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22 mag 2013

Attualità


Visioni pragmatiche di un evento religioso
Ci sono pensieri che riempiono le teste di molti, ma che non si concretizzano mai in discussioni reali. Serpeggiano fra la gente, ma non diventano mai posizioni ufficiali.
Allora abbiamo cercato di raccoglierli e organizzarli. Per esempio, il parroco non vuole che si facciano i fuochi di artificio e perché non vuole? Perché questi toglierebbero, a voler esagerare, un paio d'ore alla preghiera ed alla predica moralizzatrice, all'arco temporale di, pensate un po', un intero anno liturgico. Questo, forse, è solo il più evidente e forse meno importante di un fenomeno che sta accadendo da qualche anno a questa parte: la Chiesa stringe sempre di più le maglie del controllo sulla parte civile della festa, pretendendo sempre maggiore sobrietà. Potrebbe essere perché vedono sfuggire il loro tradizionale controllo sulle coscienze della gente, oppure perché così facendo sperano che la maggior parte dei soldi, che i ''pellegrini'' portano dai paesi limitrofi a Pratola, finiscano nelle loro casse, o anche che sia veritiera in tutto e per tutto la loro volontà di salvare le anime di noi peccatori. Non lo sappiamo. L'unica cosa che sappiamo è che, se è vero che la crisi ed il terremoto hanno dato una bella spallata alla ''grandeur'' della festa, è anche vero che le feste che rivaleggiavano per splendore ed importanza con la nostra, hanno subito solo lievi flessioni, ammesso che ci siano state, a differenza di quanto è accaduto a Pratola. A riprova di ciò potete semplicente leggere i programmi delle decine di feste che si susseguiranno in tutto l'Abruzzo. L'unica spiegazione per noi è questa “longa manus” ecclesiale che si è allungata sull'unico evento portatore di importanti introiti nelle casse della nostra curia. Va bene la ricerca delle radici del culto della Madonna, va bene la diffusione delle migliori qualità cristiane, ma non va bene limitare un evento che fa vivere un luogo oggettivamente depresso per due settimane l'anno e che dà da mangiare a tante persone che durante quel periodo guadagnano per vivere con tranquillità un anno intero. A proposito, molti di questi, stando al principio che per guadagnare bisogna prima investire, dovrebbero contribuire di più nelle offerte per la festa. Quindi neanche loro sono esenti da colpe, almeno a parer nostro. La festa della Madonna della Libera è una delle poche risorse della nostra cittadina, andrebbe trattata con rigorosa e moderna efficienza, mettendo da parte interessi particolari e capendo che se ben gestita porterebbe vantaggi a tutti e di tutti i tipi, spirituali e materiali. Una sentita partecipazione religiosa manterrebbe viva la tradizione e renderebbe il tutto più attraente per i turisti ed i pellegrini; allo stesso tempo, un ricco programma civile porterebbe da noi, chi non va in giro a chieder grazie ai santi, ma che per sbaglio potrebbe anche entrare in chiesa.

''Il sedicente gruppo degli iconoclasti''

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