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22 mar 2013

Musica


Dente – Live Report

È passato più di un anno da quando ho visto Dente strimpellare dal vivo la prima volta. Eravamo in un paesino sperduto dell’Abruzzo. C’era un grande palco, c’erano i Bud Spencer Blues Explotion, c’era una piccola folla festante come solo alle sagre paesane. Eravamo in estate, all’aperto e le voci e l’odore di arrosticini e salsicce si mescolavano alla brezza e al sudore. Abbiamo passato tutto il tempo tra quella sera splendida e oggi a cantare e parlare, ridere e scherzare, dell’appuntato Mazzolino, di Irene, di uno strano tipo di Fidenza e della sua ex compagna un po’ stronza. Le sue canzoni hanno bevuto vino e birra con noi. Ormai è un caro amico del nord. Dente è a Pescara, allo Zu::Bar. Che facciamo? Non possiamo non andare a salutarlo. Raccogliamo i più romantici beoni del paese, barboni dentro, innamorati dell’amore, allegria, semplicità, qualche euro e via. Don Gennaro ci regala un po’ di gioia intrappolata in una bottiglia di plastica. Tre euro è un prezzo onesto per la felicità. Arriviamo al locale, siamo sulla Tiburtina che unisce Pescara a Chieti, siamo nella savana. Attenti ai predatori più feroci della zona. Sbirri, strane creature che si nutrono della nostra disperazione, dei nostri incubi. Questo è il loro territorio. Ma noi siamo furbi, almeno fino a quando non siamo ubriachi. E comunque non abbastanza furbi da far caricare le nostre carcasse sulla navetta che “viene a prenderti dove vuoi, quando vuoi”. Sì, come no! Noi arriviamo prima, quasi due ore prima, altro che navetta. Possiamo bere un po’ al sicuro mentre Dente dallo stereo ci racconta dell’amore e ci invita a stanarlo, passando dalla porta sul retro, senza bussare. Esaurite le riserve del Don, è probabilmente ora di avvicinarci alla roulotte che serve da botteghino.  Siamo i primi, quasi. Possiamo entrare senza fare file e senza altri problemi. Ahahahah. Come siete ingenui. 
Lo Zu::Bar è una sorta di xxxxx che si crede pulita perché ti dà il xxxx, ma non ti bacia.
Possiamo entrare o serve la tessera ARCI?” - “Serve la tessera” - Possiamo fare la tessera?” - “Non ho i moduli; avreste dovuto fare la preiscrizione on-line” -Ma l’altra volta non era necessaria” - “Oggi si” - E quindi abbiamo fatto settanta chilometri a vuoto?” - “Non posso farci niente” –
Intanto la folla aumenta, tanti chiedono dell’iscrizione. Il  . tempo .  scorre .  lento  .
“Sono arrivati i moduli, potete fare l’iscrizione” - Posso entrare almeno io, che la tessera l’ho già fatta?” - “Non puoi ancora entrare, il botteghino è chiuso”
Accenno al fatto di essere in lista ma capisco che l’utilità è pari a quella di una figa al The Blue Oyster Bar. Una ressa si muove come un blob fagocitando moduli e penne, mentre aspettiamo il botteghino. Forse se mi facevano entrare, il bar guadagnava qualcosa in più, ma aspettiamo. Passano ore e per l’ennesima volta:
Ma il botteghino ancora non apre?” - “Si che ha aperto, ma non è questo. Qui è solo per le iscrizioni. Devi andare all’altro finestrino della roulotte, un metro e mezzo a sinistra” - E quando cazzo avevi intenzione di dirmelo che sono ore che aspetto di fianco a te, distribuendo moduli e penne a un ammasso di poveri disperati, neanche fossimo alla mensa di San Francesco?”
Intanto la folla è diventata enorme e quel metro e mezzo è stretto e ruvido come l’ano di Rosy Bindi.
Leggi il resto e la versione non censurata su www.rockambula.com

Silvio Don Pizzica

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