La
lunga primavera delle campagne elettorali europee e regionali è giunta al
termine e le votazioni del 25 Maggio hanno dato il loro verdetto. I risultati
hanno sancito il trionfo del Partito Democratico a livello nazionale, mostrando
il ridimensionamento subito dal M5S e la palesata decadenza del centro-destra
italiano; a livello regionale, il trend è stato confermato dalla vittoria della
coalizione di Luciano D’Alfonso. Tendenza che si è ripetuta nelle nostre zone
con la netta vittoria del neo Presidente della Regione Abruzzo. I candidati a
portare la voce dei cittadini peligni in regione erano tre: Andrea Gerosolimo,
candidato con Abruzzo Civico, Luisa Taglieri, designata il PSI, e Massimo Di
Paolo, selezionato dai coordinatori come candidato consigliere per il PD
locale.
Il risultato elettorale ha dato ragione all’ex consigliere provinciale,
unico forse ad aver interpretato il vero senso di una campagna regionale. Infatti,
Gerosolimo, con una lunga e accurata preparazione, ha portato avanti una
campagna elettorale intensa ed efficace; così l’esponente di Abruzzo Civico,
forte anche del sostegno di ambigue personalità del consiglio comunale e di
noti eversori del Partito Democratico
sulmonese, è riuscito a prevalere nella tornata elettorale con il notevole
consenso di quasi sei mila voti.
Copione già letto e riletto per la Taglieri, o
meglio per il PSI: esponente che riscuote un ottimo numero di voti, ma partito
che si conferma inesistente a livello regionale come in quello nazionale. Drammatico, invece, il risultato ottenuto dal
candidato Dem Massimo Di Paolo, sconfitto nonostante il “boom” elettorale del
centro-sinistra. Infatti, stupore non è tanto la non elezione al Consiglio
Regionale, corsa sempre ardua e imprevedibile data la concorrenza accanita
degli altri candidati, quanto il numero scarno di preferenze ottenuto da
quest’ultimo; basti pensare che solo a Sulmona, su oltre duemila e quattrocento
voti favorevoli al Partito Democratico, quasi meno della metà erano le
preferenze espresse nei confronti del Dirigente Scolastico del Polo Scientifico,
con le restanti schede che si spartivano tra una semplice preferenza al partito
o l’alternanza tra i due candidati PD della marsica: Di Pangrazio e D’Amico. Un
risultato amaro, un esito elettorale che stride fortemente con i risultati
nazionali e palesa la bocciatura netta da parte dell’elettorato democratico nei
confronti degli esponenti del partito a livello peligno. Nonostante questo
imbarazzante responso nessuna riflessione è stata alzata in seguito, anzi la
segreteria locale del partito lo ha descritto come “un risultato non buono, un
risultato decisamente ottimo”. E’
proprio questo non ammettere l’esistenza del problema che mostra la miopia e l’arroganza
di una dirigenza che si allontana sempre più dallo stile e dalla politica intrapresa
dalla segreteria nazionale; specialmente dopo aver designato un unico candidato
per la Valle Peligna e l’Alto Sangro, scelto come “nome che soddisfaceva e
univa tutti i coordinatori e i sindaci democratici della zona”, la mediocrità
del risultato salta ancor di più all’occhio. Certo, la campagna di Di Paolo non
è stata brillante seppur intensissima, ma non molto di più si poteva pretendere
o fare dopo che la designazione del Preside è arrivata solo un mese e mezzo
prima dell’appuntamento elettorale; troppo poco tempo per organizzare una
campagna elettorale di tale importanza e che potesse essere davvero efficace
nei contenuti e nell’atteggiamento. La realtà dei fatti è una: il voto, per
quanto positivo all’apparenza, ha palesato la critica dell’elettorato democratico
peligno nei confronti di un partito che non ha saputo ancora rinnovarsi, a
differenza della sua controparte nazionale; una contestazione ad un PD locale
che non sa più confrontarsi con se stesso, che non ha saputo interpretare i
veri bisogni della gente e che si allontana sempre di più da essa per la
mancanza di una vera attività partitica e sociale tipica di altre sezioni
democratiche. Il voto del 25 maggio è una critica silenziosa ad un partito che
si regge grazie all’impegno e al lavoro dei soliti prodighi, mentre la
dirigenza sembra accontentarsi dello status quo del partito; certo, ci si può
accontentare e sperare che la notorietà attuale del PD perduri per sempre, ma
le opinioni cambiano velocemente e se queste saranno le condizioni un futuro
incerto e imprevedibile attende il PD peligno.
Gregory
Marinucci
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