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22 mar 2013

Sport


QUISS EV FORT: WALTER PETRELLA

Altro numero, altra puntata di “Quiss ev fort!”. Stavolta parleremo di Walter Petrella, nato a Pratola il 23/08/1946, ex professore di matematica della scuola media del paese ora in pensione, che si è fatto valere per le sue abilità calcistiche in un periodo cruciale per la storia del calcio pratolano.

Ciao Walter. Innanzitutto, in che posizione eri solito giocare?
“Mezz'ala”

Descrivi una qualità e un difetto del Walter calciatore.
“I miei pregi erano la tecnica, la visione di gioco e la capacità di mandare in goal le punte. Il mio difetto invece era rappresentato dal fatto che non correvo molto”.

Ora entriamo nel vivo dell'intervista: raccontaci la tua carriera calcistica.
“Io non parlerei di carriera visto che, ai miei tempi, si giocava soprattutto per passione. Eravamo tutti ragazzi che frequentavano quotidianamente il campetto dell'oratorio, in terra battuta prima e in asfalto poi, gestito dal mitico padre Coluzzi”.

Ragazzi che poi hanno scritto pagine importanti per la storia del calcio pratolano.
“Esatto. Infatti, agli inizi degli anni sessanta, organizzammo un torneo presso il campo situato dietro l'ex ITIS, che diede lo slancio decisivo alla rinascita del calcio a Pratola.
Nel 1964 poi, ci iscrivemmo al campionato di seconda categoria, vinto l'anno successivo. Quindi la prima categoria e, finalmente, l'eccellenza dove avevamo come avversari squadre come Sulmona, Teramo, Avezzano, Francavilla, Roseto, Montorio, ecc. Senza ombra di dubbio, questo è stato il periodo più bello per il risorto calcio del nostro paese”.

Tornando sul personale, c'è un momento della tua esperienza sportiva che ricordi con particolare piacere?
“La vittoria a Sulmona nella prima domenica di maggio del 1968, durante i festeggiamenti in onore della Madonna della Libera”.

In quale squadra e con quale calciatore ti sarebbe piaciuto giocare?
“Il mio sogno era quello di giocare nell'Inter, insieme al mio idolo Suarez”.

Paragonando il “tuo” calcio a quello moderno, ritieni sia più difficile per un ragazzo sfondare rispetto al passato?
“Ai miei tempi il calcio era più lento, più fantasioso e anche più ragionato. Penso che se un ragazzo ha le qualità è più facile imporsi oggi”.

Chiudiamo con un consiglio a tutti i giovani che si affacciano al mondo del pallone. Dall'alto della tua esperienza, e visti i tuoi trascorsi da insegnante, consigli agli aspiranti giocatori di puntare sul calcio oppure credi sia più opportuno dedicarsi agli studi?
“Nel calcio, come nella vita, non è facile "sfondare". Personalmente ho preferito lo studio, rinunciando ad una convocazione in nazionale dilettanti perchè dovevo sostenere un esame”.



Luigi Polce

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