Good bye Sir Alex Ferguson, con te si chiude un'era
“I grandi amori, come i grandi spettacoli, non dovrebbero mai finire”. Con questa frase, il telecronista fazioso Carlo Pellegatti è solito suggellare le vittorie del Milan. Con la stessa frase, si può esprimere l'amarezza per il ritiro dal calcio di uno degli allenatori più vincenti dell'ultimo trentennio: Sir Alex Ferguson. Il 71enne tecnico scozzese ha segnato un'epoca calcistica, rivoluzionando la figura dell'allenatore che con lui è diventata anche direttore generale, motivatore, responsabile di mercato e, soprattutto, padre per i suoi calciatori. Tutto ebbe inizio nel lontano novembre 1986, quando questo signorotto scozzese cresciuto tra porto (dove lavorava come tornitore) e campi di periferia, arrivò in punta di piedi in Inghilterra dopo aver vinto 11 trofei in patria con l'Aberdeen, tra cui una Coppa delle Coppe contro il Real Madrid e la Supercoppa Europea contro l'Amburgo. Lo United è a secco di vittorie da 26 anni, e si affida a Ferguson per provare a voltare pagina. A conti fatti, si rivelerà una scelta azzeccatissima. Dopo 3 anni e mezzo mette in bacheca la Coppa di Lega, primo di una lunga serie di titoli (saranno 38 alla fine) che hanno portato dritto dritto Fergie nelle pagine di storia del calcio mondiale. La lunga epopea è segnata da tappe fondamentali, indelebili, che hanno contribuito a fare la grandezza di questo allenatore. La prima fu la vittoria incredibile della Champions League '98/'99 contro il Bayern di Monaco: i suoi uomini, sotto per 1-0 a pochi minuti dal termine, riuscirono a ribaltare il risultato nel recupero con la coppia Sheringham-Solskjaer e a riportare la coppa dalle grandi orecchie a Manchester dopo più di 30 anni dalla prima, centrando inoltre uno storico “triplete”. Qualche mese più tardi, Ferguson è insignito del titolo di “Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico” dalla regina in persona, da cui nasce il famoso appellativo “Sir”. Di Champions intanto ne arriverà un'altra nel 2008 contro i rivali del Chelsea, mentre nulla si è potuto nel 2009 e nel 2011 contro lo strapotere del Barcellona di Guardiola, capace di fermare la corsa dei Diavoli di Manchester proprio nell'atto finale. Attorno a questi due paletti, che segnano i picchi di un percorso sempre al top, troviamo qualcosa come 13 campionati inglesi, 5 FA Cup, 4 Coppe di Lega, 10 Supercoppe Europee, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Europea, 1 Coppa Internazionale e un Mondiale per club. Basterebbe semplicemente questo elenco, senza aggiungere nulla in più, per comprendere quanta storia si porterà dietro il manager dei “Red Devils” con il suo ritiro. Come già detto però, oltre che allenatore Ferguson è stato un responsabile del calciomercato e un padre per i suoi players. Per quanto riguarda il primo aspetto, curato nei minimi dettagli dallo scozzese, basti pensare ai tanti ragazzi arrivati quasi da sconosciuti ad Old Trafford, salvo poi diventare campioni veri: Cantona, Veron, Giggs, Beckham, Rooney, Cristiano Ronaldo sono solo alcuni nomi di una lista ben più lunga. E quando non bastava individuare i calciatori funzionali al progetto, li andava a prendere di persona come successo con Berbatov nell'estate del 2008, quando il bulgaro venne prelevato direttamente all'aeroporto e letteralmente strappato alla concorrenza dei cugini del City. Chiaramente, per gestire un gruppo ben amalgamato di giovani e più esperti, il semplice allenatore può non bastare.
Ferguson mentre solleva la Champions appena conquistata nella finale di Mosca contro i rivali del Chelsea |
Ecco allora che subentra il Ferguson “padre”, capace di usare il bastone e la carota con tempismo perfetto. Ne sa qualcosa Beckham, che durante una sfuriata di Sir Alex nello spogliatoio a seguito dell'eliminazione in FA Cup per mano dell'Arsenal (2003), si becca uno scarpino in faccia senza mezzi termini. Ne sa qualcosa anche Rooney, che prima annuncia di voler lasciare il club nell'ottobre 2010, poi grazie alla mediazione e alle cure quasi paterne del baronetto scozzese ci ripensa e firma il prolungamento fino al 2015. L'8 maggio rappresenta la deadline di una storia bellissima. L'annuncio è arrivato così, come un fulmine a squarciare il cielo di Manchester, probabilmente dovuto a qualche acciacco fisico di troppo e ad una moglie che reclama più tempo con suo marito. Per dirla ancora alla Pellegatti maniera, il grande amore che lo ha legato al Manchester United e alla sua gente, e il grande spettacolo che ha offerto a tutti gli amanti del calcio, dovrebbero non avere una fine, per far sì che in qualsiasi momento ci sia un esempio per tutti su come si deve essere uomini, prima ancora che allenatori.
Luigi Polce
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