name='description'/> Parle Serie Blog: La musa di un folle artista

4 nov 2013

La musa di un folle artista

La musa di un folle artista-puntata 2

D’improvviso il treno frenò e mi risvegliai dallo stato di trans nel quale ero scivolata,scossi la testa come per scrollarmi di
dosso quei pensieri ,che ancora una volta si erano impadroniti della mia mente, e ripresi a leggere Anna Karenina che avevo tra le mani. Mancava ormai poco a Londra,tuttavia ebbi modo di leggere altri 3 capitoli che mi bastarono per smettere di pensare. Poi finalmente il treno si fermò e la voce registrata proclamò l’arrivo alla stazione di London Bridge, il dottore mi aiutò a prendere la valigia dal vano porta oggetti e mi congedò cordialmente,io ringraziai e salutai con un arrivederci.
Corsi fino all’ingresso della stazione mi fermai un attimo e stirai le braccia per sgranchirmi,poi presi un respiro ed esclamai ad alta voce : LONDRA!! Qualche passante mi guardò con aria interrogativa prendendomi probabilmente per matta,poi alle mie spalle sentii una voce:<<Anche io quando arrivai per la prima volta ebbi la stessa reazione,sembra talmente irreale l’aria di Londra,che bisogna ripeterselo per convincersi di respirarla! Lei deve essere la signorina arrivata qui per lo stage, piacere Adrian Sol, ho il fortunato compito di accompagnarla in redazione!>> Era un ragazzo di soli 5 o 6 anni più grande di me, ma il suo aspetto consunto lo tradiva,era molto magro e le occhiaie nere arrivano fin quasi gli zigomi, facendo da cornice ad uno sguardo docile e profondo che trasmetteva fiducia,così senza tante domande lo seguii. Essendo cresciuta in un paesino piccolo di appena 3 mila abitanti non mi era difficile fidarmi della gente,anzi forse mi era fin troppo semplice. Adrian mi sorrise e chiamò un taxi,c’era molto traffico e l’auto raggiungeva appena i 40 km orari ma stranamente me ne rallegravo perché così avevo più tempo di guardare estasiata attraverso il finestrino e innamorarmi sempre più di tutto ciò che vedevo,mentre al contrario Adrian e l’autista avevano dato vita ad un borbottio contro il traffico londinese e i suoi semafori sempre rossi,sembrava di sentire il ronzio snervante di uno sciame di api,ma poco me ne importava,tutti i miei sensi erano concentrati solo sulle immagini che si susseguivano riflesse nel vetro. Il taxi si fermò davanti un piccolo edificio verde con tante finestrine bianche <<Questa sarà la tua casa per i prossimi 3 mesi!>> Adrian tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un mazzo di chiavi e ne estrasse una <<Tieni questa è la chiave, ti mostro il tuo appartamento>>. <<Non è un gran che ma c’è tutto ciò che ti occorre! Ora ti lascio vado a fare delle commissioni,tu rinfrescati tornerò fra un’oretta per portarti in redazione!>> Era tutto così nuovo per me che le parole non trovavano voce così non risposi ma lo congedai con un sorriso Diedi un’occhiata all’orologio e mi accorsi che Adrian era andato via già da molto e presto sarebbe tornato,così mi feci velocemente una doccia e dopo aver accuratamente scelto i vestiti mi preparai. Essendo ormai pronta scesi giù ed aspettai Adrian sul marciapiede. Più puntuale di un orologio svizzero spuntò dall’angolo della strada. Prendemmo la metro ed arrivammo alla palazzina del giornale. Entrando notai subito un gran fermento ed una forte energia. Mi accompagnò nella mia postazione insieme agli altri due stagisti,un ragazzo di origine italiana e una ragazza irlandese. Avevano negli occhi la mia stessa sensazione di stordimento misto all’entusiasmo e me ne rassicurai. Una ragazza Valerie, che già lavorava da un paio di anni in redazione,ci mostrò l’ufficio e ci diede alcune dritte per lavorare meglio,poi assegnò ad ognuno di noi dei compiti e ci lasciò nella sala computer. La giornata passò velocemente e senza che ce ne accorgessimo erano già arrivate le 17. Adrian sbucò nuovamente e si offrì come nostro cicerone in giro per Londra. Passammo la serata passeggiando e parlando. Spesso mi incantavo davanti qualche palazzo o vista particolarmente suggestiva e rimanevo in silenzio persa nell’assoluta contemplazione di quei posti pieni di poesia. Stavamo camminando lungo London Bridge,il sole era ormai tramontato e Londra si era illuminata di mille colori. Mi fermai per un attimo ad osservare le acque del Tamigi, il mio viso distante, riflesso nel verde dipinto dalle luci, provai una strana sensazione come se ogni parte del mio corpo sentisse di trovarsi nel posto giusto al momento giusto e di non desiderare altro. Fu allora che sentii un “click” mi voltai di scatto e vidi un ragazzo che mi scattava una foto ,mi sorrise e scappò via senza neanche darmi modo di parlare. Tornati a casa mi preparai una tazza di the caldo e mi sedetti sulla finestra della cucina ,ripensai a quello strano ragazzo che mi aveva fotografata e nonostante la cosa mi avesse irritata provavi piacere, mi sentii la musa di un folle artista! La mattina dopo mi svegliai presto e chiamai la zia Carol. Ascoltare la sua voce mi rassicurò e mi fece sentire meno dispersa fra la mie emozioni. Chiusa la chiamata, mi preparai e poi scesi nell’atrio del palazzo incontrando gli altri.

Claudia Di Meo

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