name='description'/> Parle Serie Blog: La musa di un folle artista-puntata 8

24 nov 2013

La musa di un folle artista-puntata 8

La musa di un folle artista-puntata 8

Il giorno dopo non lo sentii e non avvertii neanche il bisogno di farlo. Era bastata una semplice frase per farmi stranire, detta da altri probabilmente non avrebbe avuto alcun’ eco in me,ma detta da lui era come un pugno nello stomaco. Mi accorsi in quel momento di quanto tutte le cose che ci accumunavano fossero insignificanti se paragonate a quella profonda differenza. 
Per lui l’amore era un sentimento così frivolo,quasi insignificante,usato solo per provare piacere e lubrificarsi l’anima,per me al contrario era qualcosa di così tanto profondo,che l’avevo richiuso in fondo a me stessa,per paura di sprecarlo.
Eppure nonostante ciò mi spaventasse,un’attrazione quasi sadica e insana mi spingeva e desiderarlo,proprio come un uccellino che appena nato,pur consapevole della fragilità delle proprie ali,mosso dal desiderio di librarsi in aria,tenta il volo,che a volte si trasforma in suicidio. Così l’indomani decisi di tentare il suicidio anche io e gli mandai un messaggio scusandomi per l’assenza,lui mi rispose con parole felici e mi chiese di vederci nuovamente. Così fu e da lì ricominciammo da capo. Lui pian piano spazzava via i miei timori soffiandoci sopra con ogni singolo bacio,carezza o abbraccio. Ogni giorno vivevamo una nuova avventura che ci portava a scoprirci da prospettive sempre diverse e Londra era lo scenario perfetto per ogni nostra singola follia,sciocchezza o banalità. Eravamo i protagonisti a colori di un qualsiasi film di Fellini. Non ero certa di quello che lui provasse per me,ma sapevo che gli stavo permettendo di gonfiare il mio palloncino. Non ci mise molto a gonfiarlo completamente. Ricordo con esattezza il momento in cui il mio cuore,per la prima volta nella vita,spinse con tanta forza verso l’esterno da spezzare il cordoncino che lo teneva incatenato e volò dritto nelle sue mani,mai prima d’allora avrei pensato che questo fosse possibile,mai prima d’allora ne avvertii l’esigenza,eppure bastò un solo sorriso perché questo accadesse. Era ferragosto e per l’occasione i suoi amici decisero di organizzare una festa al Moonlight. Nei giorni precedenti lui fu impegnato nei preparativi e io lo aiutai volentieri,adorava organizzare serate nel suo locale,provava godimento nel procurare il piacere altrui, e io adoravo condividere con lui quei momenti. La sera della festa arrivò in fretta ed entrambi eravamo entusiasti,non passammo molto tempo insieme ma non ci perdemmo un attimo di vista. Quando ormai il Moonlight aveva accolto i suoi ospiti,illuminandosi del loro divertimento, lui prese la sua macchinetta e iniziò a fotografare ogni singolo istante:i movimenti veloci e armoniosi di quelli che ballavano,l’alcool che sgorgando dalle bottiglie si riversava nei bicchieri di vetro,il dj che accarezzava i suoi dischi. Come Dioniso si diverte con le menadi portandole alle follia,così ogni singolo scatto violentava la sua anima. Fu guardando il suo volto privo di ogni inibizione,fu proprio in quel momento che mi accorsi di non avere più difese. Fino ad allora cercavo a stento di negare a me stessa l’insistenza di quel sentimento, una parte di me ripeteva la parola amore,e l’altra la fuggiva sentendosene offesa,indebolita. Ogni volta che lo vedevo,che il mio corpo entrava in contatto col suo,era un continuo e incessante inseguirsi delle due parti,l’una si arrendeva completamente a lui,l’altra fuggiva ancora più lontana per proteggersi. Ma quella volta,davanti a quel sorriso,le fu impossibile come se ogni via di fuga fosse chiusa e tutto ciò che le restava era lasciarsi travolgere dal sentimento,scandendo insieme all’altra quelle cinque dolcissime sillabe. Ero come una gazzella impaurita che non trovando più via di fuga si abbandona davanti al suo leone,sperando nella sua clemenza pur sapendo in realtà che sarà divorata pezzo per pezzo. La serata finì,e si portò via tra le tante cose anche la mia incolumità,ancora una volta non sono certa di cosa provassi,ora vedevo in lui una trappola pronta ad uccidermi,ma allo stesso tempo un tempio,l’unico posto dove potessi sentirmi protetta e venerata. Tutte le sensazioni provate fin ora si amplificarono sempre più con il passare dei giorni.

Claudia Di Meo

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