In
scadenza l’accordo di programma che sospende il pagamento delle imposte.
Allarme dall’unione degli Universitari e del sindaco Massimo Cialente. Chiesti
interventi non “traumatizzanti” per studenti e dare respiro ad una città ancora
ferita.
Dal
prossimo anno gli studenti iscritti all’Università degli studi dell’Aquila
torneranno a pagare le tasse. E' prossimo alla scadenza, infatti, l'accordo di
programma tra l'Ateneo e il MIUR sottoscritto successivamente al sisma del 2009
e rinnovato nel 2012 per altri 3 anni. Su questo tema si è spesso sollevata la
voce dell’Udu, e ultimamente è da riscontrare una certa preoccupazione anche da
parte del Sindaco, Massimo Cialente. Per una città che porta dietro ancora oggi
le ferite del terremoto, il ritorno al pagamento delle tasse potrebbe essere
una scelta che sancirebbe il tracollo dell’Università e dell’economia
dell’intera città, se non si pensa a forme di reintroduzione “graduali”.
In
questi giorni si è acceso il dibattito tra il Sindaco Massimo Cialente e la
Rettrice Inverardi. Il primo cittadino si chiede: “chi deciderà di venire a
studiare in una città con affitti alle stelle e posti letto pubblici ridotti
all’osso?” e con solo 400 posti della
Campomizzi. Problematiche che aggiunte all’introduzione del numero chiuso nei
quattro corsi più attivi e alle condizioni della città nel post-sisma, fanno
inevitabilmente riflettere. L’Udu L'Aquila ha presentato una proposta di
accordo di programma per prevedere il ritorno alle tasse con forme che non
“traumatizzino” Ateneo e Città, ma non c’è stata risposta da parte
dell’Inverardi. Tale proposta è stata approvata all’unanimità dal Consiglio
Studentesco dell'Università dell'Aquila, ed è quindi approdata in Cnsu
(Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) dove è stava votata sempre
all’unanimità. L'Udu, dopo l'intervento sulla stampa di Cialente, ha inviato
una lettera al sindaco, ricordando come i temi sollecitati dal primo cittadino
siano spesso state sottolineate dal sindacato studentesco, senza però trovare
mai appoggio dagli enti interessati. In particolare, nella lettera dell'Udu
viene richiamato il documento OCSE e il rapporto Calafati (accolto con grande
favore anche dalla Inverardi), dove si afferma che per una ripresa economica e
sociale della città si deve puntare ad avere all’incirca 30.000 studenti
iscritti, di cui 20.000 domiciliati sul territorio aquilano. Per quale motivo
un ragazzo o una ragazza della Valle Peligna dovrebbe scegliere L’Aquila? Una
città che vede fuggire i suoi giovani, un “urbe” in piena ricostruzione, un
cantiere aperto. Una città che offre agli studenti affitti altissimi, pari o
superiori ad altre città universitarie molto più attrattive. Una città
particolarmente carente dal punto di vista dei servizi, con pochissimi posti
letto pubblici e trasporti urbani che lasciano parecchio a desiderare. La paura
è che, dopo l’introduzione del numero programmato, un mancato ragionamento
complessivo tra i vari attori istituzionali riguardo la reintroduzione delle
tasse possa allontanare ancora di più gli studenti dall'Aquila. Il ritorno alla
normalità, e quindi anche al pagamento delle tasse universitarie, è indubbio,
ma una reintroduzione graduale di queste, come detto, sarebbe di certo la
scelta più oculata, magari riprendendo la proposta Udu, dove si chiede “di
prevedere per gli anni accademici 2015-2016 e 2016-2017, con il ritorno della
tassazione universitaria, la copertura dell’esonero delle tasse per gli
studenti che abbiano parametri di reddito e merito rispettivamente non
superiori al 150% della soglia ISEE massima relativa alla borsa di studio
regionale e non inferiore al 50% della soglia di crediti minima relativa alla
borsa di studio regionale”. Affrontare un passaggio senza consultazione e
confronto con tutte le parti appare una mossa molto azzardata, che potrebbe far
precipitare l’Università e inesorabilmente anche la città: con una decrescita
sostanziosa di studenti, infatti, ci sarebbe anche il rischio che gran parte del
patrimonio immobiliare resti vuoto e si svaluti, causando un grave danno ad
un'economia già particolarmente sofferente.
Fabio
Presutti
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