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4 mag 2014

Le discariche di Bussi Officine

Nel marzo del 2007 il Corpo forestale dello Stato sequestra quattro ettari di terreno nei pressi di Bussi Officine, a pochi metri dal fiume Pescara.

Viene scoperta una discarica abusiva di rifiuti chimici contenente circa 250.000 tonnellate di rifiuti altamente tossici mentre altre 250.000 tonnellate di rifiuti vengono scoperte ad aprile in una seconda discarica abusiva più a monte lungo il fiume Tirino.
Il luogo in cui vengono scoperte le discariche è un importantissimo punto di confluenza dei più importanti fiumi che scendono dalla Majella e dal Gran Sasso.
A poche decine di metri dalla prima discarica scoperta, il fiume Tirino confluisce nell’Aterno-Pescara, questi fiumi rappresentano circa un terzo del potenziale idrico regionale.

A questo va anche aggiunto che nei pressi delle due discariche si trovava l’impianto chimico Solvay, ex Montedison che per più di un secolo è stato fra i centri chimici più importanti del Paese.
Dagli archivi storici di Montedison, in un documento riservato del 1971, risulta che l’esacloretano, scarto della lavorazione chimica, veniva quotidianamente riversato nel fiume Tirino, mentre in un’altro documento del 1972 si è scoperto che le code pesanti dell’impianto clorometani venivano interrate nei pressi dello stabilimento.
Dopo il sequestro delle discariche della primavera del 2007, il professor Fausto Croce della facoltà di chimica dell’Università di Chieti esegue privatamente delle analisi chimiche sull’acqua di rete distribuita nella Val Pescara, riscontrando valori anomali di alcune sostanze contenute nell’acqua, su tutte vi è proprio l’esacloretano, agente chimico cancerogeno e neurotossico.
Denuncia tutto al Wwf Abruzzo che a sua volta denuncia la pericolosità dell’acqua di rete alla stampa, ma viene duramente attaccato dagli enti responsabili del servizio idrico: Ato Pescara e Aca.
Lo stesso Wwf Abruzzo, in seguito ad un accesso agli atti dei due enti scopre che l’allarme “acqua contaminata” circolava già dal 2004, anno in cui gli enti hanno prima cercato di “purificare” l’acqua attraverso la miscelazione, pratica espressamente vietata dalla legge, poi hanno cercato di risolvere il problema applicando dei filtri nei pozzi che però hanno peggiorato la situazione. 
La captazione dell’acqua potabile nell’area avveniva attraverso i pozzi sant’angelo situati a poche centinaia di metri dalle discariche, per questo nel 2007 i pozzi diventano l’oggetto di una durissima contesa fra gli ambientalisti che ne chiedevano l’immediata chiusura e Ato e Aca che continuavano a ribadirne la sicurezza.
Nell’agosto del 2007 il Commissario all’emergenza del Bacino Aterno-Pescara Goio, ordina la chiusura immediata dei pozzi santangelo, lasciando circa 400.000 cittadini con l’acqua ridotta al minimo mentre, a fine mese, il presidente dell’Ato Pescara, Giorgio D’Ambrosio, ordina l’immediata riapertura dei pozzi.
A novembre del 2007 i pozzi santangelo sono definitivamente chiusi mentre vengono scavati dei nuovi pozzi subito dopo Bussi per garantire l’adeguato afflusso di acqua potabile alla rete.
Oggi la vicenda dell’acqua inquinata è tornata agli onori della cronaca perché è stato depositata  fra i documenti del processo bis sull’acqua di Bussi una relazione choc dell’Istituto Superiore di Sanità che dichiara“Negli atti di cui sopra è stato sottolineato come l’esistenza di discariche di rifiuti tossici nelle aree a monte delle zone di captazione delle acque da destinare al consumo umano, il quadro della contaminazione risultante dai dati analitici trasmessi da Codesta Associazione e rilevati sulle acque da destinare al consumo umano e da quelle prelevate ai punti di utenza, configura una situazione di rischio per la salute umana anche in relazione alla non prevedibile contaminazione delle acque sotterranee in seguito al rilascio di composti organoalogenati volatili e alle evidenti inefficienze riscontrate nei sistemi di trattamento. Superamenti dei valori di sicurezza nella misura indicata nei dati trasmessi da codesta associazione evidenziano in ogni caso una situazione di non conformità tale da rendere l’acqua non idonea per il consumo umano”
È vero come ha detto la stampa nazionale che per anni è stata somministrata acqua contaminata agli abitanti della Val Pescara, ma va aggiunto che “l’allarme” sembra essere giunto in ritardo e lascia in bocca il sapore dell’allarmismo in quanto la gravissima situazione dell’acqua di Bussi era già chiara nel 2007 mentre nel frattempo sono stati costruiti nuovi pozzi subito dopo Bussi Paese che captano acqua da una falda sicura.
L’unica nota positiva è che si è tornati a parlare di una scandalosa vicenda che ci riguarda da molto vicino, che parla di una mala gestione della cosa pubblica e di un gravissimi atti d’inquinamento da parte di una multinazionale che non hanno trovano un colpevole e di una vasta area di terreni pesantemente inquinati che devono essere urgentemente bonificati.


Savino Monterisi

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