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26 mag 2014

UN’ARTISTA CHE PARLA DI FEDE

La cantante e campionessa paraolimpica italiana Annalisa Minetti, ha partecipato al Pellegrinaggio diocesano dei giovani con il Vescovo monsignor Angelo Spina.                  
Il Pellegrinaggio si è svolto da Sulmona al santuario di Maria Santissima della Libera di Pratola Peligna, il 22 Aprile scorso. E’ stata l’occasione per incontrare una persona speciale che intende offrire un particolare messaggio di speranza di vita, a tutti, giovani e meno giovani.


Che rapporto lega Annalisa Minetti a Pratola Peligna e alla Valle Peligna?
Ho tenuto tanto ad essere qui, tengo molto a Pratola e alle zone limitrofe perché mi hanno vista protagonista l’anno scorso quando sono venuta qui in quanto appartenente alla società sportiva “Fiamme Azzurre”. Sono venuta in questa valle per prepararmi per il mondiale paraolimpico e grazie al vostro calore e all’energia di questi posti ho vinto l’Oro e sono tornata per raccontare la mia testimonianza di vita ai ragazzi.

Chi è oggi Annalisa Minetti dopo aver subito la perdita della vista?
Pongo subito una domanda, sapete com’è raffigurata la dea della Fortuna? E’ bendata perché pare che per essere fortunati non bisogna guardare con gli occhi ma con il cuore e questa è stata fondamentalmente la colonna portante alla mia vita. Nella vita non c’è bisogno di molto, ma bisogna aprirsi all’amore sempre, anche se questo qualche volta possa portare a qualche sofferenza. Io sono una persona molto fortunata, ho due genitori incredibili che si sono amati profondamente, che si amano tutt’ora e che hanno insegnato ai loro figli che con il sorriso si poteva in qualche modo disarmare il dolore. Noi siamo 4 fratelli e 3 di questi con gravi patologie, ma nonostante tutto siamo persone che hanno una cultura del sorriso infinita e così ho condotto il mio percorso di vita, passo dopo passo senza temere, perché quando ci si abbandona alla paura, quando si è consapevoli del proprio potenziale e delle proprie forze non c’è niente che ti può limitare, che può limitare il tuo impegno, le tue speranze, speranze a cui i giovani purtroppo non sono più abituati perché li stanno convincendo che la vita è grigia, che impegnarsi non serve, che tutto ciò che serve è il denaro, non credete a chi vi dice che la vita è tutto questo! La vita è tutt’altro che questo: la vita è vostra e non è di un governo sbagliato, è la vostra volontà che farà la differenza sempre, perché la vita appartiene solo ed esclusivamente a voi giovani. Non sarà un limite fisico a limitare le vostre speranze, e la speranza rimane l’unico grande impegno da poter consolidare nel tempo con il raggiungimento dei vostri obiettivi. Credete di poter diventare qualcuno di importante? Lo farete, lo diventerete, è la vostra volontà che farà la differenza ma soprattutto è l’amore per la vostra vita. Per quel che mi riguarda lo sport, la musica, la bellezza sono stati dei mezzi che io ho capito e compreso come strumenti per raccontare alla gente “Io Posso”; non sarà importante che io veda con gli occhi quello che accade intorno a me, perché io sarò la vista di tutte quelle persone che possono vedere e non vogliono vedere.


A riguardo cosa hai voglia di dire a Noi giovani?
Partendo dal presupposto che se c’è un problema è chiaro che c’è una soluzione, che se c’è una difficoltà  è chiaro che questa va superata; non si può pensare alla vita come una lunga strada senza ostacoli perché questi ci saranno, ma voi giovani dovrete essere pronti e consapevoli che niente è insormontabile, non ci sono problemi reali che non hanno una soluzione, pensate che un ritardo cognitivo sia un problema senza soluzione? Invece ha una soluzione, come in tutte le cose. Quando ho scoperto che a 18 anni avevo questa malattia ho riflettuto velocemente su quello che avevo vissuto fino a quel momento; io avevo vissuto da ipovedente da sempre e dire ad esempio “ho bisogno aiutatemi” era difficile perché questa società ti insegna a vergognarti se hai un problema, quando invece Dio ti insegna che se hai un problema lo devi condividere, e non c’è persona migliore delle persone che in qualche modo formeranno il tuo futuro per condividere un problema, perché insieme è possibile trovare una soluzione; ed è cosi che quando ho scoperto a 18 anni che avevo questa patologia, avevo vissuto da sola il mio dolore, non sapevo cosa dire né cosa fare ed è in quel momento che ho trovato la spinta per parlarne ai miei genitori, anche se non è stato semplice, e mio padre in un momento mio di abbattimento mentre gli chiedevo “Papà, perché a me?”, lui mi ha risposto sorridendo: ”Perché non a te? Perché auguri qualcosa a qualcun altro? Se Dio l’ha data a te è perché tu hai le spalle forti da poter portare questa croce. Dio non fa mai le cose a caso e quindi cerca tu di capire perché a te”. E allora ho incominciato a ragionarci “Perché a me?” “Perché dovevo rivisitare totalmente la mia autonomia?”. Così ho capito di avere una fortuna incredibile: quella di poter raccontare. Da quel momento ho avuto una forza e una voglia che prima non avevo di realizzare i miei sogni: ho aperto il mio cassettino, ho guardato i sogni della mia vita e ho detto: “Si, da oggi più di ieri io li voglio realizzare tutti!”.                                                                C’è un personaggio molto importante che ha fatto la storia del mondo, lui si chiama Gandhi. Gandhi diceva una cosa molto semplice: “Credi che il pensiero sia semplicemente questo? No, il tuo pensiero sarà la tua credenza; la tua credenza, la tua convinzione; la tua convinzione diventerà la tua abitudine; la tua abitudine, la tua azione; la tua azione, il tuo valore; il tuo valore, il tuo destino.” Questo che si chiami Gandhi, che si chiami Martin Luther King, che si chiami Steve Jobbs o che si chiami Dio parlano tutti di un’opportunità che sia VITA. Io non ho fatto altro che saper leggere la mia vita cosi: un’opportunità da vivere, volevo essere una protagonista e non una comparsa.

Per una come te che Crede, che cos’è la “luce della Fede”, filtrata da questa esperienza di vita così forte?
La luce della fede è dettata da una grande consapevolezza, sapere che credere in qualche modo giustifica i dolori, sapere che credere ti da’ la possibilità di sentirsi più forte  nei confronti di chi non ha alcuna aspettativa nei confronti del proprio credo, della propria religione. La luce della fede è l’AMORE! Perché anche se le persone poi si affannano a chiamarlo Dio, Allah o in qualche altro nome di questo genere, la verità è che Dio è Amore e non c’è una persona al mondo in realtà che non creda nell’Amore. Fanno finta le persone a dire: “Ah, io non credo!”. Chi non crede, crede più di noi! La luce della Fede  è sapere ed essere consapevoli di essere uno strumento nelle mani di Dio. Tutti voi lo siete, tutti voi giovani potete fare la differenza, tutti voi potete cambiare il mondo giorno dopo giorno. Non pensate a grandi opere se poi non sapete guardarvi affianco! Tutti voi, a piccoli passi, quotidianamente potete essere quei protagonisti che cambieranno il mondo, e sapete come? Ricordandovi che l’Amore è l’unico mezzo che abbiamo, sapere di essere Amore, interpretare Amore, di ricambiare il dolore e le male azioni con l’Amore”.

È preferibile nascere ciechi e non sapere cosa si perde non vedendo o, dopo aver visto le molte sfumature della bellezza, non poter più vedere?
A me piace la certezza del bicchiere mezzo pieno. Se fossi stata cieca fin dalla nascita non conoscerei forme e colori delle cose. Rinunciare a qualcosa che hai visto all’inizio fa male, con la consapevolezza che non la vedrai mai più, ma hai la consolazione di averla vista. La mia mente continuerà a vederla ogni volta che vorrò. Io impongo alla mia mente una visualizzazione e la mia mente mi appaga.            
                                                                
.Alla fine di questa giornata dedicata al pellegrinaggio dei giovani, qual è il messaggio che Annalisa Minetti vuole lasciare loro?
Io vivo e lavoro per i giovani, ho finalizzato il mio lavoro affinché sia finalizzato ai giovani. Io credo nel futuro, loro rappresentano il futuro, credo nell’idea che i ragazzi debbano essere ancora condotti verso la speranza, verso la fiducia, ma soprattutto, che non è detto che questo sia un paese sbagliato o un mondo sbagliato e che questi ragazzi possono realmente cambiare le cose. BUONA VITA RAGAZZI!

Lorenza Petrella
 


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