claudia Di Meo

1 commento :

Gabriele Matarazzo ha detto...

Racconto con finale tragico; una narrazione bella efficace, di lettura facile descrive stati d'animo sconvolti dalla droga e dalle sofferenze che la droga produce. PARERE o PENSIERO assolutamente personale: avrei preferito la sopravvivenza e la resurrezione delle due personalita'
UN SALUTO CORDIALE, CON L'AUGURIO DI BUON ANNO 2014, Gabriele Matarazzo.