La CISL, uno
dei sindacati promotori del Concerto del 1° Maggio a Roma, in occasione dello
stesso, con un tweet lanciato dalla
propria pagina ufficiale, ha deciso di denigrare il “concorrente” concerto di
Taranto. ”Folla immensa di giovani a San Giovanni. Con tutto il rispetto, il
concerto di Taranto appare come una saga paesana”.
Prima di metabolizzare il
vergognoso messaggio ho dovuto praticare diversi esercizi di mantenimento del
controllo, poi è subentrata l’ironia ma alla fine, scongiurato un brutto
scherzo da parte di qualche simpatico del web, il mio stato d’animo è diventato
tetro. Non per il fatto che sia stata attaccata la concorrenza nel modo più
spietato e vigliacco possibile visto che siamo a conoscenza del background culturale misero dei vertici
di queste “stimate” organizzazioni.
La cosa sconcertante è il fatto di aver
aggredito un concerto creato e voluto a Taranto per non dimenticare la
questione Ilva, una melanconica pagina della storia del lavoro in Italia. È
inutile stare qui a ricordare quale orrore abbia rappresentato, talmente grande
da racchiudere crisi economica, salute compromessa e scempio ecologico. La CISL
si permette di giudicare una situazione dove quantomeno doveva essere presente
con l’animo, dove non contano i numeri ma le persone. Sui social network, oltre
che dell’orrendo messaggio, si è parlato anche del contenuto e in particolare si
è discusso riguardo la parola “saga”. Forse un refuso dove si voleva invece
indicare la parola “sagra” eppure la CISL risponde determinata dicendo che di
nessun refuso si tratta, la parola giusta è “saga”. Allora che cosa significa
“saga paesana”? Non riesco a capirlo; intendevano una sorta di concerto
fantasioso? Come dire che quello che si stava facendo era soltanto una cosa
frutto di fantasia? Una cosa irrealizzabile? Mi sforzo ma non trovo la giusta
collocazione per “saga” quando si parla di concerti a scopo benefico. E se poi
vogliamo essere sinceri, dovremmo parlare della scarsa qualità del Concertone
di Roma! Artisti internazionali inesistenti, grandi artisti italiani
inesistenti e pauroso abbassamento del livello. Il pubblico composto per lo più
da giovanissimi in cerca di svago ai quali non fregava niente delle tematiche
affrontate, rimanevano inebetiti per poi saltellare al ritmo di un Combat Folk
troppo vecchio per esprimere voglia di rinascere. Rimane la brutta figura,
l’arroganza di chi alla fine dei conti pensa sempre a mantenere verde il
proprio giardino. Come dire, il mio concerto è più bello del tuo, anche se in
mezzo c’è una situazione chiamata Ilva.
Riccardo
Merolli
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