name='description'/> Parle Serie Blog: Scienze

22 set 2013

Scienze

Elisir di lunga vita?

Da qualche anno a questa parte, uno degli argomenti più popolari della biologia è la ricerca che si occupa dell'allungamento della durata della vita, un argomento curioso che mette anche in evidenza il fatto che gli scienziati, che dovrebbero essere completamente oggettivi, sono suscettibili come tutti di lasciarsi trasportare dalle emozioni. 
Ad oggi sono molte le ricerche su animali di laboratorio che hanno suggerito che
il segreto per vivere a lungo potrebbe essere quello di avere un regime alimentare povero di calorie. Sebbene la ricerca è a buon punto, non è ancora chiaro con certezza quale sia il meccanismo biochimico che collega una dieta a basso consumo energetico ad una maggiore longevità. Alcuni studi recenti hanno però dimostrato che ciò può essere dovuto al coinvolgimento di una proteina appartenente alla classe delle sirtuine chiamata Sirt 1. Questa partecipa ai meccanismi di regolazione metabolica dell'organismo stimolando l'attività neuronale dell'ipotalamo e allo stesso tempo ritardando i naturali processi fisiologici dell'invecchiamento.  Studiando la struttura fisica degli animali, i ricercatori hanno scoperto che in questi esemplari la proteina aveva scatenato diversi cambiamenti: la struttura dei muscoli scheletrici dei topi anziani era incredibilmente simile al tessuto muscolare degli esemplari giovani non sottoposti al trattamento; un topo di 20 mesi(equivalente a 70 anni in termini umani) risultava in salute come uno di 5 mesi. Oltre ai cambiamenti a livello muscolare, le cavie mostravano un aumento significativo dell'attività fisica notturna (periodo in cui i topi sono più attivi), un aumento della temperatura corporea e del consumo di ossigeno e un miglioramento nella qualità e nella quantità del sonno. Al termine dell'esperimento i risultati hanno subito mostrato una significativa estensione della durata della vita. Infatti, la vita media risultava aumentata del 16% nel caso delle femmine e del 9% nel caso dei maschi. Per fare un paragone, nella nostra specie equivarrebbe ad aumentare la vita media fino a 100 anni nelle donne, e ben oltre gli ottanta nel caso degli uomini. Dopo aver rilevato gli effetti fenotipici e comportamentali della mutazione, gli autori hanno concentrato la loro attenzione sulle aree cerebrali su cui agisce la Sirt1, localizzate nell'ipotalamo, e in particolare nei nuclei laterale e dorsomediale, scoprendo che la sovraespressione della proteina nel cervello determina un aumento nella risposta cellulare del recettore per l'orexina di tipo 2, neurotrasmettitore che regola gli stati di attenzione la veglia e appetito. L'incremento nella risposta del recettore innesca il processo di segnalazione che va dall'ipotalamo ai muscoli scheletrici, anche se non è ancora chiaro in che modo faccia il segnale a essere così selettivo. Alla luce di questi risultati i due nuclei potrebbero essere considerati come centri di controllo dell'invecchiamento e della longevità e sarebbe pensabile intervenire su queste aree del cervello e ritardare così gli effetti dell'invecchiamento anche in altre specie di mammiferi, forse anche nell'essere umano.

Giuseppe Natale

Nessun commento :