name='description'/> Parle Serie Blog: “Consigli di una viaggiatrice a due ruote”-SULLE SPONDE DEL FIUME GIZIO E RITO DELLA LIBERAZIONE DELLA SOCIETÀ

1 apr 2014

“Consigli di una viaggiatrice a due ruote”-SULLE SPONDE DEL FIUME GIZIO E RITO DELLA LIBERAZIONE DELLA SOCIETÀ

Pettorano sul Gizio, il fascino di un borgo che si erge nel silenzio, è annoverato tra i borghi più belli d’Italia. La sua vocazione difensiva dell’epoca medievale è testimoniata dal Castello Cantelmo e dalla cinta muraria che circonda l’intero abitato, ora raggiungibile attraverso cinque delle sei porte di accesso originale. Visitatelo se non ci siete mai stati o guardatelo con altri occhi. Il paese è noto anche per una curiosa tradizione legata al Carnevale, ormai passato ma pur sempre utile da sapere. Siamo abituati a vedere Carnevale come fantoccio, come il capro espiatorio, colui che deve essere processato e condannato per tutte le malefatte commesse durante il periodo di festa e baldoria collettiva che rappresenta il carnevale. A Pratola Peligna si usa per esempio fare il funerale a Carnevale. Qui invece si ripropone un carnevale singolare, sarà Carnevale a confessare e denunciare pubblicamente (con qualche censura) in chiave satirica e ironica i fatti della comunità locale commessi dai potenti del paese, dai personaggi più in vista.
La piazza non ci sta, si solleva e inquisisce il Re. Veniva così officiato il rituale della “liberazione della società”. Quel giorno il mondo si capovolge, è alla rovescia. Un rito che si riallaccia ai “Saturnalia” dell’antica Roma dove per un tempo determinato avveniva il ribaltamento della vita sociale, ossia lo scambio dei ruoli tra servi e padroni e veniva designato un princeps Saturnalicius (v. Seneca, in Apokol. 8), simile a Carnevale. Ora dopo questa curiosità, da “viaggiatrice a due ruote” vi consiglio di farvi un giro appunto qui a Pettorano sul Gizio, precisamente nel parco archeologico industriale della Riserva naturale regionale Monte Genzana Alto Gizio. Potete andarci o in bici, o in macchina e poi a piedi. Viaggiatori comodi in macchina o viaggiatori ciclisti, anziché passare per la trafficata SS17, andremo nella nostra meta passando per le Cavate. Andiamo in direzione Sulmona verso la fabbrica confetti Pelino. Una volta arrivati lì girate a sinistra in via Cavate e seguite l’indicazione per Pettorano sul Gizio. Proseguendo sulla SP53 Dell’Albanese arriverete a Vallelarga. Andate sempre dritto finché non passerete sotto un ponte (Ponte d’Arce) e poco più avanti vedrete delle strisce pedonali evidenziate di rosso, e alla vostra destra prendete questa stradina pedonale e/o ciclabile fatta di breccia che vi porterà fino al parco archeologico industriale. È un posto magnifico, con svariate piante e fiori, dal ciclamino al non ti scordar di me. Sono presenti diversi mulini ad acqua e ci sono fornaci e aree di sosta dove potrete mangiare e rilassarvi ascoltando il suono del fiume Gizio che scorre proprio lì davanti ai vostri occhi.
Lasciate poi il posto pulito. Guardando in alto, vedrete Pettorano sul Gizio, siamo infatti ai piedi del paese.
Chiunque di noi ha un luogo a sé caro denso di ricordi...questo è il mio, il mio posto magico scoperto dalle luci provenienti da lì guardando in basso dal castello in una calda notte estiva al suon di grilli. A me incanta sempre, spero incanti anche voi...  


Anouk Fabrizi

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