name='description'/> Parle Serie Blog: Borghese-Intervista al cantautore 2.0

7 lug 2014

Borghese-Intervista al cantautore 2.0

Quanto è importante, o penalizzante, essere un musicista del centro Abruzzo?
È importante perché sai che tutto quello che riesci a ottenere è frutto quasi solo del tuo impegno e della validità del tuo progetto. è penalizzante per lo stesso motivo: sapere di vivere ai margini di un circuito che è fondamentale per muoverti bene nell'ambiente è frustrante se pensi che hai lavorato bene e che il tuo progetto è valido perché hai la consapevolezza che raccoglierai un terzo di quello che avresti raccolto se fossi a Roma o Milano.
Comunque, grazie a giovani di buoni propositi, qualcosa di importante nella nostra zona si muove, prova ne è lo sviluppo di iniziative come Streetambula e Rockambula che sono la manna dal cielo per un artista della zona.

Parlaci brevemente del tuo disco, recentemente ristampato in edizione deluxe?
Più che del disco ristampato (L'Educazione delle Rockstar) che ormai è storia parlerei di un ep che stiamo per far uscire mentre prepariamo il secondo disco: ci siamo confrontati con tre cover folli da reinterpretare e le abbiamo stravolte. Un suicidio artistico che si avvarrà delle collaborazioni preziose di artisti come Matteo De Simone dei Nadar Solo, Giorgio Baldi (produttore e chitarrista di Max Gazzè) e Gianluca Lusi (abruzzese come noi ed uno dei migliori sassofonisti italiani). Quando fai una pazzia trovi sempre dei pazzi che ti aiutano a portarla a termine. L'arte se non è pazzia è rifiuto organico indifferenziato.

Cosa significa essere cantautori negli anni 10?
Non lo hanno capito nel periodo in cui fare il cantautore significava davvero qualcosa perché dovrei capirlo io ora in un tempo in cui si va a sentire i dj che "suonano"? Per me significa semplicemente esternare un qualcosa senza cui sarei diventato un automa civilizzato da almeno un decennio.

Come dovrebbe essere gestita la musica in Italia secondo Borghese?
La musica non dovrebbe esser gestita, dovrebbe essere amata. L'amore per la musica è l'unica medicina per i mali della musica. Abbiamo una tale quantità di roba da ascoltare e mai abbastanza paia di orecchie per farlo. È un segno di decadenza culturale ma anche un segno di una proposta spesso autoreferenziale e pseudo intellettuale che invece di attirare pubblico finisce per scadere nell'anacronismo puro e semplice.

Oggi chi ha più soldi da spendere in promozione e attrezzatura ha più possibilità di "sfondare" rispetto a 20/30 anni fa?
Non direi proprio. Questo valeva venti o trenta anni fa, in cui i canali per la popolarità erano forzati e soprattutto pochi. Se oggi un cantautore avesse 50 mila euro da investire su sé stesso, come farebbe a scegliere dove mettere del denaro? Come la musica, anche i media su cui veicolarla si sono frammentati in maniera caotica e non più pianificabile. Oggi se hai 50 mila euro in tasca è meglio che te li mangi o te li bevi. L'epicureismo è ormai una strategia di vita saggia.

Riccardo Merolli

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