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22 gen 2013

Esteri


Ricordando Jamm’mò

Il 2 e 3 febbraio ricorre l’anniversario della rivolta popolare sulmonese di Jamm’mò.
In seguito al riordino territoriale dei distretti militari che prevedeva un distretto unico per ogni regione, Sulmona era stata indicata come la città che doveva ospitare quello abruzzese.
Nei primi giorni del 1957 si diffuse in città la voce che il distretto militare sarebbe stato invece soppresso, un vero colpo di grazia per un territorio già penalizzato per la sua collocazione geografica e con un’ economia ancora arretrata e incentrata sull’agricoltura.
La notte fra il 27 e il 28 gennaio la polizia trasferì clandestinamente gli archivi del distretto a L’Aquila facendo salire la tensione alle stelle, la città entrò in stato di agitazione con il Comitato di Difesa Cittadina che organizzò delle azioni di disobbedienza civile.
Il 2 febbraio il prefetto venne in visita in città, durante l’incontro con il sindaco a Palazzo San Francesco una folla di cittadini provò a forzare l’ingresso ma fu respinta da due compagnie del reggimento di fanteria.
Inizia così la rivolta della città, si costruiscono barricate che solo l’intervento della celere venuta da Roma l’indomani riuscirà a distruggere riportando la calma in città.
La rivolta di Jamm’mò fu senza dubbio il tentativo da parte di Sulmona di lottare per il proprio futuro, un grido di dolore da una città economicamente penalizzata. La rivalità politica fu messa da parte in nome del bene cittadino, mentre sulla stampa nazionale fu etichettata come “La rivolta borghese"; in realtà la prima fase della lotta per il mantenimento del distretto, fu portata avanti da alti esponenti della società, ma il 2 e 3 febbraio furono le masse a rendersi protagoniste.
La rivolta di Jamm’mò è stato senza dubbio l’evento più clamoroso per Sulmona dal dopoguerra ad oggi e a distanza di 56 anni mantiene ancora un profondo significato nel presente.

Savino Monterisi

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