Quanto
è importante, o penalizzante, essere un musicista del centro Abruzzo?
È importante perché sai che tutto quello
che riesci a ottenere è frutto quasi solo del tuo impegno e della validità del
tuo progetto. è penalizzante per lo stesso motivo: sapere di vivere ai margini
di un circuito che è fondamentale per muoverti bene nell'ambiente è frustrante
se pensi che hai lavorato bene e che il tuo progetto è valido perché hai la
consapevolezza che raccoglierai un terzo di quello che avresti raccolto se
fossi a Roma o Milano.
Comunque, grazie a giovani di buoni propositi, qualcosa
di importante nella nostra zona si muove, prova ne è lo sviluppo di iniziative
come Streetambula e Rockambula che sono la manna dal cielo per un artista della
zona.
Parlaci
brevemente del tuo disco, recentemente ristampato in edizione deluxe?
Più che del disco ristampato (L'Educazione delle Rockstar) che ormai
è storia parlerei di un ep che stiamo per far uscire mentre prepariamo il
secondo disco: ci siamo confrontati con tre cover folli da reinterpretare e le
abbiamo stravolte. Un suicidio artistico che si avvarrà delle collaborazioni
preziose di artisti come Matteo De Simone dei Nadar Solo, Giorgio Baldi (produttore e chitarrista di Max Gazzè) e Gianluca Lusi (abruzzese
come noi ed uno dei migliori sassofonisti italiani). Quando fai una pazzia
trovi sempre dei pazzi che ti aiutano a portarla a termine. L'arte se non è
pazzia è rifiuto organico indifferenziato.
Cosa
significa essere cantautori negli anni 10?
Non lo hanno capito nel periodo in cui
fare il cantautore significava davvero qualcosa perché dovrei capirlo io ora in
un tempo in cui si va a sentire i dj che "suonano"? Per me significa
semplicemente esternare un qualcosa senza cui sarei diventato un automa
civilizzato da almeno un decennio.
Come
dovrebbe essere gestita la musica in Italia secondo Borghese?
La musica non dovrebbe esser gestita,
dovrebbe essere amata. L'amore per la musica è l'unica medicina per i mali
della musica. Abbiamo una tale quantità di roba da ascoltare e mai abbastanza
paia di orecchie per farlo. È un segno di decadenza culturale ma anche un segno
di una proposta spesso autoreferenziale e pseudo intellettuale che invece di
attirare pubblico finisce per scadere nell'anacronismo puro e semplice.
Oggi
chi ha più soldi da spendere in promozione e attrezzatura ha più possibilità di
"sfondare" rispetto a 20/30 anni fa?
Non direi proprio. Questo valeva venti o
trenta anni fa, in cui i canali per la popolarità erano forzati e soprattutto
pochi. Se oggi un cantautore avesse 50 mila euro da investire su sé stesso,
come farebbe a scegliere dove mettere del denaro? Come la musica, anche i media
su cui veicolarla si sono frammentati in maniera caotica e non più
pianificabile. Oggi se hai 50 mila euro in tasca è meglio che te li mangi o te
li bevi. L'epicureismo è ormai una strategia di vita saggia.
Riccardo Merolli
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